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[16/03/2010] News toscana
FIRENZE. Portare a termine, a 40 anni dall'istituzione delle regioni (oltre che 20 anni dopo la legge 142/90 - cardine delle odierne politiche di autonomia locale - e 10 dopo la riforma del titolo V della Costituzione) il percorso verso il superamento del centralismo amministrativo, inteso sia in senso tradizionale sia riguardo al "neo-centralismo" regionale, in direzione di un «nuovo assetto incardinato sul principio delle responsabilità istituzionali e di governo più vicine ai cittadini»: questo, in sostanza, è ciò che Anci (l'associazione dei comuni) auspica avvenga su base nazionale in seguito alle venture elezioni regionali, un auspicio che la sezione toscana dell'associazione ha concretizzato in un manifesto in 9 punti rivolto ai candidati dei vari schieramenti (vedi link in fondo all'articolo).
Ciò passerà, si legge nell'appello che Anci ha presentato oggi a Firenze davanti a tre (Rossi - centrosinistra, Faenzi - Pdl/Lega, De Virgilis - lista Bonino) dei cinque candidati alla presidenza della regione Toscana, in primo luogo attraverso una «profonda riforma del sistema di concertazione» e in generale degli strumenti di gestione e attribuzione delle competenze.
Il rilancio delle autonomie locali, secondo Anci, non può non essere inserito nel quadro di un reale coordinamento effettuato dalla Regione, che secondo quanto dichiarato dal presidente di Anci Toscana e sindaco di Livorno Alessandro Cosimi rappresenta «il punto macroeconomico minimo su cui possono essere attuate le politiche industriali e infrastrutturali», per esempio riguardo alle politiche di servizio pubblico (rifiuti e trasporto pubblico in primis) dove occorre «puntare a una dimensione regionale dei servizi», superando l'attuale frammentazione al fine di «rendere i comuni soggetti attivi dei mutamenti industriali in atto nel campo delle multi-utility e non oggetto di acquisizioni o terra di conquista da parte di società nazionali o estere».
Su scala più specificatamente regionale, i comuni elencano nove punti di interesse ai candidati alla guida della Toscana: riguardo allo sviluppo infrastrutturale si auspica un generale «completamento delle opere nel settore delle infrastrutture viarie», una «riqualificazione dei servizi nella viabilità su rotaia», un «potenziamento del sistema aeroportuale e marittimo»: e qui, in poche parole, non si può non sottolineare come nelle richieste dei comuni non ci sia tanto un sostegno alla messa in funzione di opere per lo "sviluppo" e la relativa sostenibilità, ma più che altro un sostegno alla "crescita" infrastrutturale in sé e per sé. D'altro lato, va detto anche che nel documento presentato oggi non mancano accenni alla necessità di una sostenibilità dello sviluppo (ad esempio l'auspicio di «assicurare vivibilità e sostenibilità ambientale in coerenza con gli obiettivi definiti nelle strategie di Lisbona e Goteborg»).
Più evolute, in questo senso, appaiono la parte dedicata alla difesa del suolo (in cui sono auspicate, in sostanza, l'uscita dalla «logica emergenziale post-disastro» e la «definizione di un Piano per la costa e per il contenimento dell'erosione», ed è sottolineata la predisposizione in corso di un "patto per il territorio" insieme a Legambiente (vedi altro articolo, link a fondo pagina) e la richiesta di una «maggiore determinazione nella politica dei rifiuti», con focus particolare sul problema della carenza impiantistica e soprattutto sulla questione dei rifiuti industriali, al fine di «proporre alle imprese territori in cui le fasi della produzione (compresa quella del corretto smaltimento dei rifiuti prodotti) trovino risposte adeguate sotto il profilo industriale, economico e ambientale».
Altri punti di interesse del manifesto di Anci regionale riguardano le politiche abitative (si auspicano interventi sulla legge 560/93, sulla 96/96 e una «maggiore flessibilità dello strumento Erp», cioè delle politiche di edilizia popolare), quelle per la scuola («non solo manutenzione e messa in sicurezza, ma anche costruzione di nuovi edifici scolastici», e anche qui va sottolineato che non sarebbe guastato, da parte dei comuni, un maggiore focus sulla efficientazione dell'esistente - ad esempio in termini di intercettazione dell'energia tramite impianti a fonti rinnovabili e di utilizzo più razionale di questa energia - più che sulla costruzione di "nuovo"), quelle su servizi pubblici (la già citata richiesta di una «spinta regionale verso l'aggregazione», oltre alla costruzione di veri Piani industriali, «a garanzia dell'affidabilità dei partner privati e al fine del superamento per i comuni del duplice ruolo di controllati e controllori») e infine il «rilancio del comparto del commercio e del turismo», in cui appare particolarmente interessante la richiesta di una «forte connessione tra pianificazione commerciale e pianificazione urbanistica delle città», in particolare riguardo alla grande distribuzione.