[09/03/2010] News
LIVORNO. Esiste o non esiste una tutela brevettuale classica per l'informazione genetica in quanto tale? L'informazione genetica della pianta della soia modificata nel suo Dna è tutelata dalla normativa europea sui brevetti come composto chimico anche quando si trova all'interno di un prodotto che è il risultato della trasformazione di un prodotto biologico (ad esempio nella farina di soia utilizzata come mangime per gli animali)?
Il brevetto su una sequenza genetica è tutelato, ma nei limiti in cui l'informazione genetica svolge attualmente le funzioni descritte nel brevetto stesso. Perché al momento del rilascio del brevetto non è possibile conoscere le future funzioni.
Questa è l'opinione dell'avvocato generale dell'Ue Paolo Mengozzi, che ha il compito di proporre alla Corte europea (che poi deciderà in piena indipendenza) una soluzione giuridica sulla questione sollevata dalla Corte olandese.
Ecco dunque che, proprio dopo la decisione di Bruxelles di dare il via libera sui suoli europei alla coltivazione, ai fini industriali, della patata transgenica Amflora della Basf e ad altre tre nuove varietà di mais ogm della Monsanto (tutte destinate all'importazione e la commercializzazione per l'alimentazione degli animali), adesso l'Ue si trova per la prima volta a dover interpretare la normativa europea sulla protezione delle invenzioni biotecnologiche.
Infatti, la Monsanto - che dal 1996 è titolare di un brevetto europeo su una sequenza genetica introdotta nel Dna della soia che la rende resistente al glifosato (erbicida prodotto dalla medesima multinazionale e commercializzato con il nome di Roundup) - ha proposto dinanzi alla Corte olandese un ricorso contro le società importatrici di farina di soia per la produzione di mangimi per animali provenienti dall'Argentina. In Argentina la soia geneticamente modificata è coltivata su vasta scala così come in altri paesi del mondo, ma non nel territorio dell'Unione europea. Il vantaggio dell'utilizzo della soia geneticamente modificata consiste, per gli agricoltori, nella possibilità di utilizzare l'erbicida Roundup per distruggere le piante infestanti senza timore di danneggiare la coltura.
La Monsanto, però, ha compiuto delle analisi sulla farina importata e sbarcata nel porto di Amsterdam nel 2005 e 2006 e dall'analisi è risultata la presenza di tracce del Dna caratteristico della soia modificata. Per ciò è stato confermato che la farina è stata prodotta con la soia geneticamente modificata per cui la Monsanto è titolare del brevetto europeo (brevetto che non ha in Argentina).
Dalla lettura della direttiva sul brevetto relativo a un'informazione genetica (la direttiva 98/44/CE che non ammette - così come ricorda l'Avvocato - il riconoscimento da parte di una normativa nazionale di una tutela più ampia e che si applica anche quando il brevetto è anteriore alla disciplina), in particolare attraverso la considerazione della funzione svolta dal Dna, è possibile distinguere tra l'"invenzione" e la "scoperta". Mentre la prima è una scoperta corredata dell'indicazione della funzione, la seconda è la semplice individuazione di una sequenza genetica. Ma mentre l'invenzione è brevettabile la scoperta non lo è. Perché ammetterne la tutela senza che ne sia indicata una funzione significherebbe riconoscere il brevetto per funzioni ancora ignote nel momento in cui lo stesso brevetto è stato richiesto. Consentirebbe, dunque, la brevettabilità di una semplice scoperta, in contrasto con i principi in materia di brevetti.
Inoltre, dal momento che non è possibile conoscere fino a quale punto della catena alimentare e dei prodotti derivati possano essere ancora riconoscibili tracce dell'originario Dna della pianta geneticamente modificata la loro stessa presenza assoggetterebbe un numero imprecisato di prodotti derivati al controllo di chi ha brevettato la sequenza genetica di una pianta.