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[18/03/2010] News
LIVORNO. Il presidente del Ghana, John Atta Mills, il 15 marzo, ricevendo il neo-ministro ivoriano delle miniere e dell'energia, Augustin Kouadio Komoé, latore di un messaggio del presidente ivoriano Laurent Gbagbo, ha detto ad Accra che «Niente può perturbare le relazioni di buon vicinato tra il Ghana e la Costa d'Avorio», eppure un "disturbo" solitamente molto pericoloso si è materializzato nelle profondità del Golfo di Guinea, proprio alla frontiera marina mai definitivamente tracciata tra i due Paesi africani: è stato scoperto un importante giacimento di petrolio.
Il giacimento si trova sotto la piattaforma continentale rivendicata come Zona economica esclusiva (Zee) da entrambi i Paesi che non hanno mai definito la frontiera marittima nonostante i negoziati avviati già negli anni '90. Le stesse attività di ricerca petrolifera sono state possibili grazie ad un "assenso" di Ghana e Costa d'Avorio. Kouadio Komoé ha annunciato che i due presidenti si sarebbero accordati per un «meccanismo regolamentare amichevole. Molto presto, una commissione mista verrà messa in campo a questo riguardo e si riunirà ad Accra. La guerra del petrolio tra la Costa d'Avorio e il e Ghana non avrà luogo».
La Costa d'Avorio è però in piena crisi energetica dal dicembre 2009 a causa di un guasto avvenuto ad una delle sue due centrali termiche e Komoé ha chiesto aiuto a Mills che secondo lui «Ha dato tutte le istruzioni perché venga fatto tutto quel che è umanamene e tecnicamente possibile fare per aiutare la Costa d'Avorio a recuperare il suo livello elettrico. La fornitura di elettricità del Ghana passa da 25 MW a 90 MW».
La Costa d'avorio produce tutta la sua elettricità anche grazie a quattro dighe che, insieme alle due centrali, forniscono 830 MW, ma la domanda interna è di 875 MW. La crisi energetica si è ulteriormente aggravata a febbraio con il fermo totale della centrale e sabato scorso il discusso presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha annunciato con un discorso radiotelevisivo la riparazione della centrale guasta, l'importazione di elettricità e l'acquisto di attrezzature di punta per ridurre il deficit elettrico del Paese.
La possibilità di una guerra del petrolio tra Ghana e Costa d'Avorio era stata avanzata nei giorni scorsi dal giornale filogovernativo ivoriano "Fraternité-Matin", Komoé ha detto che i due Paesi vogliono la pace e che «Quali che siano gli argomenti tecnici e giuridici che possono essere sviluppati dalle parti, delle soluzioni economiche consensuali sono da prendere in considerazione per la salvaguardia dei comuni interessi dei due Paesi fratelli».
Il problema rimane quello della "linea mediana" che fino ad ora aveva diviso il mare dei due Stati senza grandi problemi e che gli ivoriani hanno già ribattezzata "petrolio della discordia", Accra accusa Abidjan di aver rivendicato, dopo la scoperta dell'oro nero, un'area del suo spazio marittimo che si estende oltre la famosa linea mediana.
Alla Costa d'avorio mancava solo la "maledizione del petrolio", dopo quella dei diamanti che ha portato ad una guerra civile, e ad un'infinita transizione fatta di elezioni continuamente rinviate, e la maledizione dei rifiuti emersa con il caso della Probo Koala che ha seminato di morti e malati le case e gli ospedali della sua capitale.
Il Ghana, un Paese stabile ed elogiato da Barack Obama per la sua democrazia, teme il contagio di altri conflitti frontalieri che hanno colpito altri Paesi africani dopo la scoperta di risorse petrolifere o minerarie, come quello che divide Gabon e Guinea Equatoriale per il possesso dell'isola "petrolifera" di Mbanié, o quello della penisola di Bakassi, assegnata al Camerun dopo anni di occupazione nigeriana e scontri mortali, ma anche l'infinita guerriglia energetica di Cabinda contro l'Angola, quella del Mend nel Delta del Niger, gli scontri nei due Congo, le guerre e le guerriglie del Sudan...
La maledizione del petrolio sembra una patologia mortale per i Paesi africani e Ghana e Costa d'Avorio sembrano volersi immunizzare, bisognerà vedere come lo "stabile" Ghana approfitterà di questo nuovo tesoro per consolidare la sua democrazia e come l'instabile Costa d'Avorio riuscirà a gestire questa ennesima occasione senza sprofondare in altri conflitti e divisioni. Questo sarà possibile solo se Accra e Abidjan riusciranno a definire pacificamente frontiere che i colonizzatori francesi ed inglesi avevano tracciato sulla carta senza troppa precisione e che le multinazionali petrolifere spingono ora i fragili Stati indipendenti a ridefinire, se necessario con le armi, secondo le loro alleanze e le loro strategie.
Il no alla guerra e il si alla trattativa di Ghana e Costa d'Avorio potrebbe essere una svolta ed un ottimo esempio per i Paesi di un continente che troppo spesso si scannano per impossessarsi di risorse da svendere ad altri.