[25/02/2010] News toscana
LIVORNO. Questa mattina Scarlino Energia, la società che gestisce la centrale termoelettrica nel nord della provincia di Grosseto, attualmente alimentata a biomasse ma in attesa di ricevere l'Autorizzazione Integrata Ambientale per poter utilizzare anche il Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR), ha presentato alle autorità (enti di controllo, istituzioni locali) nonché alla stampa ed alle associazioni di categoria i risultati di due distinti studi relativi alle emissioni e ricadute ambientali del proprio impianto.
Le campagne di monitoraggio ed analisi sono state effettuate da autorevoli esperti di fama nazionale - biologi e chimici esterni ed indipendenti - ed hanno riguardato lo stato degli ecosistemi (naturali ed urbani) entro un raggio di 5 km dalle ciminiere dell'impianto, sia nel comune di Follonica che in quello di Scarlino (quindi anche ben oltre i confini indicati nello studio di VIA, secondo il quale le ricadute ambientali delle emissioni non supererebbero i 2 km di distanza dai camini e la massima concentrazione dei contaminanti si avrebbe entro i 500 metri, quindi all'interno della stessa area industriale). Le indagini dei ricercatori sono iniziate a partire dal 2007 con lo scopo di valutare la reale incidenza delle emissioni in atmosfera (con le relative ricadute sui terreni e sugli habitat) dovute alla produzione di energia elettrica. A tal fine hanno condotto due campagne di campionamenti ed analisi sulle matrici aria, acqua, suolo, flora e fauna sia quando l'impianto era fermo durante le opere di manutenzione e ammodernamento (2007 e 2008) sia una campagna di campionamenti ed analisi sulle matrici aria con l'impianto in marcia, utilizzando come combustibile le biomasse (2009). In questo modo è stato possibile già effettuare una prima serie di comparazioni con dati reali ed oggettivi e non con modelli matematici (come si fa generalmente in sede di VIA).
I principali contaminanti oggetto del monitoraggio commissionato da Scarlino Energia hanno riguardato gli elementi in tracce (inclusi i "metalli" pesanti), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), i microcontaminanti organoclorurati (policlorobifenili, PCB; policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani, PCDD/F, altrimenti noti come diossine e furani), le particelle fini ed ultra fini (altrimenti note come nano particelle). Gli studi sono stati presentati e spiegati nel dettaglio dai relatori (il dott. Werner Tirler, chimico e direttore della Eco research di Bolzano, ed il prof. Eros Bacci, biologo, Ordinario di Eco tossicologia dell'Università di Siena), giungendo alla conclusione che non vi è una sensibile differenza tra la qualità ambientale degli ecosistemi naturali ed urbani intorno all'impianto quando questo è in marcia rispetto a quando è fermo. Non solo, i valori di determinati microinquinanti sono risultati essere più elevati nel centro urbano di Follonica che non all'interno della stessa area industriale, indipendentemente dalla portata e direzione dei venti. E' stato dimostrato che il traffico sia a Follonica che a Scarlino scalo (e non stiamo parlando di agglomerati urbani con centinaia di migliaia di abitanti) ha un'incidenza maggiore sulla qualità dell'aria rispetto alle emissioni dell'impianto di Scarlino Energia.
La campagna di monitoraggio sarà ripetuta, almeno nelle intenzioni dell'azienda, anche con l'impianto in marcia alimentato a CDR, se e quando questo fosse autorizzato. In questo caso il monitoraggio sarà effettuato anche in contraddittorio con l'ARPAT. A tal proposito l'Amministratore delegato dell'azienda, l'avv. Maria Teresa Caroleo ha dichiarato che "non vogliamo essere oggetto di pregiudizi e preconcetti ma neppure pretendiamo una fiducia sulla parola: siamo i primi a richiedere un confronto sui termini di natura tecnica, lo consideriamo l'unico modo per dissipare ogni dubbio sul reale impatto di questo impianto".