
[05/03/2010] News
ROMA. Il 26 febbraio a Roma sono apparsi manifesti "taroccati" della candidata alla presidenza regione Lazio Renata Polverini, in tutto simili ai manifesti elettorali originali, ma con la scritta: "Sicuramente il nucleare. A Montalto di Castro e Latina (ma dopo le elezioni!)".
La burla era stata perpetrata dagli attacchini di Greenpeace per svelare, come spiegava Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace «La "ipocrisia nucleare" della candidata per la carica di governatore del Lazio, che nei giorni scorsi ha espresso il suo appoggio ai piani nucleari del governo, ma ha dichiarato allo stesso tempo che il Lazio "non ha bisogno" di centrali nucleari. È troppo comodo dirsi favorevoli al nucleare e poi dichiarare che la propria regione ne può fare a meno. O si è a favore o si è contrari: i cittadini hanno bisogno di risposte chiare sul nucleare e non meritano di essere presi in giro, né ora né dopo le elezioni. La Polverini non è l'unica a essere affetta dalla "sindrome dell'ipocrita nucleare" che ha colpito anche Zaia (Veneto) e Formigoni (Lombardia). Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha replicato ai candidati governatori del Pdl che dicono no al nucleare che "stanno sbagliando" e che "bisogna avere il coraggio di sostenere le posizioni corrette anche in campagna elettorale". Probabilmente, lo faranno solo dopo le elezioni Nel Lazio la situazione è ancora più grave perché i tecnici dell'EDF hanno già fatto sopralluoghi a Montalto di Castro, che appare un sito certo del ritorno italiano al nucleare».
La candidata aveva detto pochi giorni prima che «In tempi rapidissimi il Lazio diventerà energeticamente autosufficiente e in pochi anni andrà addirittura in surplus, esportando energia verso altre regioni. Pertanto ritengo che nel Lazio non ci sia bisogno di istallare nuove centrali nucleari. Ricordo che si sta ultimando la riconversione della centrale di Torrevaldaliga Nord a carbone pulito e che questo ha già comportato una forte assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni Comune, Provincia e Regione. A oggi, infatti, è attivo solo uno dei tre impianti, un secondo è in prova e un terzo è in fase di completamento. La stessa centrale a olio combustibile di Montalto di Castro funziona a potenza ridotta. Mettere a regime Torrevaldaliga nord e Montalto di Castro già consentirebbe di andare in pareggio energetico».
La Polverini, alle prese con le disavventure e le irregolarità di liste e listini, non ha comunque preso bene la burla di dei manifesti ed oggi ha denunciato Greenpeace che sarebbe colpevole di aver copiato un suo manifesto elettorale (cosa che ha ammesso, anzi rivendicato, da subito la stessa associazione ambientalista). «L'associazione ha copiato un mio manifesto - ha detto la candidata - ha utilizzato la mia immagine e il mio nome, ma ha dato un messaggio diverso».
Lepore risponde: «Forse presi dagli impegni della campagna elettorale o dai problemi legati all'accettazione delle liste, questi candidati si sono dimenticati che i cittadini aspettano una risposta chiara sul nucleare. C'è bisogno di dire un chiaro no. Manifesti simili sono stati realizzati per il candidato del Veneto, Luca Zaia, e quello della Lombardia, Roberto Formigoni».
A Greenpeace è arrivata subito la solidarietà di Legambiente: «La reazione scomposta della candidata di centrodestra alla presidenza della regione Lazio è segno che il nucleare è senz'altro un nervo scoperto - dice Stefano Ciafani, responsabile scientifico del Cigno Verde - E' ora di finirla, poi, con lo stucchevole balletto tra il ministro Scajola e i candidati del centrodestra alle regionali. Secondo le informazioni in possesso di Legambiente, infatti, sarebbero ben due i reattori nucleari previsti a Montalto di Castro con buona pace delle certezze della candidata. Invece di denunciare Greenpeace, la Polverini convincesse il Governo ad abbandonare il progetto nucleare, prendendo atto che le Regioni non lo vogliono. Secondo la mappa di Legambiente, realizzata in base alle dichiarazioni di tutti i candidati, le 8 centrali previste dal ministro dello Sviluppo economico, non troverebbero nessuna Regione disposta a ospitarle a meno che non si pensi di concentrarle tutte in Piemonte e Campania qualora vincesse il centrodestra».