[08/02/2010] News toscana

La Toscana per il bene comune (5)

FIRENZE. I candidati alla presidenza della Toscana, i partiti che stanno definendo i loro programmi, dovrebbero rispondere alla domanda: cosa può fare una Regione per il bene comune,  dei suoi cittadini (di qualunque colore e provenienza) e del pianeta nel caos e turbolenze, per trovare vene nuove per lo sviluppo sociale in un mondo multipolare? Da sola ben poco, ma con e in Europa ci sono possibilità. Vediamole.

Il caos sistemico (dove i fattori economici cambiano continuamente: rapporto dollaro/euro; rapporto Usa/Cina; la ripresina distrugge occupazione; i banchieri si organizzano contro la regolazione, ecc.) durerà a lungo finché non saranno raggiunti nuovi equilibri e istituzioni per la nuova fase del sistema economico-finanziario globale. In esso prevalgono le turbolenze economiche con forti squilibri e frammentazione mentre quelle climatiche si faranno sempre più frequenti e devastanti. Per questo occorrono istituzioni locali "flessibili" ma forti, anche di consenso, molto adattabili non solo ai cambiamenti climatici ma anche ai conflitti tra le aree del mondo. Conflitti che cambiando continuamente la situazione del e nel mercato globale richiedono rapidità e capacità di decisione senza venire meno alle acquisizioni dello Stato moderno: certezza del diritto e diritti universali.

Per queste stesse ragioni occorre fare ogni sforzo a livello locale affinché la tecnologia venga sottoposta al controllo sociale democratico senza il quale lo sviluppo tecnologico e quello economico assumono il segno della sottomissione alle scelte ed al dominio esogeni.

C'è bisogno di organismi di regolazione locali ora più che mai, anche se, in Italia, tutto è reso più difficile da un governo di centrodestra che attua politiche di deregolazione sociale e normativa e insieme di centralismo autoritario.

Al contrario la visione del bene comune comporta l'estensione del concetto di sicurezza  sociale e alti livelli di collaborazione reciproca tra istituzioni locali, soggetti sociali organizzati, imprese e cittadini.

Questo significa che nel modello di sviluppo sociale, economico e sostenibile e multietnico per il futuro della Toscana il mercato è soggetto a regolazione in funzione dell'interesse e del bene comune.

Bene comune vuol dire che la libertà viene prima degli aspetti economici e di reddito (B. Trentin), senza la quale non vi può essere equità sociale (e ad es. fiscale), e va intesa in senso ampio che comprende sviluppo sostenibile, sicurezza personale e sociale, diritti e doveri. Non è possibile godere di ognuna di queste libertà senza le altre e tutte devono essere sostenute dal principio di legalità, principio che si fa particolarmente sensibile, per es., anche in Toscana, nelle scelte urbanistiche dei Comuni. 

Queste sono le questioni intorno a cui riflettere, come su cosa e come dovrà prender il posto di sistemi di programmazione e relazione, concertazione locale e di controllo obsoleti, di processi di partecipazione inefficaci e pletorici, fin dalla prossima legislatura regionale.

(5. continua)

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