[02/03/2010] News
LIVORNO. La decisione della Commissione Ue ha provocato subito reazioni del mondo politico e non solo. Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia (Nella foto) ha detto che «La decisione presa ci vede contrari. Il fatto di rompere una consuetudine prudenziale che veniva rispettata dal 1998 è un atto che rischia di modificare profondamente il settore primario europeo». «Non solo non ci riconosciamo in questa decisione - commenta il ministro - ma ci teniamo a ribadire che non permetteremo che questo metta in dubbio la sovranità degli Stati membri in tale materia. Da parte nostra proseguiremo nella politica di difesa e salvaguardia dell'agricoltura tradizionale e della salute dei cittadini». «Non consentiremo che un simile provvedimento, calato dall'alto - conclude il ministro - comprometta la nostra agricoltura. Per questo valuteremo la possibilità di promuovere un fronte comune di tutti i Paesi che vorranno unirsi a noi nella difesa della salute dei cittadini e delle agricolture identitarie europee».
«Ci opporremo con forza agli Ogm - ha detto in serta ancora Zaia - e non escludo - l'ipotesi di un referendum popolare. Siamo molto soddisfatti della comune levata di scudi che oggi ha accolto in Italia la decisione della Commissione Europea di autorizzare la coltivazione di un nuovo prodotto OGM interrompendo una cautela che durava da più di dieci anni»
«Questa decisione ci espone a pericoli enormi, dal punto di vista produttivo ed economico ma anche da quello della salute e della sicurezza- - ha dichiarato il responsabile Agricoltura di Legambiente Francesco Ferrante - e non si capisce cosa stia aspettando il ministro Zaia ad emanare il famoso decreto che impedirebbe l'esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato che autorizza la coltivazione dei Ogm senza aspettare le linee guida sulla coesistenza, per tutelare l'agricoltura di qualità, il biologico e le eccellenze italiane. Buone e sane».
«La decisione della Commissione europea è gravissima e inaccettabile - sottolineano in una nota i Verdi-. Per questo siamo pronti a presentare un quesito referendario già dalla prossima settimana per evitare che gli Ogm vengano coltivati in Italia».
Decisione grave l'ha definita Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. «Lo è in assoluto, ma per l'Italia, oltre alle ragioni legate alla sicurezza alimentare, se ne aggiungono molte altre. Il futuro dell'agricoltura del nostro paese non è certo nelle coltivazioni ogm, ma nell'agricoltura di qualità, legata al territorio e alle produzioni tipiche».
«La grave ed irresponsabile scelta della Commissione Ue di mettere fine all'embargo sulle colture Ogm e di consentire la produzione della patata geneticamente modificata Amflora pone il problema di una risposta immediata del nostro paese a tutela della salute pubblica, della sicurezza alimentare e dell'agricoltura di qualità»: dichiara Marco Ciarafoni, portavoce nazionale degli Ecologisti Democratici. «Per questo - continua Marco Ciarafoni - dal Ministro Zaia e dal governo ci aspettiamo risposte concrete sia sul piano normativo che dell'iniziativa politica ed istituzionale con gli altri Paesi europei. Subito, dunque, il decreto che vieta la coltivazione degli Ogm dopo la sentenza del Consiglio di Stato e subito la costituzione di una task force europea per sostenere il ritiro del provvedimento e per promuovere e valorizzare le eccellenze agroalimentari presenti in Italia e in Europa».
«La patata Ogm della Basf autorizzata dalla Commissione europea e conosciuta con il nome di Amflora contiene un gene che conferisce la resistenza ad alcuni antibiotici - avverte Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace Italia - Questo Ogm pone rischi inaccettabili per la salute umana e animale, oltre che per l'ambiente. Ora la sua autorizzazione viene sventolata in faccia alla scienza, all'opinione pubblica e alle leggi europee».
«E' scioccante constatare che da sei anni il presidente Barroso prova a seppellire le evidenze scientifiche sui dubbi per la sicurezza di questa patata Ogm. - continua Ferrario - Con la sua nuova Commissione ha forzato la decisione senza neppure confrontarsi con tutti i Commissari. Il Commissario Dalli, in accordo con Barroso, ha utilizzato la cosiddetta "procedura scritta" per autorizzare questa coltura, evitando così di dover affrontare il dibattito nel Collegio del Commissari».
L'Organizzazione mondiale della sanità e l'Agenzia europea per i medicinali (Emea), hanno già messo in guardia sull' "importanza critica" degli antibiotici colpiti dall'Amflora (kanamicina e neomicina). L'immissione in ambiente di questa patata della Basf potrebbe scatenare una resistenza batterica verso medicinali salva vita, compresi i farmaci utilizzati anche per il trattamento della tubercolosi.
«Sarebbe stato molto più opportuno attendere le linee-guida annunciate dal presidente Josè Manuel Barroso, il quale ha rilevato, nelle scorse settimane, di non voler imporre la coltura degli Ogm ai singoli paesi Ue. Invece, la Commissione di Bruxelles, con il via libera alla patata transgenica Amflora e a tre nuovi mais biotech, ha praticamente messo la parola fine alla moratoria sulla coltivazione di organismi geneticamente modificati in Europa». Lo sottolinea il presidente della Cia Toscana Giordano Pascucci per il quale queste decisioni dell'esecutivo comunitario vanno in netto contrasto con l'orientamento espresso dai consumatori europei per nulla favorevoli a produzioni agricole frutto di manipolazioni genetiche.
«Esprimiamo tutto il nostro fermo dissenso - aggiunge - nei confronti di decisioni che riteniamo gravi, pericolose, dannose e frettolose, delle quali non c'era alcun bisogno. Su una materia così rilevante e che investe tutta la società, dagli agricoltori ai consumatori, non servono imposizioni drastiche, ma vanno riconosciute e garantite - come, del resto, aveva sostenuto il presidente della commissione Ue- la sovranità e l'autonomia dei singoli Stati. Ci deve essere la libera scelta dei cittadini».
«Davanti a queste decisioni da parte del governo di Bruxelles - commenta la Cia regionale - non possiamo che ribadire l'esigenza dell'avvio immediato di un confronto costruttivo fra tutte le forze interessate, compresi gli agricoltori».
«In questa fase di estrema difficoltà per l'agricoltura - conclude il presidente Pascucci - mi appello al Governo e alla Regione Toscana affinché si attivino per tutelare le nostre produzioni agricole e non esporle così al rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati».
«E' grave ed inaudita la decisione della commissione». Lo dichiara Loredana De Petris della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. «Questa decisione - prosegue l'esponente ambientalista - interrompe nei fatti la moratoria di coltivazione che durava da 12 anni. Tale decisione e' contraria al parere della stragrande maggioranza degli agricoltori e dei cittadini europei e sopratutto rischia di danneggiare in modo irreparabile la agricoltura di qualita».
«Per l'Italia, infine - conclude la De Petris - l'autorizzazione alla coltivazione si inserisce in un vuoto normativo, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che avevamo chiesto varie volte di colmare. A questo punto è chiaro che non bastano più le dichiarazioni rassicuranti del ministro Zaia, ma serve immediatamente un decreto».
«Un brutto segnale che ribalta la politica finora seguita dall'Unione europea, dove la coltivazione di nuove colture ogm era al bando dal 1998». Questo in sintesi il giudizio del presidente della Regione Toscana Claudio Martini dopo il via libera di Bruxelles alla patata transgenica. Secondo il presidente toscano «è ancora più grave il fatto che questa decisione sia arrivata attraverso una forzatura, mentre in passato, più volte, la Commissione aveva cercato di ottenere il consenso degli Stati membri per autorizzare questo tipo di colture, senza peraltro mai ottenerlo».
Le nuove norme in vigore, invece, consentono alla Commissione di assumere decisioni e mandarle avanti finché una maggioranza qualificata di Stati membri non si esprime contro. Tuttavia, sottolinea il presidente della Regione, decisioni di questa importanza, che hanno ricadute concrete sulla salute delle persone, sul lavoro, sulle tradizioni e sull'economia dei paesi, non possono e non devono essere assunte senza il consenso informato dei cittadini: consenso che assolutamente non c'è.