[18/02/2010] News

Sicilia che frana: accordo di programma tra ministero dell’ambiente, regione e protezione civile

ROMA. Il ministero dell'ambiente infirma che «Entro la fine della prossima settimana saranno definiti gli interventi per fronteggiare l'emergenza idrogeologica in Sicilia». E' quanto è emerso dalla riunione tecnica di oggi al ministero dell'ambiente che ha registrato «la massima condivisione d'intenti, che sarà formalizzata in un accordo di programma tra ministero, regione siciliana e Protezione Civile».

Secondo il comunicato stampa del ministero «I tecnici sono già al lavoro per vagliare le priorità d'intervento sulla base delle effettive criticità, con l'obiettivo di garantire la sicurezza delle persone e dei centri abitati. La concertazione tra il ministero dell'ambiente, la regione e la Protezione Civile eviterà una deleteria frammentazione decisionale, assicurando efficienza operativa e mettendo a disposizione in tempi rapidi le risorse finanziarie necessarie a far fronte al dissesto idrogeologico della Sicilia».

Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo , molto sensibile alla ne, visto che è siciliana e che nell'isola ha il suo collegio elettorale,  è soddisfatta: «Finalmente si avvia una strategia coordinata e concertata tra Stato e Regioni per fronteggiare l'emergenza idrogeologica nazionale attraverso accordi di programma come quello in via di definizione con la Sicilia e con la Calabria. Si esce così dalla fase degli interventi scoordinati e a pioggia che hanno caratterizzato l'ultimo decennio e si potrà intervenire sui comparti più a rischio con misure organiche e con fondi adeguati. Purtroppo l'emergenza frane non dà tregua e impone a tutte le istituzioni decisioni responsabili e un'attenta valutazione delle situazioni di maggiore crisi. Quello intrapreso è un percorso che richiederà certamente tempi medio-lunghi e ulteriori fondi, ma è importante partire da subito per mettere in sicurezza le aree che destano più preoccupazione per l'incolumità delle popolazioni e per l'assetto del territorio».

Per la verità, la parole del ministro possono essere viste anche come una pesante critica (e un'autocritica?) per la mancanza di coordinamento che c'è evidentemente stata fino ad oggi tra le istituzioni e per quel che non si è riusciti a fare in Sicilia e Calabria, due delle regioni a più elevato dissesti o idrogeologico del mondo, nemmeno dopo la tragedia di Giampilieri e le continue frane che devastano la Calabria. .  

Sulla questione interviene anche il Wwf con una risposta indirizzata al capo della protezione civile  Bertolaso: «Da anni mancano in Italia gli investimenti nella difesa del suolo - dicono gli ambientalisti i del Panda - Non c'è alcun bisogno di nuovi piani  o di "interventi straordinari" : da anni sono stati approvati i  Piani di assetto idrogeologico proprio allo scopo di difendere il territorio dagli eventi alluvionali ma quello che manca sono i fondi per sostenerli (piani istituiti a seguito della ex legge 183/89 poi sostituita dal Dlgs.152/2006, redatti dalle Autorità di bacino)». 

Il Wwf denuncia dal 2002, che «Le Autorità di bacino sono state letteralmente condannate a morte dal Governo, grazie alla progressiva riduzione di fondi per la difesa del suolo che ha colpito in primis proprio questi enti.  Con la legge 179 del 2002, infatti, non sono più stati trasferiti fondi per le loro attività istituzionali e ciò ha comportato un lento ma inevitabile rallentamento delle attività che ha pesantemente modificato il sistema di programmazione delle risorse destinate agli interventi e alle opere sul territorio, esautorando, di fatto, le Autorità di Bacino stesse che, da allora, non possono destinare più risorse per gli interventi previsti dai piani.  L'Autorità di bacino del Po, ad esempio, che ha un Piano di assetto idrogeologico del 2001, è senza segretario generale dal 14 agosto 2007 e nessuno nel Governo pare interessato a nominarne uno.  Ma che fine ha fatto anche il Piano di assetto idrogeologico della Calabria approvato dall'Autorità di bacino regionale nel 2001? Tutto probabilmente si semplificherebbe se, come previsto dal "codice dell'Ambiente" dell'allora Ministro Matteoli,  del 2006 le Autorità di bacino fossero state sostituite con le Autorità di distretto con nuovi confini e più precisi compiti di pianificazione in applicazione delle Direttive europee "Acque" (2000/60/CE) e "Alluvioni" (2007/60/CE). La Calabria sarebbe rientrata nel distretto dell'Appennino meridionale e sottoposta ad un coordinamento e a una pianificazione certamente più efficace dell'attuale».

Per questo gli ambientalisti chiedono «Il rispetto delle normative europee e l'applicazione e l'aggiornamento dei piani  già approvati, attribuendo alle Autorità di bacino quei compiti e quelle risorse che consentirebbero loro di pianificare un'ordinaria e diffusa azione di difesa e riqualificazione del territorio».

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