[18/02/2010] News
ROMA . La Fao ha presentato oggi il suo rapporto annuale State of Food and Agriculture (Sofas 2010) che analizza i cambiamenti in corso nella produzione animale mondiale. Secondo il Sofa 2010 « Occorrono investimenti, ricerca e una robusta governance per mettere il settore zootecnico in grado di rispondere alla crescente domanda di prodotti animali ed allo stesso tempo contribuire alla sicurezza alimentare, alla riduzione della povertà, alla sostenibilità ambientale ed alla salute umana». La Fao spiega che la zootecnia è essenziale per la sopravvivenza di almeno un miliardo di persone povere: «fornisce reddito, cibo di qualità, combustibile, forza da tiro, materiale da costruzione e fertilizzante, contribuendo così in modo significativo alla sicurezza alimentare ed alla nutrizione. Per molti piccoli contadini, inoltre, il bestiame rappresenta un'importante rete di sicurezza nei momenti critici».
Ma l'agenzia non si nasconde che sono necessari urgenti investimenti nel settore e istituzioni locali, nazionali e internazionali più forti per assicurare che la crescita del settore dell'allevamento e contribuire a migliorare le condizioni di vita. Inoltre, bisogna affrontare la crescente domanda di carne e di prodotti derivati dagli animali che sta causando preoccupanti ricadute ambientali e problemi per la salute umana.
A trainare la domanda dei prodotti zootecnici nei Paesi in via di sviluppo sono l'aumento dei redditi, l'incremento demografico e l'urbanizzazione. Le proiezioni Fao dicono che in futuro il fabbisogno mondiale annuo di carne crescerà dagli attuali 228 milioni di tonnellate ai 463 milioni del 2050: i bovini aumenteranno dagli attuali 1,5 miliardi di capi a 2,6 miliardi e gli ovini-caprini da 1,7 miliardi a 2,7 miliardi di capi.
Nella prefazione del rapporto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, scrive: «La rapida transizione del settore zootecnico ha avuto luogo in un contesto di vuoto istituzionale. La questione della governance è centrale. Identificare e definire un ruolo appropriato di governo, nella sua accezione più ampia, rappresenta la base su cui costruire lo sviluppo futuro del settore. Occorrono strategie per assicurare che questo settore in rapida espansione contribuisca davvero e pienamente alla sicurezza alimentare ed alla riduzione della povertà, nella direzione di un settore zootecnico "più responsabile"».
Il Sofa 2010 spiega che «La zootecnia è uno dei settori dell'economia agricola che registra la crescita più rapida. Il bestiame rappresenta il 40% del valore complessivo della produzione agricola e fornisce mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare a circa un miliardo di persone. A livello mondiale, fornisce il 15% del totale di energia alimentare ed il 25% delle proteine alimentari. I prodotti animali forniscono micronutrienti essenziali, non facilmente ottenibili da altri prodotti vegetali».
Secondo la Fao, la crescente richiesta di prodotti animali ha anche ati positivi: «offre molte opportunità perché il settore possa contribuire in modo significativo alla crescita economica ed alla riduzione della povertà» Ma il rapporto evidenzia che «Tuttavia, i piccoli allevatori incontrano grandi difficoltà a restare competitivi di fronte a sistemi produttivi intensivi e di vaste dimensioni. Un divario sempre più ampio sta emergendo tra coloro che possono profittare di questa accresciuta domanda di prodotti animali e coloro che ne sono tagliati fuori».
Quello che invece sembra più riconducibile alla sostenibilità è l'impatto della zootecnia sull'ambiente. Per il Sofa 2010 è necessario «Rafforzare l'efficienza nell'uso delle risorse naturali del settore e ridurre l'impronta ecologica della produzione animale. L'obiettivo è quello di assicurare che la crescita della produzione non crei un'eccessiva pressione sugli ecosistemi, sulla biodiversità, sul territorio, sulle risorse forestali e sulla qualità dell'acqua, e non contribuisca al riscaldamento globale. Mentre alcuni paesi sono riusciti a ridurre l'inquinamento e la deforestazione associati alla produzione zootecnica, molti altri necessitano di politiche appropriate e della capacità di attuarle. Politiche basate sul mercato, ad esempio tasse o canoni per l'uso delle risorse naturali, o pagamenti per i servizi ambientali, potrebbero essere modi per incoraggiare gli allevatori a produrre in modo sostenibile».
Eppure la Fao è convinta che l'allevamento di bestiame possa svolgere «Un ruolo importante sia nell'adattamento al cambiamento climatico che nella mitigazione dei suoi effetti sull'uomo. Occorrerà sviluppare nuove tecnologie per riuscire a realizzare il potenziale del settore di contribuire alla mitigazione ed all'adattamento al cambiamento climatico mediante migliore capacità di monitorare, segnalare e verificare le emissioni prodotte dal settore zootecnico».
C'è poi la questione delle malattie animali e il rapporto segnala che pongono rischi sistemici che vanno affrontati: «Poiché continueranno ad emergere nuovi agenti patogeni, il rapporto raccomanda a livello nazionale maggiori investimenti nella salute animale e nella sicurezza igienico-sanitaria delle infrastrutture per ridurre il rischio che malattie animali possano trasmettersi all'uomo. I piccoli allevatori poveri hanno bisogno di essere sostenuti nelle attività di controllo delle malattie animali».