[10/03/2010] News
LIVORNO. «Gazprom dal 5 marzo ha raddoppiato l'acquisto giornaliero di gas dall'Azerbaigian ed ha riaffernato la sua intenzione ad acquistare tutto il gas che la parte azera è disposta a fornire» , ha detto oggi ai giornalisti Alexei Miller, l'amministratore delegato del gigante gasiero russo che rappresenta una buona parte del potere dell'oligarchia putiniana.
«La nostra cooperazione con l'Azerbaigian guadagna in intensità. Dal 5 marzo scorso, le forniture giornaliere di gas azero in Russia sono raddoppiate per salire a 3 milioni di metri cubi - ha sottolineato Miller - Siamo felici e riaffermiamo che Gazprom è pronta ad accettare in futuro anche tutto il gas che l'Azerbaigian sarà disposto a fornirci. Questo è del tutto conforme al contratto in vigore. Siamo persuasi che la nostra ulteriore e vantaggiosa mutua cooperazione si svilupperà altrettanto dinamicamente».
I russi hanno quindi portato a casa, dopo una serrata azione diplomatica su Baku, il contratto con la Società del petrolio e del gas dell'Azerbaigian (Gnkar) che a partire dal 2010 prevede la fornitura di 1 miliardo di m3 di gas all'anno. La cosa per la verità era già stata annunciata all''agenzia stampa News Azerbaijan, alla fine di dicembre 2009, dal capo della compagnia statale azera, Rovnag Abdullaiev: «Ci sono stati dei negoziati. L'Azerbaigian è in grado di aumentare le sue forniture nel 2010, esporteremo verso la Russia 1 miliardo di m3».
Le forniture avrebbero dovuto partire addirittura il primo gennaio.
Comunque la Russia si è mossa velocemente per bloccare l'attivismo delle compagnie gasiere occidentali in Azerbaigian, proponendo al governo di Baku il raddoppio delle forniture previste dall'accordo del 14 octobre 2009 (500 milioni di m3), le trattative con la Gnkar sono proseguite nell'agosto 2009 e prevedono anche la realizzazione di una stazione di pompaggio nella provincia azera di Chirvan.
Il gas probabilmente proverrà in gran parte dal giacimento di Shah Deniz, scoperto nel 1999 ed entrato in produzione nel 2006, che si estende su una superficie di circa 860 km2, situato nel Mar Caspio a 70 km dalle coste azere.
Alle sue riserve di 1.200 miliardi di m3 di gas puntava anche il progetto Nabucco (finanziato qualche giorno fa con 200 milioni di euro dall'Ue). Il giacimento è sfruttato da un consorzio formato dalla britannica BP (25,5%), dalla norvegese Statoil (25,5%), dalla compagnia azera Socar (10%) , dalla russa Lukoil (10%), dall'iraniana Nico ( 10%), dalla francese TotalFinaElf ( 10%) e dalla compagnia nazionale turca Tpao (9%). Attualmente il consorzio produce 22 milioni di m3 di gas e 45.000 barili di condensato al giorno.
L'Azerbaigian è uno dei fornitori potenziali del gasdotto Nabucco, ed anche il suo punto di approdo e partenza del gas centroasiatico, che nel 2013 dovrebbe collegare il Mar Caspio all'Europa aggirando la Russia e riducendo così la dipendenza dell'Ue da Gazprom. Con l'accordo la Russia cerca di ristabilire il suo monopolio sul gas della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) messo a rischio proprio dall'atteggiamento dell'Azerbaigian.
Evidentemente le blandizie (e probabilmente qualche ben mirato avvertimento) hanno convinto Baku, anche grazie alla disponibilità di Gazprom, a pagare un "prezzo europeo".
Ora si pone un problema per Nabucco: secondo quanto scriveva Vedemosti qualche temopo fa «L'Azerbaigian non possiede ancora nessun combustibile supplementare per Gazprom. L'estrazione annua di gas nella Repubblica costituisce circa 20 miliardi di m3. IL consumo interno arriva, secondo Gazprom, a 12-14 miliardi di m3, mentre ancora 7 miliardi di m3 di gas azero devono essere esportati in Turchia».
La storia vera la spiegava molto bene Mikail Kortchemkin, direttore dell'East European Gas Analysis: «Dal punto dio vista economico, sarebbe meglio per Gazprom rinunciare all'acquisizione del gas azero: la holding registra già delle perdite a causa della rivendita del gas turkmeno, uzbeko e kazako (circa 60 miliardi di m3 all'anno). Dal punto di vista politico, Gazprom ha però bisogno della totalità del gas». E questo naturalmente per impedire che l'Europa irrompa col Nabucco nel Mar Caspio e prosciughi una delle armi energetiche e geopolitiche più importanti in mano a Mosca per controllare le risorse e lo spazio di quello che fu l'impero sovietico.