[18/02/2010] News
LIVORNO. Secondo il rapporto "Primates in Peril: The World's 25 Most Endangered Primates, 2008-2010", i parenti più prossimi dell'uomo, grandi scimmie, scimmie, lemuri e altri primati, sono sull'orlo dell'estinzione e che hanno bisogno di misure urgenti di conservazione.
Il rapporto, redatto da 85 esperti di tutto il mondo appartenenti al Primate Specialist Group ed alla Species Survival Commission (Ssc) dell'Iucn ed all'International Primatological Society (Ips), che hanno lavorato in collaborazione con Conservation International (Ci), rivela che quasi la metà di tutte le specie di primati sono in pericolo di estinzione per la distruzione delle foreste tropicali, il commercio illegale di specie selvatiche e la caccia ed il commercio degli animali selvatici.
L'elenco delle 25 specie più in pericolo comprende 5 primati dal Madagascar (Lemur Prolemur simus; Lemur cinereiceps Eulemur; Lemur Eulemur flavifrons; Lepilemur septentrionalis, Propithecus Propithecus candidus); 6 africani (Galagoides rondoensis; Cercopithecus diana; Procolobus rufomitratus; Procolobus epieni; Rungwecebus Rungwecebus kipunji; gorilla gorilla diehli), 11 asiatici (Tarsius tumpara; Loris Nycticebus javanicus; Langur Simias concolor; Langur Trachypithecus delacouri; Langur Trachypithecus p. poliocephalus; Trachypithecus (Semnopithecus) Nestor vetulus; Pygathrix cinerea; Avunculus Rhinopithecus; Nomascus nasutus; hoolock hoolock; Pongo abelii) 3 del Centro e Sud America (Cotone Saguinus oedipus; Ateles hybridus; Lagothrix Oreonax flavicauda».
Le situazioni più gravi sembrano quelle del presbite dalla testa bianca (Trachypithecus p. poliocephalus), che si trova solo nell'isola di Cat Ba nel Golfo del Tonchino, a nord-est del Vietnam, dove restano solo 60 - 70 individui; si pensa che in tutto il Madagascar rimangano solo 100 esemplari anche di lepilemure settentrionale (Lepilemur septentrionalis) e circa 110 Gibbone di Hainan (o gibbone nero crestato orientale - nasutus Nomascus nel nord-est del Vietnam.
Christoph Schwitzer, advisor del Primate Specialist Group Iucn (Ips) e a capo del centro di ricerca della Bristol Conservation and Science Foundation, spiega che «Questo rapporto è una lettura molto allarmante e che sottolinea la portata del pericolo che devono affrontare molti dei primati del mondo. Ci auguriamo che possa essere efficace nel richiamare l'attenzione sulla situazione di ciascuna delle 25 specie incluse. Il sostegno e l'azione per contribuire a salvare queste specie sono di vitale importanza se si vuole evitare di perdere questi meravigliosi animali per sempre».
La lista Rossa dell'Iucn include il 48% dei primati tra le specie minacciate di estinzione, un pericolo che viene soprattutto dagli incendi e dall'abbattimento delle foreste tropicali (che rilasciano anche il 16% dei gas serra totali), la caccia legale ed illegale di primati per uso alimentare e il commercio illegale di fauna selvatica.
Russell Mittermeier, presidente del Primate Specialist Group e presidente di Conservation International, spiega che «I risultati del più recente "Assessment of the world's mammals" dell'Iucn indicano che i primati sono tra i gruppi di vertebrati più a rischio. Lo scopo della nostra lista "Top 25" è quello di evidenziare quelli che sono più a rischio, per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica, stimolare i governi nazionali a fare di più e, soprattutto, per trovare le risorse per attuare le misure di conservazione di cui abbiamo disperatamente bisogno. Vogliamo che i governi si impegnino in misure di conservazione della biodiversità delle quali c'è disperato bisogno quando si riuniranno in Giappone ad ottobre. Abbiamo le risorse per affrontare questa crisi, ma finora non siamo riusciti ad agire».
Infatti, nonostante la situazione per alcune specie sia disperata, non mancano esempi di successo di recupero di specie simbolo come quello della scimmia leonina nera (chrysopygus Leontopithecus) del Brasdile che è uscita dalla lista degli animali in pericolo critico o della scimmia leonina dorata (Leontopithecus Rosalia) che è fuori pericolo ormai dal 2003.
Schwitzer sottolinea che «Questa ricerca è un buon esempio della crescente importanza della collaborazione tra le misure internazionali di conservazione, di ricerca e le comunità degli zoo per la protezione delle specie e degli habitat. Al Bristol Zoo Gardens, continueremo la nostra ricerca per la salvaguardia, con l'obiettivo di aumentare l'efficacia delle attività di conservazione, nonché di aumentare la nostra comprensione dei pericoli di estinzione di queste ed altre specie».