[31/07/2009] News
LIVORNO. Incrociare la pace con l'ecologia e più in generale con la sostenibilità è l'idea che ha ispirato anche l'assegnazione degli ultimi premi Nobel ricevuti da chi si è occupato di cambiamenti climatici in modo "eccezionale" per l'umanità. Sia l'Ipcc, sia Al Gore, infatti, hanno ricevuto per il loro lavoro il Nobel per la pace. Per non parlare del fatto che già Georgescu-Roegen aveva ammonito sull'insostenibiltà dell'industria bellica a 360°. E' dunque su questa scia che si può leggere e valutare positivamente il tema del prossimo messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace, che si celebrerà il primo gennaio 2010: "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato".
«Il tema - rende noto un comunicato del Pontificio consiglio giustizia e pace - intende sollecitare una presa di coscienza dello stretto legame che esiste nel nostro mondo globalizzato e interconnesso tra salvaguardia del creato e coltivazione del bene della pace. Tale stretto e intimo legame è infatti, sempre più messo in discussione dai numerosi problemi che riguardano l'ambiente naturale dell'uomo, come l'uso delle risorse, i cambiamenti climatici, l'applicazione e l'uso della biotecnologie, la crescita demografica. Se la famiglia umana non saprà far fronte a queste nuove sfide con un rinnovato senso della giustizia ed equità sociali e della solidarietà internazionale - aggiunge il comunicato - si corre il rischio di seminare violenza tra i popoli e tra le generazioni presenti e quelle future».
Si può e si deve disquisire sul perché le biotecnologie siano già state inserite tra i problemi, e sulla questione demografica che per la Chiesa è una risorsa, mentre è un limite per buona parte degli ambientalisti, ma c'è un terreno comune sul quale almeno ci si possa confrontare anche tra laici e credenti.
Intanto la Chiesa riconosce che c'è una crisi ecologica in atto - cosa che molti politici e decision maker negano o preferiscono omettere - come si evince da questo passaggio: «Seguendo le preziose indicazioni contenute ai numeri 48-51 della lettera enciclica Caritas in veritate - sottolinea il dicastero vaticano - il messaggio papale sottolineerà l'urgenza che la tutela dell'ambiente deve costituire una sfida per l'umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti, impedendo che si possa fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri come si vuole. È una responsabilità - prosegue il testo - che deve maturare in base alla globalità della presente crisi ecologica e alla conseguente necessità di affrontarla globalmente, in quanto tutti gli esseri dipendono gli uni dagli altri nell'ordine universale» che per la Chiesa ovviamente è «stabilito dal Creatore», per i laici invece da leggi fisiche, ma che non sposta l'orizzonte che è quello della sostenibilità ambientale e sociale.
«Se si intende coltivare il bene della pace - afferma sempre il dicastero della Santa sede - si deve favorire, infatti, una rinnovata consapevolezza dell'interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra. Tale consapevolezza concorrerà ad eliminare diverse cause di disastri ecologici e garantirà una tempestiva capacità di risposta quando tali disastri colpiscono popoli e territori. La questione ecologica - conclude il comunicato - non deve essere affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila: essa deve tradursi, soprattutto, in una forte motivazione per coltivare la pace».
Un pensiero costruttivo nella speranza che almeno smuova la coscienza di quei credenti che il Papa lo ascoltano solo quando dice ciò che vogliono sentire. Il problema, infatti, non è più quello della semplice salvaguardia ambientale per difendere le "creature di Dio", bensì quello di uno sviluppo sostenibile in grado di non depauperare per sempre le risorse del pianeta e quindi - usando un'immagine ormai un po' stanca - segarsi il ramo sul quale siamo seduti.
Nelle parole del Papa si sottintende che l'uomo deve essere in grado di ridurre i flussi di materia e di energia per abbassare il suo impatto sull'ambiente per fermare e per evitare nuove e vecchie guerre. Solo così si potrà realizzare il sogno di un mondo pacificato e sostenibile. Per questo auspichiamo anche che in quella occasione il Papa chiarisca definitivamente qual è la posizione della Chiesa sul nucleare, visto che il Papa tempo addietro né parlo in termini positivi, ma che fa a pugni tra le altre cose proprio con la pace, come ha ricordato (all'agenzia Sir) proprio sul tema della giornata mondiale della pace il cattolico Matteo Mascia, esperto di temi ambientali della Fondazione Lanza, «Il nucleare non è favorevole all'ambiente perché è una tecnologia ad alto rischio che produce scorie tossiche nocive, e per eliminarle servono migliaia di anni. E nessun Paese ha ancora trovato siti sicuri dove smaltirle. Potremmo essere più esposti al rischio terrorismo, perché le centrali nucleari sarebbero siti sensibili molto pericolosi. Inoltre si usa l'uranio, importato da Paesi del Sud del mondo, nella solita ottica di sfruttamento delle risorse altrui».