[30/07/2009] News

Eurobarometro: gli italiani virtuosi per i prodotti, meno nei comportamenti

LIVORNO. I più attenti alle conseguenze ambientali dei prodotti sono i greci: il 92% degli intervistati ha dichiarato che l'impatto di un prodotto sull'ambiente ha un ruolo importante nelle loro decisioni di acquisto, seguono i ciprioti con l'88% e gli italiani con l'85%, un dato abbastanza sorprendente, visto che Grecia, Cipro ed Italia di solito occupano le zone basse delle classifiche europee di sostenibilità ambientale. Ultimi sono i cechi (62%) ben lontani dell'83% della media Ue.

Secondo il commissario all'ambiente dell'Ue, Stavros Dimas, «La battaglia contro i cambiamenti climatici deve essere combattuta su tutti i fronti e ciascuno deve dare il proprio contributo, non solo le imprese e i governi, ma anche i consumatori. Acquistando prodotti rispettosi dell'ambiente e del clima, il consumatore invia il giusto segnale ai produttori, i quali rispondono a loro volta producendo prodotti più ecologici».

La confusione sembra però grande sotto il cielo dell'Europa: se la stragrande maggioranza dice di tenere conto dell'effetto dei prodotti sull'ambiente, la metà dei cittadini dell'Ue non si fida degli strumenti disponibili per valutarlo, il 48% degli intervistati non ritiene credibili le affermazioni dei produttori sull'efficienza ambientale dei loro prodotti, il 49% si. I più fiduciosi sono gli olandesi (78%) i più scettici i bulgari (26%).

Il 46% dei cittadini Ue pensa che il modo migliore per promuovere i prodotti ecologici sarebbe quello di aumentare le imposte sui prodotti dannosi per l'ambiente e ridurle su quelli ecologici. I più favorevoli a questo tipo di tassazione sono i britannici, i meno i maltesi (28%), i quali preferiscono che ci si limiti a ridurre le imposte sui prodotti ecologici.

Secondo gli intervistati i dettaglianti dovrebbero promuovere i prodotti ecologici e il 49% pensa che dovrebbero accrescere la visibilità di questi prodotti sugli scaffali o dedicare un angolo riservato ai prodotti ecologici. Il 31% pensa che per i dettaglianti il modo migliore per promuovere i prodotti ecologici sia quello di fornire informazioni migliori ai consumatori.

Per poco meno della metà degli europei il marchio di qualità ecologica ha un ruolo importante nelle loro decisioni di acquisto e solo 1 su 10 pensa che l 'importo totale delle emissioni di gas serra create da un prodotto debba figurare sulle etichette ambientali, ma il 72% ritiene che in futuro dovrebbe essere obbligatoria un'etichetta che indichi le emissioni di CO2 derivanti dal prodotto. Sono ancora una volta fortemente favorevoli i greci (90%) mentre lo sono molto meno i cechi (47%).

Napoli e dintorni ci hanno insegnato poco: gli italiani virtuosi a parole si rivelano in pratica i meno disponibili in pratica a minimizzare e riciclare i rifiuti: solo il 20% rispetto al 51% degli ungheresi e al 30% della media europea.

Risaliamo invece nella disponibilità all'acquisti o di prodotti eco-friendly, al quinto posto con il 20% dopo estoni, lettoni, lituani e tedeschi, mentre i portoghesi sono ultimi con il 12%.

Siamo undicesimi (20%) per la disponibilità all'acquisto di apparecchiature domestiche ad alta efficienza energetica, un pelo sopra la media europea del 19%.

Gli italiani sono terzi in classifica con il 78% nel dichiarare che tengono conto dell'efficienza energetica nelle loro decisioni di acquisto e quarti (79%) per importanza data all'eco-label.

Siamo però solo undicesimi (39%) per la scelta di prodotti riciclati e risaliamo schizzofrenicamente al quarto posto per i prodotti realizzati con materie prime ed energie rinnovabili. Ma non ci interessa quasi niente (13%) del packaging sostenibile dei prodotti e ancor di meno (6%) della quantità di gas serra emessa in atmosfera per realizzarli, in questa classifica del disinteresse ci battono solo bulgari, lettoni, lituani, polacchi.

Nonostante il record europeo di utilizzo e numero di automobili pro-capite e di merci trasportate su strada, gli italiani sono con il 20% al secondo posto (dopo la Svezia al 31%) per la disponibilità ad adottare mezzi di trasporto sostenibili, ben oltre la media Ue del 15% e lontanissimi dagli indifferenti portoghesi che chiudono la classifica al 3%.

Gli europei non vogliono sentir parlare di utilizzare n meno acqua: i più disponibili sono i portoghesi (19%), seguiti da vicino da spagnoli e francesi. L'Italia con il 10% è un punto sotto la già misera media europea che vede naturalmente in coda i Paesi Ue che hanno maggiore disponibilità idrica.

Per il 96% degli italiani nell'acquisto di un prodotto è molto o abbastanza importante la qualità, siamo al quinto posto in Europa dopo greci, ciprioti, romeni e bulgari, non esattamente il top della ricchezza europea, i più indifferenti, anche se con percentuali di attenzione altissime, sono gli spagnoli, preceduti da francesi e danesi. Ci interessa meno il prezzo (90%), ma comunque piì ù della media europea e molto più dei danesi, che lo considerano molto importante per il 26% e relativamente per il 53%.

Siamo sesti nella top ten (81%i) per importanza del marchio e del nome dei prodotti, preceduti dai soliti romeni, bulgari, greci e ciprioti che formano con noi la squadra della voglia di prodotti di lusso. La classifica è chiusa dalla ricca Finlandia, dove al 25% degli abitanti delle firme non interessa nulla ed al 45% pochissimo. Gli altri europei meno interessati sono svedesi, danesi, francesi, olandesi ed austriaci.

Il quadro del consumatore italiano e l'ambiente che viene fuori dal sondaggio di Eurobarometro si potrebbe definire del "vorrei ma non voglio": buone intenzioni e pessimi comportamenti.

Così l'acquisto di prodotti eco-friendly si traduce in una giustificazione per non cambiare stile di vita. La tecnologia e l'ecolabel servono a tacitare la coscienza e le evidenti contraddizioni (certamente non solo italiane), per rimanere consumatore che aspetta da altri le soluzioni ambientali, non cittadino che si impegna a metterle personalmente in pratica, nell'illusione di essere virtuosi lasciando tutto com'è, senza rinunciare a nulla, nemmeno al superfluo.

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