[25/03/2010] News

Unep ed Interpol: i gorilla del bacino del Congo potrebbero estinguersi entro 10 anni

LIVORNO. Nonostante l'attenzione suscitata nel 2009 dalle iniziative prese nell'anno del gorilla, il futuro di questi grandi primati è sempre più in pericolo a causa del bracconaggio, del commercio illegale di legname e dell'intrusione degli uomini e delle loro infrastrutture nel cuore delle foreste che custodiscono le ultime popolazioni di grandi scimmie africane. Il Programma Onu per l'ambiente (Unep)  e l'interpol hanno chiesto alla Cop 15 della Cites a Doha un rafforzamento del controllo alle frontiere: «I gorilla potrebbero sparire in una gran parte del Bacino del Congo entro il 2020, a meno che non vengano messe in atto urgentemente misure drastiche per salvaguardare i loro habitat e per contrastare il bracconaggio».

Le precedenti previsioni fatte dall'Unep nel 2002 dicevano che nel 2030 nell'Africa centrale sarebbe rimasta solo il 10% della popolazione di gorilla originaria. Un vero e proprio genocidio dei nostri parenti più prossimi che riguarda anche bonobo e scimpanzé. Un comunicato dell'Unep non lascia molte speranze: «Oggi, queste previsioni sembrano sfortunatamente troppo ottimiste, tenuto conto dell'intensificazione delle pressioni esercitate sulla specie quali lo sfruttamento minerario, lo sfruttamento forestale illegale, la produzione di carbone di legna e la domanda crescente di carne selvatica della quale una porzione crescente è la carne di scimmia. La recrudescenza del virus Ebola si aggiunge alle preoccupazioni. Questa febbre emorragica ha ucciso migliaia di grandi scimmie tra cui i gorilla. Secondo alcune stime, il 90% degli animali infetti sono condannati». Il rappresentante dell'Unesco nel Partenariat de survie des grands singes, Ian Redmond, sottolinea che «la carne di scimmia rappresenta solo un'infima parte dei milioni di tonnellate di carne di selvaggina consumate ogni anno nel Bacino del Congo. Ritirala dalla dieta alimentare dei consumatori non colpirà quindi molto l'apporto di proteine, ma potrebbe aiutare a fermare il declino attuale delle popolazioni di gorilla».

Il rapporto "La dernière chance du gorille - Crime contre l'environnement et conflits dans le Bassin du Congo",  presentato a Doha, evidenzia una situazione particolarmente grave nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) a causa dei danni provocati da formazioni ribelli, soldati regolari e bande di predoni che controllano la regione: «Queste milizie dell'est della Rdc praticano tutti i tipi di commercio illegale, il cui valore è stimato in diversi milioni di dollari all'anno». Secondo Unep ed Interpol «Il contrabbando o l'estrazione illegale di minerali come i diamanti, l'oro, il coltan e il legname da costruzione finiscono per traversare le frontiere, tranportati da dei contrabbandieri e poi venduti alle multinazionali, prima di essere imbarcati  verso i Paesi dell'Asia, dell'Unione europea e del Golfo. L'esportazione di minerali e di legname s da costruzione potrebbe essere da 2 a 10 volte maggiore di quello che dicono le statistiche ufficiali».

E' questo in quadro di rapina feroce delle risorse africane che spariscono i grandi primati e si impoveriscono interi Paesi. Il direttore dell'Unep, Achim Steiner spiega: «In definitiva, è anche una tragedia per le persone che vivono nelle comunità e per i Paesi interessati. Questi beni naturali sono i loro beni: quelli che sostengono la vita e la sussistenza di milioni di persone. In breve, è un crimine contro l'ambiente ed una rapina perpetrate da un piccolo numero di potenti a detrimento dei poveri e dei vulnerabili».

David Higgins, direttore del programma crimini contro l'ambiente dell'Interpol, evidenzia che «I gorilla sono una delle altre vittime del disprezzo mostrato dalle gang criminali organizzate per le leggi nazionali ed internazionali che puntano a difendere la fauna. L'applicazione delle leggi deve essere coordinata internazionalmente, forte ed unita, e l'Interpol è piazzata in modo ideale per facilitare questo processo». 

Anche secondo il principale autore del precedente rapporto del 2002 sulle grandi scimmie, Christian Nellemann, la valutazione iniziale aveva sottostimato l'ampiezza degli impatti di bracconaggio, carne di selvaggina, deforestazione ed Ebola sulle grandi scimmie: «Osserviamo un calo della fauna selvatica in numerose parti della regione con delle ripercussioni sul bracconaggio al di fuori della regione e sul bracconaggio per l'avorio e i corni di rinoceronte, che coinvolgono spesso I bracconieri ed i contrabbandieri che operano a partire dal Bacino del Congo, l'Uganda, il Burundi e il Rwanda, e che hanno come destinazione gli acquirenti in Asia ed oltre».

Fortunatamente nel rapporto c'è anche qualche buona notizia, come la scoperta proprio nel centro della zona dei conflitti della Rdc di una popolazione di circa 750 esemplari di gorilla delle pianure orientali, una specie a rischio di estinzione. C'è poi il miracolo dei gorilla dei Monti Virunga, che segnano il sanguinario confine di tenebra tra Rdc, Rwanda ed Uganda, che sono sopravvissuti alla guerra infinita del Congo grazie alla collaborazione transfrontaliera tra i tre Paesi ed alla presenza delle associazioni ambientaliste internazionali, ma anche grazie ad una migliore applicazione delle leggi e alla condivisione dei vantaggi dell'eco-turismo e dei parchi con le comunità locali. I veri eroi della salvezza dei gorilla del Virunga e della Rdc sono però i guardiaparco: 190 di loro sono stati uccisi negli ultimi anni da bracconieri e miliziani, che troppo spesso sono la stessa cosa.

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