[28/07/2009] News
ROMA. E' stato presentato oggi il rapporto Osservasalute Ambiente (2008), alla sua prima edizione, che analizza lo stato di salute dell'ambiente e i suoi riflessi sulla popolazione italiana. Il rapporto è stato realizzato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l'università Cattolica di Roma, ed è coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Diversi i parametri considerati dagli autori del rapporto, Antonio Azara (Istituto di Igiene e Medicina preventiva dell'università di Sassari) e Umberto Moscato, (Istituto di Igiene dell'università Cattolica capitolina): dall'accesso all'acqua potabile alla qualità dell'aria, ai rifiuti e alla raccolta differenziata, fino all'inquinamento acustico.
La classifica finale vede la Basilicata al primo posto seguita da Friuli Venezia Giulia e Val d'Aosta, con fanalino di coda la Sicilia e il Lazio, ma nessuna regione, almeno in qualche settore, può ritenersi esente da criticità «Sono evidenti le differenze di performance tra Regioni nell'affrontare il rischio ambientale - dichiara Ricciardi - ancor più se si considera quanto sia limitante considerare il problema secondo i limiti geografici, economici e sociali delle Regioni stesse. In questo, il fenomeno di regionalizzazione dei processi decisionali, anche in ambito ambientale, potrebbe aumentare invece che diminuire le lacune esistenti».
Uno dei settori con maggiori criticità - analizzeremo gli altri nei prossimi giorni - è dove il divario tra nord e sud del paese fa registrare la forbice più ampia è quello dell'acqua potabile. In media, l'82,3% degli italiani ha accesso all'acqua potabile, ma è grande il divario tra il Nord, dove il 97% della popolazione può bere acqua potabile, e Sud ed Isole, dove la percentuale si dimezza scendendo a 42,7. Inoltre, in diminuzione è anche l'acqua erogata, con 13 litri/die pro capite in meno (rispetto al dato Istat), e l'acqua erogata rispetto all'acqua immessa in rete (-1,6%), indicatore del quantitativo di acqua dispersa. Scendendo nel dettaglio delle performance delle singole regioni, lo studio indica che la regione più virtuosa per acqua erogata è il Trentino, seguita da Valle d'Aosta e Liguria. Tra le ultime, invece, troviamo Umbria e Puglia. Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra acqua potabile erogata e quella immessa nella rete, il primato spetta alla Liguria, la Regione meno 'sprecona', seguita da Lombardia e Marche, mentre nelle ultime posizioni ci sono la Puglia e la Sardegna.
I dati sono puramente quantitativi e non forniscono indicazioni sul livello qualitativo dell'acqua distribuita, ma in ogni modo sono sufficienti per affermare che è necessario un miglioramento nella gestione degli acquedotti che ha origine in un piano pubblico di conservazione della risorsa e di investimenti aggiuntivi indirizzati alla manutenzione e dove necessario alla costruzione di nuove infrastrutture.