[10/03/2010] News
GROSSETO. Il tanto atteso decreto per l'individuazione dei criteri per la scelta dei siti che dovranno ospitare i nuovi impianti di produzione elettrica nucleare ( il Dl. 55 del 15 febbraio 2010) è arrivato finalmente ieri in Gazzetta ufficiale.
Ma si è dovuto aspettare sino a sera perché dal sito della GU lo si potesse "vedere" e dato che anche la versione cartacea del bollettino ufficiale della pubblicazione di leggi e decreti ieri era introvabile, l'unico sito dove poterlo reperire - e dove lo si legge anche oggi - era quello del ministero dello Sviluppo economico.
Ma già il fatto che il decreto è stato pubblicato con tutte le variazioni dell'ultima ora in grassetto e con evidenti passaggi di "copia e incolla", la dice lunga della fretta con cui si è provveduto a sanare i ritardi accumulati.
Il decreto legge è stato infatti approvato in via definitiva il 10 febbraio, in tempo per non incorrere nella decadenza della legge delega che fissava il limite ultimo per la decretazione specifica nel 15 febbraio. A quella data il testo non era stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (vedi greenreport del 17 febbraio, link a fondo pagina) tanto che si poneva il dubbio della sua effettiva validità. Attestato che la data che conta è quella dell'approvazione, i problemi che la maggioranza ha avuto con altre scadenze dei termini, hanno evidentemente distratto il Governo dall'iter di pubblicazione ufficiale del testo.
Un torpore da cui si è risvegliato ieri forse anche per merito della interrogazione al ministro Scajola richiesta dai senatori del Pd, partita per iniziativa di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante presentata l'8 marzo.
I due senatori Ecodem partivano dalle notizie riportate da vari quotidiani che asserivano che l'impedimento alla pubblicazione del testo fosse dovuto ad alcune divergenze o incomprensioni tra il ministero della Giustizia e quello dello Sviluppo Economico.
Infatti il provvedimento era stato firmato dal presidente Napolitano nell'ultimo giorno utile per esercitare la delega (il 15 febbraio) e poi trasmesso al ministero dello Sviluppo per l'ultima lettura del testo prima della firma del guardasigilli che precede la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Ma a valutare dalle correzioni in grassetto ben visibili sul testo pubblicato, di correzioni da fare ve ne devono essere state diverse.
Una vicenda che, come già sottolineavano i senatori Ferrante e Della Seta, indica ancora una volta, se mai ve ne fosse stato bisogno, il pressapochismo che caratterizza questo governo e la maggioranza che lo sostiene. Un governo molto bravo a fare una politica degli annunci e della voce grossa, molto meno capace di pensare e produrre politiche utili per il paese.
Di cui la vicenda energetica ne è la lampante dimostrazione, a partire proprio dai roboanti annunci dei tempi con cui sarà aperto il primo cantiere delle future nuove centrali nucleari, quando poi si rincorrono i tempi per definire e pubblicare la cornice legislativa senza la quale nessuno può muovere un dito. Così come non si potrà far niente - e il decreto pubblicato ieri lo definisce in maniera inequivocabile - prima che l'agenzia per la sicurezza nucleare sia messa in condizioni di poter operare. Ma anche in questo caso il governo, in altre faccende affaccendato, non ha ancora provveduto a definire lo statuto e l'organigramma di quella stessa Agenzia che avrà un ruolo di primo piano per il ritorno al nucleare.
Si perde tempo quindi, mentre il paese avrebbe urgenza di una politica energetica seria, che anziché pasticciare su un terreno difficile oltreché inutile come quello del nucleare, ponesse l'attenzione su politiche di vera innovazione energetica, basate sul risparmio e l'efficienza e sulle fonti rinnovabili. Politiche di cui invece non vi è traccia se non per interventi puntuali, non continuativi e che non rispondono alle reali esigenze del paese e che pongono in una situazione di continua incertezza chi vorrebbe investire o lo ha già fatto nell'efficienza e risparmio energetico e nelle fonti di energia alternativa, la vera chiave per rispondere in maniera concreta alla crisi climatica e a quella economica.