[22/02/2010] News
FIRENZE. Legambiente in occasione della presentazione del rapporto Ambiente Italia 2010, ha lanciato alle Regioni e ai governatori che le guideranno, le sue sfide su temi concreti: energia, trasporti, rifiuti, acqua, cave, dissesto idrogeologico, aree protette, consumo di suolo. Per quanto riguarda il settore energetico, l'Italia deve arrivare al 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 (circa di 22,5 Mtep, milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) partendo dall'attuale 5,2%. Questo obiettivo fissato dall'Unione europea, vincolante per tutti i Paesi membri, prevede un impegno preciso delle Regioni. La sfida secondo Legambiente, è quella di trasformare l'obbligo in un'opportunità di cambiamento in positivo, spingendo solare fotovoltaico e termico, eolico e biomasse, mini-idroelettrico e geotermia. «Le Regioni hanno una responsabilità fondamentale: l'Unione europea aspetta il Piano nazionale già a giugno 2010, con un'articolazione degli impegni divisi per regione. Questo sarà il primo banco di prova dei nuovi Governatori nella loro interlocuzione con il Governo. Diversamente, come per l'Accordo di Maastricht, pagheremo altre multe» sottolineano dall'associazione ambientalista.
Sul tema è intervenuto Edo Ronchi (Nella foto), presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed ex ministro, spiegando che «In Italia stiamo consumando meno elettricità, questo non solo per la crisi economica e la riduzione della produzione industriale, ma anche per una serie di concause come la razionalizzazione degli utilizzi e la limitazione degli sprechi». «Questo minor consumo, secondo Ronchi, non è un fatto momentaneo ma si sta rivelando una tendenza, che ci porterà al 2020 con un'eccedenza di produzione di energia elettrica. Se già adesso alcune centrali termoelettriche ad alta efficienza vengono fatte funzionare non a pieno regime, allora - si chiede Ronchi - a cosa ci serviranno le centrali nucleari volute da questo governo? E ancora, saremo forse obbligati, al di là di ogni logica di mercato, a consumare elettricità ricavata dal nucleare?».
Per quanto riguarda i trasporti la posizione di Legambiente è nota: è necessario far crescere, nei prossimi 5 anni, la quota di pendolari su ferro fino ad arrivare a 4 milioni (oggi sono 2 milioni e 640mila), attraverso risorse e politiche attente (parco rotabile rinnovato, nuovi treni, maggiori finanziamenti per rafforzare i servizi, priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città) che le Regioni possono indirizzare.
Sulla matrice rifiuti al di la delle differenze tra regione e regione sui vari "step" della filiera, le future amministrazioni regionali devono promuovere un ciclo virtuoso partendo dall'attivazione di politiche di prevenzione e riduzione della materia, di incremento della raccolta differenziata, fino alla realizzazione di impianti per il recupero e riciclaggio (senza i quali la raccolta differenziata serve a poco) e favorendo il mercato dei prodotti da materie prime seconde. Inoltre per Legambiente è necessario aumentare il costo di smaltimento in discarica con l'ecotassa regionale prevedendo sconti per i comuni più virtuosi.
Le criticità per l'acqua sono note: disponibilità della risorsa idrica scarsa in alcune aree del Paese, inquinamento di fiumi e falde, perdite eccessive, prelievi abusivi, depurazione insufficiente e/o inefficiente. Le Regioni attraverso i Piani di tutela o attraverso la partecipazione diretta alla pianificazione di Distretto devono puntare al riammodernamento della rete idrica (dalla captazione alla depurazione), a scoraggiare i consumi e promuovere il riutilizzo delle acque reflue depurate per tutti gli usi compatibili.
Alla tutela del territorio Legambiente dedica uno spazio di rilievo e chiede un'attenzione particolare alle regioni. «Il tema dello stop alla crescita del consumo di suolo deve entrare nell'agenda politica delle Regioni perché queste hanno competenza esclusiva in materia urbanistica. Per fermare i processi occorre dare priorità al recupero delle aree già urbanizzate, fissare dei tetti massimi di nuove aree trasformabili, fermare la localizzazione di insediamenti commerciali e residenziali fuori da qualsiasi logica di pianificazione urbanistica e dei trasporti, obbligare la compensazione ecologica degli impatti creando nuovi boschi».
Si parte da questo dato: il boom dell'edilizia residenziale dal 1994 ad oggi ha portato a realizzare oltre 11milioni di nuove stanze a fronte di una popolazione in leggerissima crescita, dato che va collegato poi ai numeri relativi alle cave. In Italia ci sono circa 6mila cave attive e oltre 10mila abbandonate. Sono circa 142milioni di metri cubi i materiali estratti ogni anno tra inerti, sabbia, ghiaia con canoni di concessione irrisori: il totale nazionale non arriva nemmeno a 53 milioni di euro rispetto al miliardo e 735 milioni di euro l'anno ricavato dai cavatori. La conseguenza di questo quadro è l'aumento del dissesto idrogeologico (che tra l'altro ci riporta alle cronache di questi giorni). In Italia il territorio è quasi totalmente a rischio: ben 5581 comuni, pari al 70% del totale, sono a potenziale rischio elevato e l'eccessiva antropizzazione delle aree di esondazione naturale dei corsi d'acqua e dei versanti franosi e instabili rappresenta un rischio ulteriore. La sfida per Legambiente consiste nel completare il quadro delle regole, aumentare il controllo, puntare al recupero degli inerti, adeguare i canoni di concessione ai modelli europei, adeguare le politiche per la tutela e la prevenzione del rischio adeguando le mappe, pianificando la lotta agli illeciti ambientali e demolendo gli immobili abusivi, delocalizzando rapidamente i beni attualmente esposti al pericolo di frane e alluvioni. Una risposta dalle Regioni potrebbe anche venire attraverso l'"apertura" di una nuova stagione di promozione del sistema delle aree protette, come grande occasione di valorizzazione del patrimonio naturale in una chiave capace di rafforzare i territori, promuovere il turismo e la competitività.
Il "programma" di Legambiente per le regioni che si estrapola da queste "sfide", porta con se un rilancio dell'economia attraverso la tutela del territorio e delle sue risorse in chiave di sostenibilità nella sua accezione più ampia. I prossimi mesi e anni ci diranno in quale misura le regioni lo avranno realizzato.