[08/02/2010] News toscana

Pianificazione energetica ed altri sogni....

LIVORNO. Di pochi giorni fa la notizia di un progetto di un campo fotovoltaico di 12 ettari a Suvereto. Poi quella di una nuova centrale a biomasse a Collesalvetti.
Il "business ambientale" avanza con criteri e modalità dell'economia speculativa del passato. Il rischio è che tra incentivi ai produttori e benefici promessi alle amministrazioni locali o ai proprietari di terreni, si produca un altro disastro. Insomma si ha qualche ragione a pensare che finito il business delle villette se ne stia inventando un altro; e per essere chiari 12 ettari di pannelli sono altra cosa, non ecologica, rispetto a 12 ettari di colture biologiche, di carciofi violetti anche se questi richiedono tanta acqua per crescere.

Il problema comunque non risiede tanto in chi questi impianti propone, a questi si può sempre dire di no, ma nella impreparazione delle istituzioni pubbliche.

In mezzo a tanti progetti, che procedono con caratteristiche diverse da quelle auspicate dai regolatori (regione, provincie, comuni), anzi in aperto contrasto con quei pochi indirizzi che i regolatori hanno formulato o stanno formulando, si ha ragione di pensare ad una totale impreparazione volendo essere saggi e benpensanti. D'altra parte basta elencare alcune vicende della sola provincia di Livorno (alcune realizzate, alcune in progetto) per avere una cartina di tornasole.

Riconversione a metano delle centrali enel di Livorno e Piombino, storia almeno decennale, senza esito se non la prossima dismissione delle due centrali;
realizzazione di due nuove centrali turbo gas a Rosignano;
un rigassificatore offshore a Livorno/Pisa solo per la commercializzazione del GNL;
proposta di un ulteriore rigassificatore a Rosignano;
centrale biomasse a Piombino;
centrale a biomasse nel porto di Livorno;
centrale a biomasse a Collesalvetti;
centrale fotovoltaica di 12 ettari a Suvereto;
senza dimenticare che una centrale a gas è dentro la raffineria Eni di Livorno ed una nell'acciaieria di Piombino.

Come dire altro che polo energetico.

Ma nel frattempo il PIER dice che la centrale a biomasse deve essere a filiera corta, alimentata con prodotti provenienti al massimo da 70 Km. ed altrettanto si accinge a fare la Provincia con l'ennesimo piano di indirizzo energetico; ma la centrale a biomasse autorizzata nel porto di Livorno va ad olio di palma o qualcosa di simile che notoriamente non si coltiva nella nostra Maremma. Come funzionerà l'impianto di Collesalvetti non è dato sapere, ad olio di palma invece funziona già da mesi, l'impianto di Montegemoli a Piombino.

Tutto ciò premesso, la sensazione, o meglio la certezza, è che il PIER ed il piano provinciale quando arriverà, siano buoni auspici, cioè non sono pianificazione. Ovvero che l'unico argine rimane la pianificazione a livello comunale (chissà se prima o poi qualcuno comprenderà che non si può accollare tutto sulle spalle dei comuni per limiti di capacità strutturale e finanziaria di questi, che fare così è scelta politica complementare al finto federalismo che poi promuove mostri come "difesa spa" e "protezione civile spa"), che nella maggior parte dei casi, essendo comuni piccoli, debbono sperare in qualche amministratore di buon senso, in qualche funzionario o consulente avveduto, che sappiano mettere giù delle regole, un elenco vero di compatibilità e condizioni, magari diverse da quelle liste a volte surreali dei pronunciamenti di VIA che talvolta sembrano fatte per mascherare scelte comunque imposte dalla forza del proponente e dalla debolezza del decisore.

E' la solita storia dirà qualcuno. Si vuole l'autonomia ma poi si pretende che qualcuno decida per te. No, non è così. Ci vuole una politica energetica, che è politica territoriale e questa non può essere decisa a livello comunale, così come a questo livello non si può decidere se l'alta velocità ferroviaria è una utilità generale di sistema, così come un porto commerciale o un aeroporto non può essere una decisione di una singolo comune; ma analogamente vale per gli impianti smaltimento rifiuti, oppure per gli ospedali.

Ma quello che più fa imbufalire è che su tutto questo si mostra molta indifferenza, come se poi la Toscana fosse terra così vasta che possa ammettere una autonoma via allo sviluppo dei singoli territori, invece di un sistema unitario dove tutto si deve tenere se lo si vuole far funzionare. D'accordo stimolare le risorse endogene di singole realtà, ma qui si rischia l'implosione perché l'autoreferenzialità produce una concorrenzialità nello spazio di pochi chilometri che si risolve nella debolezza strutturale di tutti, nel rischio concreto di vanificare gli investimenti.

Insomma ci sarà qualcuno capace di capire che non si tratta di auspicare del dirigismo centralistico, ma di ragionare su capacità e volontà reali di governo? Che non ci servono piccoli boss di provincia, ma collegialità e complementarietà, politiche di area vasta e non di quartiere? Risposte sistemiche. Oppure si pensa che l'uscita dalla crisi risieda ancora in "locomotive esterne", nei mercati di oltreoceano o del far est, invece che in una nostra capacità di mettere a sistema risorse che ci sono guardando oltre il limitato orizzonte degli interessi locali?

 

 

 

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