
[22/03/2010] News
FIRENZE. Si sussegue anno dopo anno l'opportuna e doverosa celebrazione della Giornata mondiale dell'acqua, ma chi la ricorda è costretto a citare numeri che sono più o meno gli stessi e comunque sempre sconfortanti. Dallo scorso anno in cui si è svolto il V Forum Mondiale dell'Acqua tenuto ad Istanbul, poco o nulla è cambiato sul piano internazionale. L'acqua ancora non è riconosciuta come un diritto fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo, l'Onu continua ad avere pochi poteri e il cosiddetto "protocollo di Kyoto" per l'acqua non è stato attuato.
Il Consiglio mondiale dell'acqua, continua a mantenere rapporti stretti con la Banca Mondiale e le multinazionali, ed è poco intenzionato ad aprire il dialogo con i Movimenti che a livello globale si battono per il diritto di accesso all'acqua, confronto necessario per portare con unità di intenti una soluzione al problema idrico. La dichiarazione conclusiva del Forum mondiale 2009 ha sottolineato la necessità di "un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie'', per compiere un importante ''passo verso la diminuzione in tutto il mondo dei decessi legati alla scarsità d'acqua".
In base ai dati contenuti nel rapporto 2010 del Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale (Cipsi), il 12% della popolazione mondiale consuma l'85% dell'acqua disponibile, mentre 1.6 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua potabile, 2.6 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base, 5 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate all'acqua e 1.8 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie connesse alla mancanza d'acqua potabile: 4.900 bambini al giorno.
Nessun sostanziale passo in avanti quindi. Fatte le dovute differenze, non c'è Continente che non sia interessato alla carenza idrica e alle sue conseguenze (ad esempio in Europa il 16% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile) come ha sottolineato il segretario delle Nazioni Unite, Ban-Ki-Moon: «anche le nazioni più ricche del mondo non sono immuni».
In Italia sempre secondo il Cipsi un terzo dei cittadini non ha un accesso sufficiente alla risorsa idrica e 8 milioni di persone non hanno l'acqua potabile. Inoltre il 15% della popolazione totale ogni estate è sotto la soglia minima del fabbisogno idrico (50 litri al giorno). Con lievi oscillazioni percentuali a seconda dei rapporti consultati, continuano nel nostro paese le solite criticità: consumi troppo elevati in tutti i settori come del resto le perdite delle reti acquedottistiche, depurazione insufficiente ed inadeguata, riuso e riciclo praticamente inesistente, gestione in base alla domanda e non secondo la pianificazione dell'offerta. Alta quindi la necessità di investimenti (secondo il 'Blue book 2009' sarebbe di 60,52 miliardi di euro in 30 anni) e bassa disponibilità di risorse economiche da impiegare per il settore (e non tutta la colpa è da attribuire alla congiuntura economica sfavorevole). Non mancano poi in Italia le aggravanti dell'ultima ora. Il governo ha spalancato la porta (fin'ora socchiusa) alle gestioni private dell'acqua nel settore idropotabile (dopo aver provato anche a vendere le reti), estromettendo dalla possibilità di scelta regioni e amministrazioni locali. Il tutto aggravato dall'assenza di un'Authority nazionale di controllo. Le istituzioni locali si sono ribellate come moltissimi cittadini che proprio sabato a Roma (otre 200mila presenze), guidati dal Forum italiano dei Movimenti per l'acqua, hanno manifestato facendo valere le proprie istanze ed annunciando il ricorso all'arma democratica del referendum per far cambiare rotta al governo. L'obiettivo finale è quello di vedere riconosciuto il servizio idrico come privo di rilevanza economica gestito da enti di diritto pubblico.
Infine due note parzialmente positive per vedere anche la parte mezza piena del bicchiere: nell'ultimo anno sembra in aumento il numero di cittadini che beve acqua del rubinetto (anche se ci sono dati contrastanti rispetto a quelli forniti da Mineracqua) con forti benefici per l'ambiente. Sono stati approvati poi i Piani di gestione dei distretti idrografici come previsto dalla Direttiva 2000/60/CE. Al di la di alcuni limiti dettati anche dalla ristrettezza dei tempi con cui le Autorità di bacino nazionali designate hanno dovuto elaborare i piani, in questa pianificazione sovraordinata sono contenute le misure per il raggiungimento al 2015 (2021 o 2027 secondo le proroghe) dell'obiettivo di qualità "buono" per tutte le acque. Si tratta di piani rimodulabili e migliorabili: vedremo se saranno resi cogenti da chi li deve applicare.