[29/03/2010] News

Le tribù Wampanoag contro l'eolico off shore di Obama: disturba i nostri riti

LIVORNO. Gli indiani Wampanoag che vivono ancora in poche migliaia nel sud-est del Massachusetts, sono il popolo che accolse fiducioso i padri pellegrini del Mayflower nel novembre del 1620 e che in cambio ebbero fanatismo religioso, malattie e stragi, poi trasformati nei tranquillizzanti miti Usa del giorno del ringraziamento, fino alla favola collaborazionista di Pochaotas in Virginia.

Oggi i Wampanoag sembrano molto più agguerriti e sospettosi verso un nuovo "invasore" portato dai bianchi: le pale eoliche che violerebbero quei costumi ancestrali e quelle pratiche religiose già messe in pericolo fin dai primi contatti con gli europei.

A dire il vero la protesta, che ha comunque per ora bloccato la realizzazione del primo parco eolico off shore degli Usa e gli sforzi dell'amministrazione Obama per promuovere le fonti rinnovabili di energia, riguarda solo due tribù, o meglio una parte degli indiani di queste due comunità. Si tratta di un progetto di un'impresa privata, la Cape wind associates, per costruire 130 pale eoliche su un banco di sabbia nel bel mezzo del Nantucket Sound, un canale tra Cape Cod e le isole di Martha's Vineyard e Nantucket.

Il "Cape Wind" aveva già ricevuto l'approvazione da parte del governo federale Usa nell'autunno del 2009, dopo 9 anni di battaglie politiche e legali e richieste di modifiche. Tutto sembrava a posto, ma il 4 gennaio il National park service ha dato inaspettatamente ragione alle tribù indiane decidendo che il Nantucket Sound poteva essere incluso nel National register of historic places e che quindi si tratta di una "traditional cultural property," meritevole di protezione.

Secondo il National park service le torri eoliche da più di 130 metri del "Cape Wind" potrebbero disturbare le cerimonie spirituali dei Wampanoag, tra le quali c'è anche quella del saluto al sole che sorge sul mare aperto. Inoltre le fondamenta delle torri potrebbero distruggere un eventuale sito di sepolture indiane che potrebbe essere scomparso 6.000 anni fa sotto il mare e che ora sarebbe a 10 metri circa di profondità.

La tribù dei Wampanoag Mashpee di Cape Cod e dei Wampanoag Aquinnah di Martha's Vineyard, affermano che in quella striscia di sabbia oggi sommersa vivevano i loro antenati e che li sono seppelliti i loro morti. In un'intervista al The Los Angeles Times il portavoce della Cape wind associates, Mark Rodgers, ha spiegato che i sondaggi fatti nell'area ed altre ricerche subacquee hanno trovato banchi di alghe e sabbia, ma «Nessuna evidenza di artefatti umani. Pensano di risolvere il problema dicendo che era un luogo di sepoltura dei loro antenati, ma così il gioco non è più pulito».

La parola finale spetterà comunque a Ken Salazar, il segretario americano agli interni, che dopo una visita nell'area ed un incontro con alcuni rappresentanti dei Wampanoags Mashpee, ha detto che entro la fine di aprile deciderà se consentire alla Cape wind di procedere. I Wampanoags temono che Salazar dirà di si e si preparano a una dura opposizione: «Ci prepariamo a lottare per questo - ha detto al Los Angeles Times Buddy Vanderhoop, un Wampanoag di Aquinnah - Questa per noi è terra sacra».

Con lui non sono d'accordo tutti i membri delle due tribù che arrivano a circa 2.400 individui, poche centinaia dei quali vivono ancora nell'area e pochissimi dei quali credono ancora nella religione degli avi e partecipano attivamente alle cerimonie tribali.

Jeffrey Madison, un ex esponente del Wampanoag tribal council di Aquinnah, è addirittura uno degli avvocati di punta della Cape Wind, e definisce sprezzantemente il rituale del sole «Una cosmogonia inventata, sconosciuta a mio padre ed a mio nonno, entrambi uomini di medicina» e ha detto durante l'incontro con Salazar: «Io le dico in completa onestà e per le mie conoscenze che non ho mai partecipato, assistito o sentito parlare di un luogo sacro all'orizzonte che sia mai stato rilevante per qualsiasi cultura, storia o cerimonia degli Aquinnah Wampanoag».

Il progetto di Cape Wind è sostenuto anche dalle maggiori associazioni ambientaliste statunitensi che temono che un no a questo impianto eolico oper motivi "religiosi" blocchi anche quelli proposti al lago delle coste di New York, New Jersey, Delaware e di altri Stati Usa.

Comunque lo scontro con l'impresa, il governo e gli ambientalisti ha riacceso l'orgoglio dei Wampanoags e l'interesse per la loro storia e cultura e storia. Quando arrivarono i primi europei, le tribù Wampanoags erano decine, con almeno 12.000 membri, che vivevano di allevamento, pesca e caccia in villaggi costieri.

Gli oppositori sostengono che le pale eoliche, che sorgerebbero a cinque miglia marine dalla costa, danneggeranno a pesca, metteranno in pericolo gli aerei, disturberanno il turismo balneare: «il nome di questo progetto è problema» dice Audra Parker, presidente della Alliance to Protect Nantucket Sound, il principale gruppo locale degli oppositori all'eolico che chiede alla Cape Wind di spostare il parco eolico a circa 10 miglia di distanza dalla costa in un'area più profonda ed esposta alle tempeste al largo di Tuckernuck Island.

Roger è lapidario: «Significherebbe buttare via dieci anni. Se qualcun altro vuole fare un passo avanti per sviluppare un parco eolico laggiù, sarebbe grandioso. Avrebbero un sacco di lavoro da fare davanti a loro».

La vicenda delle tribù e delle pale eoliche e delle tribù indiane sta diventando l'ennesimo test per il presidente Obama che è un entusiasta sostenitore dell'eolico ma che durante le sue vacanze estive del 2009, proprio a Martha's Vineyard, non ha mai voluto dir niente su questo progetto.

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