[18/02/2010] News toscana

Tramvia Firenze, si riapre il dibattito sul passaggio al duomo

FIRENZE. Riaprire la piazza del Duomo pedonalizzata al solo passaggio della tramvia? L'ipotesi, che sembrava essere stata definitivamente accantonata (anche con le recenti dichiarazioni del sindaco Renzi - «finché sarò sindaco io, dal duomo non passerà niente»), si è riaffacciata nel dibattito lo stesso giorno dell'inaugurazione della linea 1, domenica scorsa.

Ed è ovvio che fosse così: il 14 febbraio può essere definito il momento in cui la percezione della realtà (cioè della tramvia, delle sue reali dimensioni, del suo reale impatto sotto tutti i punti di vista) ha finalmente sostituito quell'immagine negativa che, un po' per errori (soprattutto comunicativi) da parte dell'amministrazione, un po' per i ritardi nel completamento dell'opera, un po' per l'estenuante e strumentale campagna politica condotta dai partiti di opposizione, si era sovrapposta alla percezione del reale in gran parte dell'opinione pubblica.

Ed ecco quindi che sia il presidente della provincia Barducci, domenica («non mi è parso affatto un treno sferragliante... E se passasse anche da piazza Duomo?»), sia - pur meno esplicitamente - il consigliere Pd Borselli lunedì («in molte città europee la tramvia convive con le aree pedonali, nessun sferragliamento ma magari è necessari azionare un campanello che ne annunci l'arrivo per svegliare pedoni distratti che non ne avvertono la presenza») hanno fatto capire che molti esponenti del Pd fiorentino (compreso il responsabile organizzazione Osvaldo Miraglia) e dell'area metropolitana non si sono rassegnati all'eliminazione del previsto passaggio al duomo.

Va detto che la nascita della querelle non va considerata solo legata alla questione-tramvia: nei giorni scorsi, infatti, le frizioni tra il partito e il sindaco di Firenze hanno raggiunto vette impensate, fino al caso-limite rappresentato dalla recente conferenza programmatica del Pd metropolitano che ha visto l'intervento di tutti i maggiorenti del partito, anche su scala regionale (presidente Martini e assessore Rossi compresi), ma non di Renzi, che ha commentato la vicenda - almeno secondo quanto ha riportato "la Nazione" - con un secco «non mi hanno chiamato e non sono andato».

Da una parte, quindi, una certa - ormai più che esplicita - tendenza all'accentramento da parte del giovane sindaco, dall'altra il fatto che il Partito Democratico fiorentino ha nominato solo a novembre, dopo un lungo periodo buio, il suo segretario Alfredo Esposito, e che comunque solo ora sta ricominciando ad incidere sulla vita politica del capoluogo nel modo che compete al principale partito di maggioranza: questi due elementi sono sicuramente da considerarsi determinanti anche nella riapertura dell'ipotesi-tramvia al duomo.

Comunque sia, l'analisi riguardo alla vicenda passa soprattutto attraverso due considerazioni. Da una parte, è abbastanza evidente che la città non ha (ancora?) superato le criticità legate alla pedonalizzazione del duomo: il fatto cioè che, da un giorno all'altro, qualcosa come 2000 autobus giornalieri siano stati trasferiti al di fuori del centro (nella maggior parte dei casi su sedi concorrenti col mezzo privato) non è stato assorbito dalla mobilità cittadina, anche per il fatto che la misura - pur coraggiosa, e dotata di punti di forza - non è stata inserita in una pianificazione di prospettiva, ma è avvenuta, appunto, da un giorno all'altro.

Quanto avvenuto, insomma, sembra indicare che la chiusura dell'asse fondamentale duomo-stazione, che fin dai tempi dell'antica Florentia romana (era un tratto della via Cassia) è stato il fulcro della viabilità dell'odierno capoluogo toscano, non è compatibile con il cronico ingolfamento dei viali di circonvallazione, che anche se mancano (per ora) dati ufficiali a riguardo sembra essersi ulteriormente aggravato, così come è peggiorata la mobilità in varie altre parti di Firenze.

Insomma, da una parte verrebbe da dire "apriamo di corsa il duomo al passaggio (almeno) della sola tramvia", evitando così di dover far passare altrove il secondo tratto della futura linea 2 (che collegherà l'aeroporto a Smn, ma che - in seguito alla cancellazione del passaggio al duomo - ancora non si sa dove passerà nel tratto successivo alla stazione, per raggiungere piazza Libertà). Ciò sembrerebbe fondamentale non solo per un ritorno ad un minimo di fluidità della mobilità in città, ma anche per la stessa sostenibilità economica della tramvia, per l'ovvia considerazione che il duomo di Firenze è - insieme al vicino ponte Vecchio - la vera "attrazione" per il turismo nel capoluogo.

Dall'altra parte, al di là di considerazioni estetiche sulla bellezza della piazza pedonalizzata (e quindi del giusto dibattito su quali siano i più adatti compromessi da attuarsi tra la tutela del patrimonio storico-architettonico e le esigenze di mobilità), occorre considerare che il "ritorno" della tramvia al duomo non avrebbe certo un impatto da poco: e questo non solo per la fase di cantierizzazione, ma anche per il fatto che a regime, se la frequenza dei convogli sarà di 3 minuti e mezzo, si avrebbe in media ogni minuto e 45 secondi il passaggio di un mezzo sì agile e contenuto nelle dimensioni, ma comunque di 32 metri, nella piazza pedonalizzata in uno dei due sensi di marcia. E questo, appunto, sarebbe un elemento dotato di un impatto di un certo spessore sull'effettiva vivibilità della piazza.

Si vedrà, insomma. Ciò che è certo è che non solo è positiva la riapertura del dibattito sulla tramvia al duomo (visto che ancora non è stato deciso niente, dopo le modifiche effettuate dalla nuova amministrazione al vecchio progetto, e quindi non si avrebbero ulteriori perdite di tempo), ma anche il fatto che - finalmente - la guida della città sembra reindirizzarsi verso scelte compiute in maniera collegiale, e non da un "uomo solo al comando", come spesso è avvenuto in questi primi 8 mesi di nuova amministrazione.

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