[01/03/2010] News
LIVORNO. Mentre nessuno sa bene ancora quante siano le vittime (attualmente superano ufficialmente le 700) e quali siano i danni del terremoto che ha colpito il Cile, mentre si susseguono scosse di assestamento simili a quelle che hanno devastato l'Aquila, dal confinante Perù il presidente dell'Istituto geofisico (Igp), Ronald Woodman, ha invitato il suo Paese e quelli della "Cintura di fuoco del Pacifico" a tenersi pronti ad eventuali catastrofi.
Intervistato dal quotidiano El Comercio, Woodman ha detto che «Non è escluso che uno tsunami colpisca la costa peruviana, in seguito al sisma di magnitudo 8,8 che ha colpito il Cile. La popolazione deve essere cosciente della vulnerabilità della regione. Un sisma si produce sempre a sorpresa. Lo tsunami è il tuono dopo il fulmine».
Secondo Woodman i sistemi di allarme non funzionano sempre: «Quando si produce un terremoto come quello accaduto in Cile o a Pisco (una città del Perù, ndr), le comunicazioni telefoniche si interrompono ed il sistema sismografico dipende allora dalle reti telefoniche».
Il nostro Istituto nazionale di geofisica e di vulcanologia spiega che « Il terremoto é accaduto a pochi km dalla costa ed il livello di intensità sofferto nelle zone antistanti ha raggiunto il VIII-IX grado della scala Mercalli Modificata. La magnitudo del terremoto è tale da causare uno tsunami significativo. E' stata riportata un'onda di tsunami di altezza di 2,6 m a Valparaiso. Il terremoto è avvenuto nella zona di convergenza tra la placca di Nazca e quella sud-americana. Il meccanismo focale è consistente con la tettonica di convergenza ed è rappresentato da una faglia inversa a basso angolo. La magnitudo momento sismico di 8,8 pone il terremoto tra i più grandi registrati negli ultimi anni. La faglia lungo cui si e' verificata la rottura è stimabile in 300-400 km di lunghezza ed una larghezza di un centinaio di km. L'epicentro del grande terremoto del Cile del 1960 di magnitudo 9.5 si verificò circa 200 km più a Sud di quello odierno».
I peruviani sono terrorizzati dalle immagini che giungono dal Cile e Woodman ha ricordato loro il terremoto di magnitudo 8,5 che distrusse Lima nel 1746, «Provocando uno tsunami che rase al suolo la provincia peruviana di Callao. C'è una regola: tutti i fenomeni geologici che si sono già prodotti si ripetono. Benché i sisma come quelli che hanno devastato il Cile ed Haiti abbiano luogo una volta ogni 200 anni, bisogna creare una cultura sismica che potrebbe evitare migliaia di morti».
Se nella parte sudamericana del Pacifico si calca la mano sull'allarme, dall'altra parte, quella asiatica, l'Agenzia meteorologica del Giappone oggi ha presentato le sue scuse ai cittadini.
«Le nostre previsioni sono state eccessive e vorremmo scusarci per gli inconvenienti che abbiamo creato con l'allarme tsunami, che ha obbligato le persone ad evacuare le loro abitazioni per un lungo periodo - ha detto contrito all'agenzia stampa Kyodo uno dei responsabili dell'agenzia meteorologica - L'allerta tsunami è stata emessa dopo delle analisi degli tsunami precedenti».
Domenica l'agenzia aveva dichiarato un allarme tsunami elevato in Giappone per la prima volta dopo 15 anni nelle prefetture di Aomori, Iwate e Miyagi, lungo la costa nord del Pacifico giapponese. E' stato fermato il traffico ferroviario e interrotti diversi tratti di autostrada costiera, mentre sono state evacuate 522.000 persone in 10 prefetture.
Mentre si avvia la macchina dei soccorsi internazionali al Cile, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha detto: «Seguo da vicino la situazione nell'oceano Pacifico dopo il sisma di magnitudo 8,8 che ha colpito il Cile, minacciando di provocare uno tsunami attraverso la regione» Ban ha espresso le condoglianze dell'Onu «A coloro che hanno perduto dei familiari e degli amici e auguro un pronto ristabilimento a coloro che sono stati feriti. Il sistema della Nazioni Unite, attraverso il suo Ufficio per gli affari umanitari (Ocha). È pronto a fornire un'assistenza rapida al governo e al popolo cileno».