[11/03/2010] News

L'equipe di "Operazione Sos Po-Lambro" è arrivata a destinazione: la sede della Lombarda Petroli…

FIRENZE. E' arrivato al capolinea il viaggio di "Operazione Sos Po-Lambro": l'equipe di  Legambiente è arrivata a Villasanta (MB) sede della Lombarda Petroli da dove sono usciti gli idrocarburi che hanno inquinato i corsi d'acqua. Il sindaco Emilio Merlo racconta a Legambiente la storia dell'azienda: «Un tempo la raffineria dava lavoro a ben 300 dipendenti. Oggi, con la terza generazione dei Tagliabue (famiglia titolare dello stabilimento), l'azienda si occupa solo di stoccaggio e a lavorarci sono rimasti solo in cinque». E in effetti come raccontano gli ambientalisti nel loro diario di bordo la fabbrica pare abbandonata da anni (reti tagliate, muri ricoperti da piante e cancelli arrugginiti) mentre le insegne del progetto Ecocity, sono ben evidenti.

Il progetto immobiliare era frutto di una convenzione tra comune di Villasanta, il Gruppo immobiliare Addamiano e la famiglia Tagliabue, proprietaria della Lombarda Petroli, azienda che secondo il progetto Ecocity, sarebbe stata smantellata nei prossimi anni per fare posto a residenze private e poli logistici. «Ora tutto è nelle mani del magistrato e nessuno sa cosa accadrà in futuro-informano dallo staff di "Operazione Sos Po-Lambro": Quello che è certo è che da qui sono state svuotate sette cisterne piene di idrocarburi direttamente nelle fognature creando quello che molti definiscono il secondo incidente più grave accaduto in Italia».

Intanto ieri sono arrivate buone notizie riguardanti sempre il Po e il Lambro. Il Tribunale di Milano ha ritenuto responsabile civile il comune di Milano per "danno ambientale" per aver «realizzato con un ritardo di oltre sei anni il sistema di depurazione delle acque reflue urbane»  e questa "carenza"  ha contribuito «all'inquinamento del fiume Lambro e del fiume Po».

Il risarcimento non è stato stabilito perché non richiesto dai promotori dell'iniziativa legale (tra cui Legambiente), ora il sistema di depurazione è attivo dal 2006 ma la sentenza - come spiegano dall'associazione ambientalista - è di grande rilevanza generale, perché stabilisce alcuni principi fondamentali: si riconosce per la prima volta in Italia la responsabilità di una amministrazione pubblica in un danno arrecato all'ambiente a causa di inadempienze o ritardi nella depurazione o nel risanamento di un inquinamento; perché si riafferma il diritto, oltre che di altri enti pubblici, di una associazione ambientalista riconosciuta ad intervenire in giudizio per danno ambientale, in difesa di interessi generali. «Ci siamo accontentati di una vittoria di principio ma di elevato valore simbolico - hanno sottolineato Andrea Poggio, vicedirettore nazionale e Damiano Di Simine, presidente lombardo dell'associazione - perché confidiamo nel fatto che la sentenza sia monito per tutti gli enti responsabili della salute del fiume Lambro, così come degli altri fiumi lombardi, per avviare concrete azioni di depurazione e risanamento dei fiumi e del loro ambiente circostante. Ci rivolgeremo a tutti gli Enti che ci hanno accompagnato sinora per decidere azioni comuni, attraverso il convinto avvio del "Contratto di fiume" per il risanamento del Lambro, ma anche per aumentare il livello di tutela, in primo luogo attraverso la istituzione di parchi fluviali lungo il medio e basso corso del fiume: un progetto che può avviarsi con l'entrata del comune di Milano nel Parco della Media Valle del Lambro, ed estendersi al tratto lodigiano» hanno concluso i due esponenti di Legambiente. La causa civile era stata avviata con la messa in mora del Comune nel 2001 da provincia di Lodi, provincia di Rovigo, Parco Regionale Veneto del Delta del Po, Legambiente e da dieci comuni delle province di Milano, Lodi, Pavia e Rovigo.

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