[05/03/2010] News

Il Basic si muove: accordi Gran Bretagna-Sudafrica e Usa-Brasile sul cambiamento climatico

LIVORNO. I due pezzi non asiatici del Basic (Brasile e Sudafrica) si stanno muovendo per riallacciare linee di dialogo con l'Occidente dopo l'accordo-scontro di Copenhagen e le successive polemiche sull'interpretazione di quanto approvato.

A Londra il primo ministro britannico Gordon Brown si è accordato con il presidente sudafricano Jacob Zuma perchè i due governi lavorino insieme su cambiamento climatico, rilancio economico, non proliferazione nucleare ed espansione dell'istruzione primaria in tutto il mondo.

Il comunicato congiunto finale recita: «Il Regno Unito e il Sudafrica hanno cooperato a stretto contatto a Copenaghen ed hanno deciso che è necessaria un'azione urgente per a far avanzare le iniziative per un accordo giuridicamente vincolante a livello mondiale per limitare gli aumenti della temperatura a 2 gradi.

Una parte importante di questo lavoro sarà un accordo sul finanziamento della lotta contro il cambiamento climatico. Sia il Regno Unito che il Sudafrica danno il benvento all'High level advisory group on climate finance e chiedono ai Paesi sviluppati di fornire i finanziamenti per il 2013. I due paesi raddoppieranno anche i loro sforzi per le tecnologie correlate, ivi compresi lo sviluppo della crescita a basse emissioni di carbonio del Sud Africa e la cattura e lo stoccaggio del carbonio, per entrambi i quali il Regno Unito fornirà un supporto».

Brown ha elogiato il Sudafrica per il ruolo svolto negli ultimi anni ed ha annunciato che: «Il presidente Zuma ed io abbiamo convenuto di lavorare insieme durante il periodo di preparazione della conferenza internazionale di aprile sulla non proliferazione nucleare e per il prossimo summit del G20 in Canada».

Il Sudafrica è ormai alla vigilia di un evento che si annuncia importantissimo per l'immagine del Paese arcobaleno nel mondo: la coppa del mondo di calcio 2010 ed attende ben 25.000 tifosi inglesi che non sempre sono molto gestibili e che probabilmente si troveranno di fronte poliziotti abituati alle maniere spicce nei ghetti neri, per questo Brown ha assicurato: «Il presidente Zuma ed io abbiamo discusso che presiederà in Sudafrica nel corso del mondiale nel quale metteremo all'ordine del giorno, in compagnia sia degli sportivi e sportive, sia dei governi e sia delle organizzazioni di volontariato e non governative di tutto il mondo, come possiamo avanzare, con lo slancio e il dinamismo della coppa del mondo, per lasciare una durevole eredità di un impegno per fare in modo che ogni bambino dell'Africa e del mondo abbia la possibilità di accedere per prima cosa all'educazione primaria».

La stampa inglese sta facendo pesantissima ironia su questo, visto che il poligamo Zuma di bambini se ne intende: avrebbe almeno 35 figli, una cosa che sembra aver imbarazzato anche la regina Elisabetta II che ha ricevuto Zuma.

La visita di Zuma (che non è riuscito a far togliere le sanzioni economiche allo Zimbabwe) tende soprattutto a rafforzare i legami tra l'unica vera potenza economica e politica dell'Africa e l'ex potenza coloniale britannica. Un legame già solido, con scambi bilaterali per oltre 9 miliardi di sterline (14,4 miliardi di dollari) nel 2008.

Dall'altra parte dell'Atlantico a Brasilia, il ministro degli esteri brasiliano Celso Amorim ha incontrato la segretaria di Stato Usa Hillary Clinton per firmare un protocollo di intesa e cooperazione che punta «A rafforzare e coordinare gli sforzi per lottare efficacemente contro il cambiamento e climatico nel contesto della crescita economica sostenibile, riducendo le emissioni di gas serra». La Clinton ha anche cercato, senza grande successo, di convincere i brasiliani ad aderire alle sanzioni contro la politica nucleare dell'Iran.

Comunque, brasiliani e statunitensi si impegnano anche «Alla realizzazione di un dialogo politico tra i due governi per discutere di temi quali l'applicazione della Convenzione Onu sul cambiamento climatico e l'adozione dell'Accordo di Copenhagen più velocemente possibile».

L'accordo Usa-Brasile comprende anche «Strategie comuni per la riduzione dei gas serra, lo sviluppo e la diffusione di energie pulite, l'adozione di tecnologie verdi e un maggiore impegno per la ricerca scientifica».

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