[19/02/2010] News toscana
FIRENZE. Finalmente ci siamo. Tra pochi giorni verrà adottato il Piano di gestione del distretto Appennino settentrionale i cui tempi erano stati prorogati al 28 febbraio dal decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194 recante appunto "Proroga di termini previsti da disposizioni legislative".
Il piano di gestione del distretto Appennino settentrionale (di cui fa parte la Toscana escluso il bacino del Serchio, distretto a se stante) verrà adottato dall'Autorità di bacino nazionale dell'Arno incaricata di elaborare il documento di pianificazione, insieme alle regioni facente parti del territorio del distretto (Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Marche, piccole parti dell'Umbria,Piemonte e Lazio).
Il decreto legge ovviamente prevede le stesse scadenza anche per gli altri 7 distretti idrografici in cui è stato suddiviso il territorio nazionale. Il Piano indica, in base a quanto previsto dalla Direttiva acque 2000/60 (recepita dall'Italia con il D.lgs 152/06) e partendo da un'analisi delle criticità, le misure per raggiungere l'obiettivo "buono" al 2015 per tutte le acque.
La stessa direttiva prevede la possibilità di adottare proroghe e deroghe per il raggiungimento di questo obiettivo, in base a considerazioni di sostenibilità economica ed ambientale, con spostamento dei termini al 2021 o al 2027. Questa possibilità offerta dalla norma europea sarà utilizzata dall'Autorità di bacino per alcuni corpi idrici della nostra regione che allo stato attuale hanno qualità ambientale compromessa e che quindi necessitano di misure più drastiche di riqualificazione, risorse economiche più cospicue e quindi tempi più lunghi per raggiungere lo stato "buono".
In ogni modo per la maggior parte dei corpi idrici la scadenza naturale (2015) rimarrà confermata e quindi durante i prossimi 5 anni vedremo se la Toscana (e l'Italia) sarà in grado di migliorare la qualità delle sue acque e tutelare quelle già oggi di pregio. La situazione generale non aiuta: risorse economiche scarse, frammentazione delle competenze e delle responsabilità, normative in continuo cambiamento, rendono il quadro non proprio roseo.
C'è necessità da subito di una presa di coscienza e di un salto culturale perché non vorremmo arrivare ai "piedi" delle scadenze per vedere magari consegnare al sistema che gestisce le emergenze il tentativo di centrare gli obiettivi. Anche perché un tentativo in extremis di questo tipo, nel caso in oggetto, sarebbe destinato al fallimento considerato che gli ecosistemi naturali hanno risposte di lungo periodo.