[24/02/2010] News
LIVORNO. Geophysical research letters pubblica un articolo intitolato significativamente "Climate engineering by artificial ocean upwelling: Channelling the sorcerer's apprentice" (dove "l'apprendista stregone" è la geo-ingegnerioa oceanica) che illustra i risultati di una ricerca condotta da ricercatori dell'istituto di scienze marine (Ifm-Geomar) dell'università tedesca di Kiel, del National Oceanography Centre Southampton (Gran Bretagna e del Csiro Marine Laboratories,di Hobart (Australia).
I ricercatori sottolineano che «i recenti suggerimenti per ridurre l'accumulo di anidride carbonica di origine antropica nell'atmosfera hanno incluso la fertilizzazione dell'oceano con un upwelling artificiale. Le nostre coupled carbon-climate model simulations indicano che l'upwelling artificiale può, nell'ipotesi più ottimistiche, essere in grado di sequestrare CO2 atmosferica ad una velocità di circa 0,9 PgC/anno (Gton di carbonio, ndr). Tuttavia, secondo il modello, circa l'80% del carbonio catturato viene immagazzinato a livello terrestre grazie alla riduzione della 'respirazione' dovuta alle temperature dell'aria più ridotte, a loro volta imputabili alla risalita forzata in superficie delle acque fredde. La cattura di carbonio che avviene in questo modo, altamente remota e distribuita, renderebbe il monitoraggio e la verifica particolarmente difficili. Un secondo avvertimento previsto dalle nostre simulazioni è che una volta che l'upwelling artificiale viene bloccato, la temperatura della superficie simulata e le concentrazioni di CO2 in atmosfera cresceranno rapidamente e per i decenni a secoli a livelli ancora superiori a quelli sperimentati in un mondo che non si fosse mai impegnato in un upwelling artificiale».
L'Ifm Geomar di Kiel spiega che il "trucco" della geo-ingegneria: «Sembra molto semplice: il pompaggio (artificiale) di acqua ricca di sostanze nutritive fino alla superficie dell'oceano che stimoli la crescita di alghe. Gli organismi assorbono il biossido di carbonio, che viene trasportato nell'oceano profondo».
Si trattava di uno dei cosiddetti "Piani B", ipertecnologici interventi a livello globale che potrebbero essere utilizzati e se i governi non riuscissero ad accordarsi per ridurre le emissioni, un nuovo approccio geo-ingegneristico che qualcuno pensava miracoloso: pompare in superficie acqua ricca di sostanze nutrienti da fondali di diverse centinaia di metri, innescando un effetto fertilizzante, che potrebbe essere economicamente interessante, per esempio per l'allevamento dei pesci. Inoltre, diversi studi suggeriscono una larga scala l'utilizzo delle pompe di riduzione della CO2 atmosferica: Una parte del carbonio della biomassa ricca generati tramite pozzi di assorbimento fecondazione verso l'oceano profondo e riduce il contenuto di CO2 delle acque superficiali, che successivamente possono occupare più di CO2 dall'atmosfera.
Andreas Oschlies, Ifm-Geomar , spiega che «Al di là della realizzabilità tecnica di questo tipo di dispositivi su larga scala - sia in termini spaziali che temporali - questo metodo, come già altri metodi proposti in precedenza, presenta un potenziale estremamente limitato per quanto concerne la quantità di carbonio catturato ed è associato a una quantità elevata di effetti collaterali. All'interruzione dell'attività, infatti, le concentrazioni di CO2 a livello atmosferico, così come la temperatura a livello della superficie, fanno registrare valori che sono addirittura superiori a quelli rilevati durante una simulazione di controllo, che non prevede l'impiego di pompe artificiali".
Le simulazioni hanno poi messo in luce l'effetto che il progetto potrebbe avere sulla terra ferma e non sugli oceani. L'acqua fredda portata in superficie, come dimostrano le simulazioni, causerebbe un raffreddamento dell'atmosfera e della superficie terrestre, riportando sopra la terra ferma una grande quantità di CO2 precedentemente rimossa».
Quindi i ricercatori concludono lapidariamente su Geophysical research letters: «Sebbene non tutte le interazioni siano note e inserite correttamente nei modelli, non riteniamo che questo metodo possa rappresentare una soluzione per il problema dell'anidride carbonica».