[29/07/2009] News toscana
FIRENZE. Per ora il "ritorno del lupo" è visto dalla stragrande parte della popolazione come un evento da festeggiare: è diffusa la consapevolezza, cioè, che il ritorno su scala significativa del grande predatore nei boschi toscani è indice inequivocabile di un migliorato stato dell'ambiente e di un recupero in corso della diversità e complessità biologica dei boschi e delle aree rurali toscane.
E' infatti notorio come la regione Toscana, che con i suoi 1.150.000 Ha tra boschi e aree boscate (oltre il 50% della superficie regionale - dati Arsia/regione Toscana) è tra i polmoni verdi del Belpaese, sconti un passato di grande diffusione delle attività agro-pastorali che ha indotto un impoverimento dei boschi in termini di superficie e biodiversità: non inganni, quindi, l'aspetto delle colline toscane, spesso ammantate di vegetazione arborea ma precedentemente coperte da campi e pascoli.
Alle lungimiranti politiche di riforestazione condotte in Toscana fin da inizio ‘900 (si pensi, ad esempio, al monte Morello presso Firenze, che al 1900 era pressoché "calvo" e oggi è quasi completamente boscato) si è infatti accompagnato un percorso di urbanizzazione degli abitanti delle campagne, favorito anche dalla crisi del legno come materiale da costruzione (anni '60-'70 del Novecento), che ha portato insieme ad altri fattori al cosiddetto "abbandono delle campagne".
Se ci aggiungiamo anche la diffusione delle politiche di protezione territoriale, e la sempre maggiore regolamentazione a cui è sottoposta l'attività venatoria, ecco che possiamo capire come l'incontro tra l'uomo (e le sue attività produttive) e la fauna sia erbivora, sia carnivora, sia evento destinato a diventare sempre più frequente in futuro.
Ma per quanto tempo sussisterà questo trend di aumento degli "incontri" tra uomo e animale? Quando arriverà, cioè, quella "inversione di tendenza" nella considerazione delle comunità umane verso la fauna che "ritorna" dai boschi, che appare inevitabile in assenza di adeguate politiche gestionali? E, riguardo ai lupi, quando ripartiranno le carabine dei bracconieri, e quando si comincerà a parlare di riaprire la caccia legalizzata al grande predatore?
Forse presto (già ora in provincia di Firenze sono 8 i lupi avvelenati con polpette negli ultimi 3 anni), perchè anche se i numeri sono discordanti, il numero degli animali che si spingono nei campi coltivati o alle periferie delle città è in aumento, o perlomeno è percepito come tale.
E il problema è lo stesso, sia che si parli di erbivori e campi coltivati, sia che di lupi e greggi: il ritorno degli animali va gestito attivamente, e la politica dei rimborsi (già carente) non basta più, al pari di ogni strategia attuata "a valle", cioè ad eventi (negativi) avvenuti.
Desta quindi soddisfazione il progetto di cui greenreport ha parlato il 27 luglio, che prevede la collaborazione tra un istituto di ricerca (il Csdl di Firenzuola) e l'associazione interprovinciale allevatori di Firenze e Prato in un'iniziativa attuata dalla provincia di Firenze. Il progetto, finalizzato in primis al dialogo tra due mondi (quello degli allevatori e quello della ricerca) spesso in conflitto nella tutela delle risorse faunistiche, punta al finanziamento di attività di ricerca e monitoraggio, oltre a fondi per l'estensione delle già presenti recinzioni elettrificate (a bassa tensione, a fini dissuasivi) che permetterà agli allevatori di portare i capi al pascolo anche in zone più elevate rispetto ad ora. Sarà inoltre distribuito materiale informativo e sono previsti, durante i 12 mesi di durata (per ora) del progetto, incontri nelle zone più colpite dal fenomeno.
Una strategia "partecipativa" che, oltre a sviluppare la logistica difensiva dagli attacchi e dalle incursioni, prevede di intercettare "a monte" il dissenso, i disagi, le incomprensioni e il poco dialogo che per ora sussistono tra chi si trova a contatto con la fauna selvatica, e che appunto è da intendersi come un lungimirante superamento (o perlomeno una integrazione) delle politiche attuate finora (in primis i risarcimenti) che hanno sì permesso - insieme ai fattori sopra citati - una maggiore diffusione della fauna rispetto al passato, ma che hanno portato anche ad una diffusa ostilità degli agricoltori e allevatori nei confronti delle politiche di protezione. Una ostilità motivata dal loro punto di vista, ma che è assolutamente da superarsi per l'affermazione di un modello di sviluppo che permetta di salvare "capra e cavoli", o meglio uomini e lupi.
In questa direzione va anche il "Lupus in festival", che si terrà a Suvereto (Li), nel parco di Montioni dal 19 settembre al 3 ottobre 2009: tra teatro, arte, musica, conferenze e gastronomia si terrà un percorso di approfondimento delle tematiche inerenti al rapporto tra uomo, lupi, tutela degli ecosistemi e sostenibilità dello sviluppo produttivo e sociale. Al festival è prevista la partecipazione dell'associazione Wolf emergency, e sarà presente anche greenreport, con un intervento del direttore Diego Barsotti nella conferenza iniziale.