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[16/03/2010] News
FIRENZE. La sostenibilità ambientale, lo sviluppo economico, il miglioramento delle condizioni di vita in Swaziland, passano attraverso una corretta gestione delle risorse idriche. E' quindi questo l'obiettivo principale del progetto di Legambiente e Cospe in Swaziland, diretto a 15 comunità rurali della regione Lubombo, l'area più povera del Paese, ritenuta pertanto prioritaria per interventi su acqua e sanità dal Ministero locale delle Risorse naturali.
Lo Swaziland- spiegano da Legambiente- è situato tra il Sudafrica e il Mozambico, è il più piccolo Stato dell'Africa Australe e l'ultima monarchia assoluta del Continente nero. Ha una popolazione di circa un milione di abitanti, di cui solo il 42% ha accesso all'acqua potabile mentre il resto, nelle aree rurali, si rifornisce di acqua dai fiumi o dalle sorgenti non protette. Solo il 59% della popolazione dispone di servizi sanitari.
Lo Swaziland inoltre è il paese più colpito dall'epidemia di Aids (con circa 80.000 orfani nel 2006). L'impatto sociale della malattia è devastante, soprattutto nelle aree rurali, dove vive il 76% della popolazione e dove l'accesso ai servizi di base è molto basso così come le opportunità di reddito (il 43% di quella fetta di popolazione vive sotto la soglia di povertà).
Il progetto di Legambiente e Cospe della durata di tre anni, avviato nell'aprile del 2008, prevede la fornitura di acqua potabile e di servizi igienici, la sensibilizzazione e formazione dei beneficiari e il rafforzamento delle capacità a livello comunitario e regionale per la gestione delle risorse idriche. Il bilancio ad oggi può considerarsi positivo: sono state riattivate sei sorgenti già esistenti e protette sei nuove sorgenti, riabilitati tre schemi idrici in disuso e 37 pozzi, costruite 780 latrine. Inoltre sono stati realizzati seminari su igiene e sanità nelle comunità rurali e la creazione e rafforzamento dei "Water Committees", i comitati comunitari per la gestione dei punti d'acqua delle comunità.
I beneficiari diretti dell'iniziativa sono 21.890 persone che vivono nelle aree d'intervento, di cui 1.350 bambini che frequentano scuole dove sono previsti interventi specifici. «Ci siamo posti la sfida di portare avanti esperienze di cooperazione che coniughino processi di sviluppo economico e sostenibilità ambientale - ha dichiarato Paolo Maddonni, responsabile del settore Cooperazione e solidarietà di Legambiente - Con i nostri partner, cerchiamo alternative di sviluppo sostenibile che valorizzino le identità, creino benessere diffuso e durevole, garantiscano la tutela dei valori ambientali e dei sistemi di supporto alla vita. E questo progetto è un valido esempio del modello di cooperazione allo sviluppo che privilegia l'approccio dal basso e il rapporto diretto con gli enti locali dei paesi beneficiari».
Nei prossimi giorni (17-30 marzo) per celebrare la giornata mondiale dell'acqua, tre rappresentanti della comunità swazi e funzionari del ministero delle Risorse naturali coinvolti nel progetto di Legambiente e Cospe saranno in Italia per raccontare questa esperienza.