[16/03/2010] News

Parchi bipartisan?

PISA. Nel dibattito sulla nuova legge sulle aree protette marine all'esame del Senato per rassicurare chi ha più d'un dubbio su come si sta procedendo è stato detto che c'è un accordo ‘bipartisan'. Tradotto significa -più o meno- che i due schieramenti politici di governo e di opposizione concordano sulla necessità di introdurre delle modifiche nella legislazione attuale che avrebbe bisogno ormai di aggiustamenti e aggiornamenti.

Generalmente -almeno stando alla nostra consolidata tradizione parlamentare- ad accordi cosidetti bipartisan si giunge lavorando su proposte e testi presentati dai diversi schieramenti sulla base dei quali ‘comitati ristretti' traggono un testo unitario che sarà discusso e approvato in commissione o in aula. Non ho naturalmente nessun intento pedagogico nel ricordare questa prassi se non per sottolineare che questo approdo -quando c'è- poggia su posizioni ben definite e precise dei rispettivi schieramenti che unitariamente cercheranno quel giusto ‘compromesso' da cui nascono quasi sempre le leggi più importanti.

La legge 394 sui parchi vi fece in qualche modo e per più d'un verso eccezione e non solo perché in quegli anni gli schieramenti erano assai più articolati ma soprattutto perché il dibattito si protrasse per più legislature. L'approdo come è noto fu quindi quanto mai travagliato e le carte furono rimescolate e cambiate più volte in corso d'opera anche su aspetti essenziali.

Chi ricostruirà la storia di questa lunga e travagliata vicenda avrà sicuramente modo e l'occasione di coglierne tutte implicazioni e sfumature.

Ho voluto fare questa sommaria premessa perché io non ritengo che si possa parlare oggi di ‘accordo bipartisan' ma tutt'al più di una ricerca di intesa politica per poter proseguire l'esame di una proposta che non è il risultato -appunto- di più proposte definite e in qualche modo organiche dei diversi schieramenti che debbono confluire in un testo unitario. Queste considerazioni potrebbero sembrare di primo acchito un po' astruse se non da azzeccagarbugli ma non è così.

Quello che manca oggi per poter parlare di accordo bipartisan, infatti, è che nessuno degli schieramenti ha proposte ‘complessive' sulla materia tali da poter far dire questo pensa la maggioranza di governo, questo il maggior gruppo di opposizione. In effetti il non detto è assai di più del detto o scritto fin qui che peraltro è il risultato -mi si passi il termine- un po' raccogliticcio senza che una serie di protagonisti molto importanti, ad esempio, vi abbia finora potuto partecipare.

D'altronde non è un caso che la Commissione dei 24 che impallinò la legge 183 e che avrebbe dovuto occuparsi anche di parchi non ne fece di nulla perché proprio il rappresentante del governo disse che non ve ne era necessità. Sappiamo però che in questi ultimi anni sono via via circolate ipotesi o sono state prese anche iniziative parlamentari ora sulla caccia o altro che miravano a riaprire il discorso sulla legge quadro. E in qualche caso ciò è avvenuto magari in sede di legge delega come con il paesaggio che il nuovo codice dei beni culturali ha sottratto alla pianificazione dei parchi senza incontrare peraltro nessuna resistenza ‘bipartisan'.

Oppure quando sono state approvate leggi regionali importanti come nel caso del nuovo Testo Unico della regione Piemonte e il governo l'ha subito impugnata dinanzi alla Corte nessuno sembra essersene preoccupato in nessuno dei due schieramenti. Vogliamo inoltre ricordare le più varie e bislacche ipotesi che hanno circolato ora sulla privatizzazione dei parchi, ora sulle abrogazioni dei parchi regionali proposta da Calderoli o i tagli finanziari dello stato che già ora mette solo il 25 % rispetto al 75% delle regioni pur essendo il territorio protetto del paese diviso quasi a metà.
Cosa voglio dire con queste annotazioni? Semplicemente che oggi chi si interroga sul futuro dei nostri parchi - e ne ha fondatissime a valide ragioni - non può cercare -almeno fino a questo momento- la risposta nelle posizioni dei vari partiti e schieramenti. So bene che vi sono aspetti che consentono di cogliere differenze non secondarie. Chi predilige, tanto per fare un esempio, i condoni che colpiscono anche i parchi non si può dire che per essi straveda. Idem per chi taglia senza scrupoli risorse infischiandosi delle conseguenze magari sulle aree protette marine che si dice poi di voler rilanciare.

Ma le stesse regioni non offrono un riferimento chiarissimo né omogeneo al riguardo. Certo molte regioni che sono governare dallo schieramento che sul piano nazionale è all'opposizione hanno sicuramente la carte più in regola delle altre. Ma -tanto per fare un esempio- neppure la Toscana, l'Emilia e la Liguria confinanti e gestite da maggioranze affini hanno mostrato di considerare il ruolo dei parchi alla stessa stregua per quanto riguarda la programmazione e il governo del territorio. E non direi che l'Umbria si sia mossa come le Marche. D'altronde dice pur qualcosa il fatto che su questo tema a cui il ministero dell'ambiente dovrebbe dedicare una relazione annuale per legge da presentare al Parlamento non la fa da tempo immemorabile senza che nessuno -Parlamento incluso- abbia battuto ciglio o se sia adontato.

Io conservo ancora i Documenti -dei veri faldoni- di lavoro della Camera e del Senato sulla legge quadro, oggi credo non ci sia nulla di paragonabile in giro. Del resto basta andare sul sito delle varie forze politiche o gruppi parlamentari per accorgersi e rendersi conto di quanto poco interessino questi temi. Credo sia questa la realtà più bipartisan di oggi ma mi sembra davvero insufficiente per mettere insieme una buona legge o comunque per poter parlare appropriatamente di intese bipartisan. A questo punto e ammesso che queste osservazioni abbiano un senso vorrei tentare di ricavarne una considerazione più generale che riguarda non soltanto i parchi o solo il nostro paese. La Commissione Attali in Francia ( ne fanno parte anche due italiani autorevoli Franco Bassanini e Mario Monti) ha presentato ben 316 proposte molto dettagliate in campo economico e sociale che riguardano anche il tema ambientale e la scarsità delle risorse naturali. Questa proposte sono state definite ‘non partigiane'.

Si ritiene, infatti, che oggi -e non solo in Francia-per tutta una serie di questioni debbano essere ricercate e trovate risposte ‘partigiane' che poi sulla base di intese ‘bipartisan' possano concretizzarsi. Non ora vanno ricercate e trovate risposte appunto ‘non partigiane' diciamo cos' ‘prima' e non dopo. L'ho presa troppo alla larga? Io credo che questa esigenza oggi sia particolarmente evidente proprio per quanto riguarda con l'ambiente anche i parchi. Il rapporto Attali fa costante ricorso ‘a misure che implicano un intervento delle amministrazioni pubbliche o a misure legislative che stabiliscano sanzioni e incentivi per i cittadini e imprese'. Il presupposto implicito è che l'intervento delle pubbliche amministrazioni ci sarà e sarà efficace perché le leggi ‘non partigiane' saranno applicate e rispettate. Mi sono allontanato troppo dal punto da cui abbiamo preso le mosse? E' possibile, anzi probabile ma io penso che senza una riflessione che abbia un certo respiro che la momento non vedo non si andrà da nessuna parte o comunque si combinerà poco.

L'idea di una terza conferenza nazionale dì altronde scaturiva da questa esigenza di uscire da schermaglie destinate solo ad accrescere incertezze e confusione che continuano purtroppo a dominare la scena non solo parlamentare. E' recente un documento della Conferenza Unificata delle regioni chiamate a dare il parere tecnico sullo schema di DPR recante ‘Riordino degli Enti Vigilati dal MATTM'. Ecco contesta innanzitutto che con i problemi ai quali devono far fronte oggi i parchi nazionali la questione possa ridursi al taglio di qualche membro del consiglio del parco riducendone peraltro proprio la rappresentanza degli enti locali e ignorando che una cosa è il consiglio di un parco di un solo comune e ben altra cosa è un parco come al Pollino o al Cilento con varie decine di comuni. Il documento giustamente chiede la convocazione di quella Conferenza a cui ho fatto cenno. Non è una conferma che solo dando respiro a queste questioni si possono evitare sortite cervellotiche e bislacche?

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