[30/03/2010] News

Carbone “pulito”: la destra australiana non ci crede e il G8 non ha dato un dollaro

LIVORNO. Secondo quanto scrive The Australian «I contribuenti australiani sono i soli sostenitori finanziari della global clean coal initiative di Kevin Rudd da 100 milioni dollari all'anno, mentre i leader mondiali hanno fallito nel rispettare la loro approvazione di questa clamorosa idea durante la riunione del G8 del luglio scorso con un solo dollaro, non hanno dato nemmeno un dollaro».

Al summit del G8 dell'Aquila Barack Obama definì «Un importante annuncio» quella della creazione del  Global Carbon Capture and Storage Institute Gccsi, che avrebbe il compito di accelerare lo sviluppo e l'adozione delle cosiddette tecnologie del carbone pulito, e che sembrava interessare molto le oltre 200 tra le più grandi economie ed imprese del mondo che si affrettarono ad aderire. «Ma fino ad oggi - spiega il giornale australiano - l'unico impegno finanziario è la garanzia di 10 (dieci, ndr) dollari nell'eventualità che l'Istituto fallisca».

Il governo laburista australiano di Rudd ha minimizzato la mancanza di sostegno finanziario da parte di altri governi, dicendo che è vero che l'Istituto è anche responsabile della ricerca di fondi, ma fino ad oggi è stato impegnato soprattutto nell'assicurarsi le adesioni e nell'effettuare un controllo globale dello stato dei progetti e ricerche sulle tecnologie per il  carbon capture and storage (Ccs) in giro per il mondo.

Ma siccome siamo agli antipodi, in Australia a volte la politica è alla rovescia (o forse a convenienza uguale dappertutto). Mentre in Europa i partiti conservatori, compresi quelli italiani, plaudono al Ccs ed al carbone pulito, a Canberra l'opposizione liberale di centro-destra dice che il Ccs è troppo costoso e che un impianto del genere potrebbe essere commercialmente operativo solo tra almeno 20 anni.

Il portavoce di Rudd ha risposto che il premier australiano delle tecnologie Ccs ne discuterà direttamente con Barack Obama nella visita che a metà anno farà negli Usa: «Il governo australiano si compiace che il Gccsi coordini ed aiuti a finanziare le attività internazionali per diffondere e commercializzare le tecnologie Ccs. Investire in energia pulita ed efficienza energetica resta uno dei pilastri della politica sul cambiamento climatico del governo, compresi i nostri 4.5 miliardi per la Clean Energy Initiative».

Dale Seymour, vece-presidente per la strategia del Gccsi ha detto a The Australian: «Il fatto che
abbiamo tra i nostri membri 30 governi nazionali ed alcuni governi sub-nazionali è una grande prima indicazione di sostegno. In primo luogo, non è una questione di soldi. Qualcuno deve farsi avanti per fornire una leadership e indicare la direzione e per primo lo ha fatto il primo ministro Australiano. Uno dei programmi a medio termine dell'Istituto è quello di fare una proposta sufficientemente valida perché altri possano investire su di noi. Il loro obbligo in quanto membri è quello di promuovere e facilitare ed impegnarsi attivamente nell'accelerazione dei progetti Ccs e tutti hanno accettato di farlo».

Nonostante il G8 non sganci un euro, un dollaro, una sterlina, uno yen o un rublo, al  Gccsi sono convinti che quest'anno nel mondo verranno investiti almeno 50 milioni di dollari per finanziare progetti di global carbon capture and storage e Seymour pensa che all'Istituto arriveranno circa 500 milioni di dollari del finanziamento previsto e che saranno utilizzati per superare gli ostacoli politici, commerciali, normativi e giuridici frapposti allo sviluppo del Ccs.

Il portavoce per l'energia dell'opposizione conservatrice australiana, Ian Macfarlane, non è affatto convinto e ha detto che il fallimento in tutto il mondo dei finanziamenti al Ccs da parte dei governi dovrebbero far riflettere tutti, a cominciare dai laburisti e da Rudd: «L'anno scorso, durante la riunione del G8 a L'Aquila, i governi erano alla ricerca di un annuncio che suonasse grandioso, ma dopo tutti hanno tirato le loro somme e questa tecnologia era troppo costosa». Secondo la Macfarlane il vero pensiero di Obama sull'energia è quello mostrato il mese scorso con il finanziamento di 8 miliardi di dollari in garanzie pubbliche per le centrali nucleari negli Stati Uniti e ha aggiunto: «Se il governo australiano fosse serio dovrebbe guardare al nucleare per la produzione del fabbisogno elettrico di base. Rudd dovrebbe avere imparato la lezione dell'AP6 (l'Asia Pacific Partnership on Clean Development and Climate) del governo Howard (il precedente premier liberale, ndr) che aveva coinvolto, gli americani e gli atri più importanti Paesi che avevano entusiasticamente aderito al piano ma non hanno contribuito con fondi ingenti».

L'attacco dei conservatori australiani (che vantano meriti ambientali e di lotta al global warming  che non hanno) è chiaramente al servizio della lobby nucleare che teme che i finanziamenti pubblici vadano ad altre tecnologie, ma non sono le solite accuse degli ambientalisti e imbarazzano non poco Seymour e il suo istituto che difendono il governo laburista e assicurano che, anche se il tempo stringe, alla fine  l'obiettivo del G8 di avviare la cattura del carbonio in 20 impianti pilota  di stoccaggio entro la fine di quest'anno potrebbe essere rispettato: «Esistono in tutto il mondo un numero significativo di proposte su larga scala, sono in corso di valutazione in Europa, Stati Uniti e Canada, oltre alla iniziativa pilota del Ccs da 2,5 miliardi di dollari  in Australia. Obama ha annunciate una task-force finalizzata a portare a compimento 10 impianti funzionanti entro il 2016 e gli Stati Ue hanno accantonato 6,3 miliardi di dollari per sviluppare progetti Ccs e di energie rinnovabili».

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