[08/03/2010] News toscana
PISA. Non da ora alle politiche ambientali della nostra regione si guarda con grande interesse e talvolta con preoccupazione anche da fuori. La toscana finisce, infatti, facilmente sulle prime pagine dei giornali e dei media. La campagna elettorale è dunque una occasione per molti versi unica per capire cosa bolle in pentola per il nostro futuro. Per i partiti di opposizione impegnati nel governo romano parlano però prima ancora che i programmi e le dichiarazioni le politiche nazionali che come abbiamo visto con le alluvioni, i condoni, i beni culturali etc hanno ben poco di rassicurante non soltanto per la nostra regione. A dare credibilità a chi ha sostenuto e sostiene queste politiche che sull'ambiente hanno avuto e hanno effetti devastanti non bastano quindi vaghi impegni e qualche comizio. Ci vuole faccia tosta per rifarsela, ad esempio. con un comune del Serchio se tu a Roma hai azzerato i finanziamenti dell'autorità di bacino da anni senza batter ciglio.
Dice pur qualcosa il fatto che il 26 febbraio scorso - cioè solo ora- siano stati approvati i piani dei distretti padano, delle alpi orientali, Appennino settentrionale, Appennino centrale, Appennino meridionale altri in Sicilia e Sardegna e anche quello pilota del Serchio. Ma anche chi ha governato e governa la Toscana e non è gravato dalle corresponsabilità del governo nazionale ha ugualmente da render conto di come si è fatto e intende farsi carico di questo allarmante contesto nazionale. E sotto questo profilo la nostra regione ha il merito innegabile di essersi mossa negli anni con l'occhio attento ai processi nazionali e comunitari. E l'ha fatto consapevole di cosa rappresenta la nostra regione sul piano nazionale e internazionale e non solo per la cultura, il paesaggio e l'ambiente naturale. E non a caso negli anni una serie di esperienze toscane anche in campo ambientale sono state assunte se non a modello sicuramente come importanti punti di riferimento; vedi i parchi regionali.
Ma qui c'è una novità di grandissima attualità che fatica ancora ad emergere in tutta la sua portata e urgenza. La molteplicità di aspetti che possiamo ricondurre ai temi ambientali presentano non soltanto intrecci e connessioni per molti aspetti nuovi - si pensi per tutti al rapporto ambiente-paesaggio-agricoltura - dai quali dipende come mai nel passato il tipo di governo del territorio che poi vuol dire in concreto assetto istituzionale. Vuol dire insomma riforma delle istituzioni, leale collaborazione, ossia gestione di una pianificazione e programmazione del territorio di cui si sono perse le tracce sul piano nazionale. E qui anche la Toscana è chiamata oggi a quel cambio di passo di cui parla Enrico Rossi. Nel suo documento ‘La Toscana avanti tutta' nel capitolo ‘L'ambiente e il territorio' questa esigenza è avvertita laddove si parla di ‘nuove linee di indirizzo per la pianificazione urbanistica e territoriale' in grado ‘di pianificare ed esercitare un'azione di governance nei confronti di Province e Comuni, per la realizzazione di grandi progetti urbanistici e infrastrutturale di interesse regionale'. In questo contesto ci si propone di sviluppare pianificazioni integrate sia in riferimento a energia-ambiente-sviluppo economico, sia per migliorare la gestione di parchi e aree protette.
Impegno tanto più importante se ci si ricorderà che qui qualcosa non è andato come ci si era impegnati a fare ,ad esempio, con la nuova legge sulle aree protette che non ha tagliato il traguardo, mentre a Roma si sta lavorando per manomettere quello che di positivo si è riusciti a fare in questi anni.
Quello che ancora - come dicevamo - non emerge forse con la forza e la chiarezza necessaria nemmeno dal recente documento degli ecodem del Pd ‘Idee sostenibili per la Toscana del Futuro', è l'assetto istituzionale indispensabile per governare questo nuovo processo di rilancio di politiche che non si esauriscano nella gestione urbanistica e nei livelli elettivi. Per dirla nella maniera più semplice e alla vigilia di scadenze nazionali che riguardano il titolo V, il nuovo Codice delle autonomie e molto altro, ad un governo del territorio che abbia questa capacità di programmazione e pianificazione non è riconducibile unicamente a stato, regioni ed enti locali ossia gli enti elettivi. I maggiori disastri ambientali ed anche gli strumenti preposti a prevenirli operano su scale diverse sia che si tratti del suolo, delle acque, della natura e così via. Ai piani di bacino come ricorda il recente Decreto antialluvione vanno ricondotte, infatti, la gestione del suolo ma anche la pianificazione e previsioni di sviluppo, la conservazione della natura, la navigazione etc. A quel piano come a quello di un parco dovranno ‘conformarsi' - come dice la legge- tutti gli altri strumenti urbanistici o meno di qualsiasi ente, elettivo o no. E ciò deve avvenire perché quelli sono i livelli di giustezza, adeguatezza, efficacia a cui si deve operare oggi in base alle leggi che in campo ambientale privilegiano giustamente piuttosto che i confini amministrativi quelli di scala più corrispondente alle finalità di tutela ambientale. Il che ripropone una questione più di fondo che in troppi continuano ad eludere e ignorare come quando hanno incassato silenti le mazzate assestate o in programma proprio a quelle leggi come la 183, la 394 etc che hanno avuto e hanno il merito di introdurre nel nostro ordinamento livelli più adeguati di gestione del territorio.
E che ci si sia accaniti e si continui a farlo proprio contro queste leggi dovrebbe pur dirci qualcosa specie nel momento in cui si ciancia tanto di federalismo. Da questo punto di vista anche la nostra regione deve ingranare una nuova marcia prendendo atto che puntare su un rilancio pianificatorio che si esaurisce nella filiera elettiva ( vedi il PIT) è del tutto inadeguato alle sfide di oggi.