[11/03/2010] News
BRUXELLES. Il documento previsionale ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 3, della Direttiva 2009/28/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009, prevede che l'Italia non ce la farà a raggiungere il 17% di energie rinnovabili richiesto dall'Unione europea e che quindi dovrà ricorrere nel 2020 ad importazioni di energia elettrica da fonti rinnovabili per circa 1,17 Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all'anno.
La crescita delle importazioni è abbastanza inquietante: nel 2014 sono previste 0,086 Mtep/anno, nel 2016 si salirà a 0,86 Mtep, nel 2018 si raggiungerà il culmine di 1,17 Mtep. Ma c'è di più: il ministero dello sviluppo ammette nel documento che in realtà il contributo estero di fonti rinnovabili sarà di 4 Mtep/anno perché 2,9 proverranno «da biocombustibili prodotti all'estero o prodotti in Italia con biomassa importata (compreso l'eventuale contributo di bioliquidi destinati alla produzione elettrica) e di circa 1,1 Mtep derivanti da contributi esteri in varie forme (quali import elettrico, progetti comuni intra Ue ed extra Ue, scambio statistico)». Perciò il nostro governo non prevede produzione eccedentaria di energie rinnovabili.
Secondo il documento di sintesi complessivo degli impegni di tutti gli Stati membri, presentato dalla Commissione europea, 10 Pesi dell'Ue su 27 possono superare i loro obiettivi di energie rinnovabili e 12 sono in grado di rispettarli con risorse nazionali, l'Italia è tra il gruppetto dei 5 Paesi che evidentemente non è in grado di farlo. Per l'a Commissione «L'Ue supererà il suo obiettivo del 20 % di energia da fonti rinnovabili nel consumo di energia entro il 2020» infatti il documento di sintesi prevede che l'Ue a 27 arriverà nel 2020 al 20,3 %.
In virtù della direttiva sulle energie rinnovabili (2009/28/CE), gli Stati membri che non riescono a raggiungere i loro obiettivi con le loro risorse, devono sollecitare il trasferimento di energia da parte di altri Stati membri o Paesi terzi. Per le importazioni di energia il governo punta soprattutto a progetti di interconnessione con Svizzera, Albania, Croazia, Montenegro, Tunisia. Secondo il documento di sintesi, questo meccanismo di trasferimenti giocherà un ruolo minore nell'Ue a 27: «meno dell' 1% in valore relativo», è significativo che oltre la metà del "debito" europeo di energia rinnovabile sia a carico dell'Italia.
Secondo il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, questa è la dimostrazione che «La politica energetica del governo Berlusconi si dimostra sempre più oscurantista e basata su modelli che guardano più alla prima rivoluzione industriale che non al futuro. Mentre il governo ha deciso letteralmente di "buttare" 34 miliardi di euro dei contribuenti su delle centrali nucleari obsolete e pericolose, che l'Europa non considera una fonte verde e che i cittadini non vogliono, gli altri paesi europei stanno investendo con decisione sulle fonti rinnovabili, che rappresentano le energie del futuro - spiega il leader del Sole che ride -. Questo significa che tra non molto tempo l'Italia, il Paese del Sole, sarà costretta ad acquistare energia rinnovabile da altri paesi europei. La decisione di tornare ad un nucleare vecchio, costosissimo e pericoloso rappresenta un colpo durissimo all'innovazione tecnologica e allo sviluppo delle rinnovabili, a cui sono state sottratte le risorse e gli incentivi che come Verdi eravamo riusciti ad ottenere nel governo Prodi. Non puntare sulle energie verdi significa rinunciare a centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro: in Germania grazie alla green economy ne sono stati creati 650 mila».
Günther Oettinger, commissario europeo all'energia, ha detto «Le previsioni dimostrano che gli Stati membri prendono questa questione molto seriamente e sono realmente determinati a sviluppare la loro produzione. E' una tappa importante verso la realizzazione degli obiettivi fissati b nella strategia Europa 2020 ed anche molto di buon augurio per l'ambiente, nel senso che contribuirà a diminuire le emissioni di CO2, rafforzando anche la nostra sicurezza energetica. Si tratta inoltre di un messaggio molto positivo per la nostra economia e per le nostre imprese ad investire nelle tecnologie ecologiche e nella produzione di energia rinnovabile. A noi spetta di aiutare gli Stati membri a raggiungere ed anche a superare l'obiettivo del 20%».
Peccato che ancora una volta l'Italia sia nel gruppetto degli ultimi della classe dell'Europa virtuosa che mantiene gli impegni.