[10/02/2010] News
FIRENZE. Anche se la sua motivazione (mediatica, politica, "scientifica") stava più che altro nel fornire ulteriori spinte al - poi avvenuto, per ben altri motivi - fallimento della conferenza di Copenhagen, il cosiddetto "Climategate" ha avuto anche indubitabili conseguenze positive nell'ottica sia del perseguimento di una migliore "scienza", sia soprattutto verso l'obiettivo di una migliore comunicazione di questa scienza.
Come si ricorderà, la vicenda nacque dal fatto che nel novembre 2009 qualcuno (non si sa ancora chi, se qualcuno proveniente dalla politica, dai servizi segreti, dalla Cru stessa, o magari un "semplice" scettico dilettante) pubblicò, dopo averla monitorata fin dal 1997, la corrispondenza privata intercorsa tra gli scienziati della Cru (la Climate research unit dell'università dell'East Anglia) e tra essi e studiosi di altri centri di ricerca.
Checché ne dica oggi il "Sole24ore" (che oggi parla di «prove di manipolazione di alcuni dati, in modo da far risultare ancor più drammatici gli effetti negativi dell'effetto-serra»), nessuno ha successivamente dimostrato che nelle migliaia e migliaia di mail rubate ci fossero prove di manipolazione dei dati: anzi, appare molto più probabile che il diabolico trucco messo in scena da chi ha rubato e pubblicato le e-mail private (creando, peraltro, un sito ad hoc poche ore dopo l'uscita della notizia...) fosse basato proprio sulla certezza che nessuno avrebbe letto l'intera mastodontica documentazione resasi improvvisamente disponibile, ma che molti, nel mondo mediatico, avrebbero preferito far circolare la notizia che "qualcosa non tornava".
E così è avvenuto: non solo il quotidiano di Confindustria, ma in generale gran parte della componente più autorevole della stampa mondiale (Wall street journal compreso) ha in questi mesi preso e presentato per buona la versione - basata sui "si dice" - artatamente fatta circolare nell'opinione pubblica. Una versione di comodo che poi, unitamente alla dimostrazione di alcuni errori effettivamente compiuti nella stesura del quarto rapporto Ipcc (almeno nei suoi documenti preliminari, non nella sua versione definitiva), ha portato alla forte pressione cui sono sottoposti oggi l'Ipcc stessa e soprattutto il suo chairman, Rajendra Pachauri.
E che reali distorsioni dei dati climatici da parte di uno dei principali centri di ricerca climatica del mondo non si siano effettivamente verificate, lo dimostra la chiusura dell'inchiesta con cui l'università della Pennsylvania ha prosciolto da ogni accusa riguardo alla scientificità delle sue azioni, Michael Mann, tra i più influenti climatologi dell'intera comunità scientifica e direttore del locale Earth system center, (la notizia è stata pubblicata dal Ny Times: vedi link in fondo).
La commissione d'inchiesta ha però annunciato l'apertura di una seconda indagine, finalizzata a «capire se il comportamento di Mann ha diminuito la credibilità della scienza climatica», il che è ovviamente cosa diversa, perché legata più al modus operandi praticato in termini comunicativi che all'azione scientifica propriamente intesa.
Insomma, il climategate sta rivelandosi l'ennesima forzatura climatoscettica, ma reale è il bisogno di una migliore (ad esempio, più trasparente) "comunicazione della scienza", che esso ha evidenziato. In questo senso, è da riportare che il Met-office (il servizio meteo inglese) ha messo a disposizione dei navigatori internet una nuova, imponente mole di dati provenienti dal suo database, che è peraltro lo stesso database Cru.
Dati che mostrano l'evoluzione delle anomalie climatiche negli ultimi decenni in oltre 3000 stazioni di rilevamento: niente di nuovo, ma semplicemente una "messa a sistema" di informazioni attendibili e molto utili per la comprensione del Gw da parte dell'opinione pubblica, che prima invece non erano pubblicate nella loro interezza e in modo così sistematico. Ed è, questa evoluzione comunicativa, sì un elemento che accomuna il Metoffice ad altri centri di ricerca (anche l'Aeronautica militare italiana, ad esempio ha recentemente rinnovato e reso più user-friendly il proprio sito climatico), ma che di sicuro, senza le vicende del Climategate, non sarebbe stata così rapida e significativa.