[12/03/2010] News
FIRENZE. Anche il Sud Italia ha ultimato il Piano di gestione delle acque. Il Piano del distretto Appennino meridionale (costituito da 14 bacini idrografici) è stato elaborato dall'Autorità di bacino nazionale dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno e riguarda le 7 Regioni del Sud. Si tratta di un territorio di oltre 68mila Km2 in cui vivono circa 14 milioni di abitanti.
La spesa prevista per i prossimi 15 anni per migliorare la qualità delle acque (superficiali e sotterranee), è di 11 miliardi di euro di cui 3 destinati alla sola Campania. «Questo piano - ha informato il Segretario generale dell'Autorità di bacino Vera Corbelli - è destinato al governo della risorsa idrica, del suo utilizzo e della sua gestione, ed è finalizzato alla conoscenza dello stato quali-quantitativo della risorsa, degli usi, dei controlli, degli interventi strutturali e non, necessari per raggiungere gli obiettivi di qualità e quantità per oggi e domani».
Per quanto attiene gli aspetti quantitativi della risorsa idrica il Piano ribadisce che l'acqua nel Sud c'è, ma non è distribuita omogeneamente, poi impianti obsoleti e cattiva gestione determinano alti livelli di dispersione: «per uso potabile si perde circa il 30 per cento d'acqua, per uso agricolo tra il 40 e il 50 per cento e per uso industriale non si hanno nemmeno dati attendibili per valutazioni adeguate» ha precisato Corbelli.
Il Piano di gestione tratta le criticità dei fiumi, dei laghi delle acque marine costiere e individua le misure per raggiungere gli obiettivi di qualità. Inoltre il Piano è anche lo strumento base per la definizione di accordi tra le Regioni del Sud per regolamentare lo scambio dell'acqua ed è su questo aspetto che concentra le attenzioni l'assessore all'Ambiente della Regione Campania Walter Ganapini «La Campania non potrà continuare a lungo a dare acqua alla Puglia, né potrà continuare a riceverla da Lazio e Molise.
E' necessaria, dunque, la formulazione di accordi di trasferimento stipulati sulla base di equivalenti economici dando così una risposta all'Irpinia e al Sannio che da decenni forniscono 6 mila litri d'acqua al secondo alla Puglia, facendone restare in Campania, per il Sele e la sua biodiversità, appena mille. Questo documento- ha continuato Ganapini-rappresenta il quadro di riferimento operativo per chiunque sarà alla guida della Regione, perché detta le priorità; uno strumento necessario al Paese per evitare sanzioni, e per gestire le acque in modo moderno secondo la direttiva europea da cui eravamo lontanissimi» ha concluso l'assessore all'ambiente della Campania.