[08/02/2010] News

Acqua, decreto 135/09: la politica tutta deve dare indicazioni chiare

FIRENZE. Il decreto 135/2009, approvato dal governo attraverso la fiducia nello scorso novembre, che modifica le forme di gestione anche del servizio idrico integrato, incentiva i processi di liberalizzazione e apre in via definitiva all'entrata dei privati nel soggetto gestore, secondo le considerazioni di alcuni avrebbe portato modifiche non così rilevanti. Il "caso" Acea giunto alla ribalta delle cronache di questi giorni dimostra, come queste considerazioni siano perlomeno discutibili.

L'azienda romana Acea che gestisce il servizio idrico a Roma (ma non solo) nel suo "asset" societario ha attualmente come socio di maggioranza (al 51%) il comune, quasi un 10% di azioni sono di Suez (multinazionale francese che insieme Veolia ha perso la gestione del servizio idrico a Parigi), quasi un 8% sono dell'imprenditore Caltagirone ed il resto è sul mercato. Essendo azienda quotata in borsa, in base al decreto 135 la quota del socio pubblico dell'azienda deve scendere al 30% (come percentuale massima), entro il 2015. Il sindaco Alemanno dimostrandosi più realista del re ha dichiarato che già entro il 2010 vuole cedere il 21% delle quote.

La posizione dell'esponente della Pdl che viene dalla destra sociale è sicuramente mutata nel tempo e non c'è nulla di male. Le perplessità rimangono quando il sindaco dichiara che il comune sarà ancora azionista di riferimento e questo forse lo deve pensare anche la stessa Renata Polverini, candidata per il Pdl alla presidenza della Regione, già messa in qualche difficoltà riguardo a temi di rilievo nazionale come quello del nucleare ed ora nuovamente "spiazzata". Più netta la posizione di Emma Bonino, candidata radicale appoggiata dal centro-sinistra seppur liberalizzatrice e per principio non contraria all'apertura al mercato ha dichiarato che per il servizio idrico non è il momento di pensare a privatizzazioni considerata l'assenza di regole e di un organismo di controllo.

La vicenda di Acea e di tutti i servizi pubblici locali si discuterà giovedì prossimo in un Consiglio comunale straordinario richiesto dalle opposizioni e poi successivamente nel consiglio di amministrazione della società. Vedremo. Al di la della vicenda della società romana (che ha possibili ripercussioni anche in Toscana visto che Acea è socio di minoranza in tre Spa che gestiscono l'acqua nella nostra regione), il decreto legge 135 a nostro avviso fa solo confusione, tratta insieme servizi che hanno caratteristiche diverse (acqua, rifiuti, tpl), non affronta le vere criticità del settore idrico (mancanza di authority, conflitto di interressi dei comuni presenti nel soggetto regolatore e contemporaneamente in quello gestore...), ma ha un merito: la norma ha riaperto il dibattito (anche se non sempre pertinente) nel paese e ora chiama la politica ad una presa di posizione netta sulla questione dei servizi pubblici locali e di quello idrico in particolare. Il centro-destra il suo colpo l'ha battuto. Ed il rumore non è stato piacevole.

Ora aspettiamo la risposta chiara da sinistra ed in particolare dal partito di maggioranza, il Pd, dato che suoi esponenti locali (vedi alcuni sindaci) stanno modificando gli statuti per definire il servizio idrico privo di rilevanza economica per gestirlo con un Ente di diritto pubblico, altri sono contro il decreto, ad altri ancora piace il modello pubblico-privato a maggioranza pubblica per arrivare a qualcuno a cui magari non dispiace nemmeno il mercato anche per la gestione di una risorsa peculiare come l'acqua. Il centralismo democratico aveva qualche limite ma il tutto e contrario di tutto non aiuta certo la politica ad essere più facilmente decifrabile dai cittadini.

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