[12/03/2010] News
ROMA. Oggi l'osservatorio Salva le Foreste rilancia l'intervista concessa al Guardian da Simon Stuart, presidente della Species Survival Commission dell'Iucn e che ha detto senza usare mezzi termini: «Per la prima volta dalla scomparsa dei dinosauri, gli esseri umani stanno portando animali e piante all'estinzione più rapidamente della capacità delle nuove specie di evolvere. Misurare il tasso al quale le nuove specie si evolvono è difficile, ma non c'è dubbio che gli attuali tassi di estinzione sono più veloci». E' quella che gli scienziati chiamano "la sesta grande estinzione" delle specie, provocata dalla distruzione degli habitat naturali, dalla caccia, dalla diffusione di predatori alieni, e dal cambiamento climatico.
Biologi e scienziati stanno da tempo dicendo che il pianeta è già nella morsa della "sesta grande estinzione" delle specie, ma che questa volta la colpa e soprattutto dell'uomo che distrugge gli habitat naturali, caccia gli animali in pericolo, diffonde specie aliene e malattie e altera l‘equilibrio del pianeta con il cambiamento climatico. «Tuttavia, fino a poco tempo - scrive il Guardian - si era sperato che il tasso con il quale le nuove specie sono in continua evoluzione potesse tenere il passo con la perdita di diversità della vita».
Stuart ha anticipato al giornale britannico i dati più eclatanti di due rapporti sullo stato della fauna selvatica in Gran Bretagna e in Europa che verranno resi noti la prossima settimana, ma l'Iucn teme che il punto di non ritorno possa essere "quasi certamente" stato superato.
«Misurare il tasso al quale le nuove specie si evolvono è difficile, ma non c'è dubbio che gli attuali tassi di estinzione sono più veloci di quello, penso che sia inevitabile» ha spiegato Stuart.
L'Iucn nel 2004 ha calcolato nel suo assessment of the world's biodiversity gli impatti del tasso di estinzione ed erano tra le 100 e le 1.000 volte superiori a quelli suggeriti dai dati fossili risalenti a prima della comparsa degli esseri umani. Dopo sono stati pubblicati "no formal calculations", ma gli ambientalisti concordano nel ritenere che il tasso di perdita di specie sia ulteriormente aumentato e Stuart ha detto che «E' possibile che le previsioni drammatiche degli esperti, come quelle del celebre biologo di Harvard EO Wilson, che entro due decenni il tasso di perdita potrebbe raggiungere le 10.000 volte rispetto al tasso normale, potrebbero essere corrette. Tutte le prove ci danno ragione. Alcune persone dicono che questo sta già accadendo ... che le cose possono solo deteriorarsi in peggio, a causa dei "driver"delle perdite, come la perdita di habitat e il cambiamento climatico. Ma non abbiamo misurato i nuovi tassi di estinzione al 2004 e perché le nostre stime attuali abbiano un range in aumento di 10 volte ci deve essere un deterioramento molto grande o un innalzamento del picco di cambiamento».
L'estinzione delle specie fa parte della naturale evoluzione della vita, si calcola che solo tra il 2 e il 4% delle specie che abbiano vissuto sulla Terra siano ancora presenti oggi. Però i dati fossili ci dicono che durante la maggior parte dei 3,5 miliardi di evoluzione della vita sulla terra, il tasso costante di perdita di specie fosse di circa uno ogni milione di specie all'anno.
Dal 1.500 ad oggi sono state registrate "solo" 869 estinzioni, ma gli scienziati hanno descritto circa 2 milioni di specie (sui 5 - 30 milioni di specie che abitano il nostro pianeta), e di queste è stato valutato lo stato di conservazione solo per il 3%. Quindi, il tasso globale di estinzione è estrapolato dal tasso di perdita tra le specie che sono note. In questo modo l'Iucn nel 2004 ha calcolato che il tasso di perdita della biodiversità sarebbe simile a quello registrato nelle cinque precedenti "estinzioni di massa", l'ultima delle quali ha spazzato via i dinosauri dalla faccia del pianeta circa 65 milioni di anni fa.
Il Guardian sottolinea che qualcuno, come lo "Skeptical Environmentalist" Bjørn Lomborg, non è d'accordo e dice che le stime sul tasso di estinzione attuale si basano sui fossili di animali marini, con margini di errore enormi che li rendono inaffidabili, e questo al solo scopo di far finanziare costose attività di tutela della natura. Stuart non è assolutamente d'accordo, anzi, secondo lui «Le cifre dell'Iucn sono probabilmente una sottovalutazione del problema, perché gli scienziati sono molto restii a dichiarare la specie estinte, anche quando a volte non si vedono più da decenni, e perché molti tipi di piante, funghi e invertebrati del mondo non sono ancora stati formalmente registrati e valutati. L'aumento calcolato del tasso di estinzione deve essere comparato con un altro studio, "thresholds of resilience for the natural world" di scienziati svedesi che hanno avvertito che un tasso 10 volte più alto di estinzione (10 specie ogni milione per anno) è al di sopra del limite che può essere tollerato se il mondo deve essere sicuro per gli esseri umani. Sostenendo che è più piccolo di 10 volte, rimaniamo nell'incertezza fino in fondo; l'unica cosa di cui siamo certi è che la sua estinzione va ben oltre quel che è naturale, ed è sempre peggio».
L'Iucn ha elencato nella sua Lista Rossa 208 specie come "probabilmente estinte", alcune delle quali non vengono avvistate da decenni. Quasi 17.300 le specie sono considerate a rischio, e solo il mantenimento di alcune piccole popolazioni può impedire l'estinzione di un mammifero s cinque, di un uccello su otto, di un anfibio su tre e di una specie di coralli su quattro.