[18/03/2010] News toscana
FIRENZE. Si stabilisce una soglia di impatto (in questo caso, di inquinamento da pm10 e biossido di azoto) che - dati scientifici inoppugnabili alla mano - va considerata "sostenibile", e oltre la quale si ha l'insostenibilità. Poi si definisce in maniera inequivoca a chi spetti l'azione politica finalizzata al rispetto di questa soglia e gli si forniscono strumenti idonei a svolgere questa azione. E, infine, si penalizza con sanzioni amministrative o penali chi non ha operato nella direzione obbligatoriamente indicata, rendendo chiaro, per il futuro, che non sarà più tollerata ogni inosservanza.
Quanto scritto può essere in un certo senso una descrizione di cosa sta avvenendo in questi giorni, in Toscana, riguardo alla lotta allo smog, in conseguenza di due eventi concomitanti: da una parte, il 15 marzo il pm Monferini ha avanzato le richieste dell'accusa (8 mesi per Domenici e Martini, 5 mesi per gli altri) nel processo a 14 amministratori pubblici toscani per omissione di atti d'ufficio e getto pericoloso di cose (cioè di emissioni inquinanti), in corso a Firenze. Dall'altra parte, sono entrati oggi in vigore, in diverse città tosacane tra cui Firenze e Livorno, i primi provvedimenti di limitazione (per ora ad un livello 1 su una scala di 3) per le emissioni da riscaldamento e mobilità previsti dalla delibera regionale 246 del 1 marzo, che indica per i comuni un percorso vincolante e progressivo in direzione di provvedimenti limitanti da attuarsi non appena Arpat comunichi l'avvenuto sforamento dei limiti di legge, e che attribuisce alle province poteri di coordinamento e, soprattutto, di controllo delle inosservanze.
Si esce dal tempo dei suggerimenti, e si entra in quello delle indicazioni di legge, quindi. E, allo stesso modo, si passa dall'attuazione di provvedimenti di matrice "ambientale" ad altri di natura più strettamente "sanitaria", con tutte le conseguenze associate in termini di precisione, cogenza, necessaria velocità dell'azione politica e - non ultimo - di sanzioni per le inadempienze attuate dagli amministratori incaricati di garantire l'osservanza delle normative.
Quanto scritto vale in particolare nei confronti dei comuni, che in un contesto di vaghezza delle normative (e quindi di sostanziale facoltatività dell'azione politica anti-inquinamento, anche a causa dell'assenza di controlli) hanno buon gioco a evitare, o a ridurre il più possibile, l'attuazione di quei provvedimenti (sia temporanei, sia strutturali) che - a torto o a ragione - si teme vengano accolti male dalla cittadinanza, e quindi dall'elettorato.
Con la futura conclusione del processo di Firenze (indipendentemente dal giudizio su quali siano le sanzioni effettivamente più commisurate), e con l'attuazione delle nuove normative regionali, i comuni potranno invece disporre misure limitanti temporanee (oltre a misure strutturali) in maniera politicamente molto più agevole: da una parte, infatti, gli amministratori locali potranno attribuire la "colpa" di questi provvedimenti alla Regione e alle Province, che svolgeranno quindi un ruolo di "parafulmine" davanti alle grida del dissenso e toglieranno quindi ai comuni molti dei timori per le iniziative da attuarsi in questa direzione. Dall'altra parte, i sindaci e/o gli amministratori incaricati di agire potranno evidenziare di "avere le mani legate" davanti a scelte che sono loro imposte dalla presenza di sanzioni penali di legge.
Sono, entrambe le prospettive indicate, elementi che non sono certo in coerenza con l'auspicio dell'instaurarsi di una "buona politica", cioè di una politica che - anche e soprattutto a livello comunale - anteponga il bene pubblico a meschini calcoli inerenti il mantenimento del consenso. Ma il necessario realismo impone di considerare anche che, purtroppo, la politica-marketing oggi impera a qualsiasi livello, e tanto vale quindi evidenziare quegli elementi di evoluzione che possano almeno far sì che scelte necessarie (come quelle sia emergenziali sia strutturali indicate) siano perlomeno compiute, e siano compiute velocemente e in modo incisivo.
Ed è, quello sopra auspicato, un percorso che con l'attuazione della nuova normativa regionale e con la futura conclusione del processo per il pm10 e gli ossidi di azoto (il primo provvedimento giudiziario, mai posto in atto in Italia in questa materia), si è avviato, e che porterà ad una decisa evoluzione delle politiche di lotta all'inquinamento. Poi è ovvio che non basterà questo, ed è anche giusto sottolineare l'incoerenza di una politica che nello stesso momento in cui chiede ai cittadini di adempiere a significative limitazioni della possibilità di muoversi e riscaldarsi, continua ad autorizzare centrali a combustibili organici fossili o comunque a filiera lunga.
E' anche, cioè, da auspicare che l'evoluzione della politica anti-inquinamento non passi solo per un maggiore coraggio nell'imporre vincoli e/o limitazioni alla cittadinanza in senso stretto, ma che questo coraggio sia posto in atto anche davanti alle pressioni (forse ancora più importanti, in termini di consenso) provenienti dal sistema economico e produttivo.