[01/04/2010] News
LIVORNO. Secondo il rapporto di Traffic "The role of Asia in the global trade in Cites II-listed poison arrow frogs: hopping from Kazakhstan to Lebanon to Thailand and beyond" «Ci sono discrepanze sospette nel numero di rane freccia velenose sudamericane riportato nel commercio internazionale». Lo studio redatto da Vincent Nijman, un ricercatore dell'Oxford Wildlife Trade Research Group, e da Chris R. Shepherd, di Traffic Southeast Asia, è stato pubblicato sulla rivista Biodiversity and Conservation e analizza i dati degli scambi internazionali di specie di rane freccia velenose endemiche dell'America meridionale e centrale, resi noti dalla Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (Cites) per il periodo 2004 - 2008.
Nijman e Shepherd hanno scoperto che ci sono diverse cose che non tornano: ad esempio, in quel periodo per il Kazakistan non viene riportato alcun commercio di rane freccia velenose, ma la Tailandia ha affermato di aver importato oltre 2500 di questi anfibi dal Kazakistan, provenienti dal Libano. «E' probabilmente molto significativo che le esportazioni dal Kazakistan alla Thailandia siano avvenute via Libano, che non deve sottostare all'obbligo di comunicare questo trasferimento, e non attraverso un Paese parte della Cites - spiega Shepherd - Ulteriori investigazioni dovrebbero essere effettuate sulle ragioni per cui questo è stato preferito ed utilizzato questo particolare percorso, e le autorità dovrebbero inoltre essere informate della possibilità che gli esemplari dichiarati come nati in cattività possono invece essere stati catturati in natura e vengano riciclati nel commercio internazionale».
Tutte le specie di rane freccia velenose (generi Dendrobates, Phyllobates, Epipedobates e Cryptophyllobates) sono elencate nell'appendice II della Cites che regola il commercio internazionale di queste specie. Le rane freccia velenose sono molto richieste come animali da compagnia e dai collezionisti in Europa, e Nord America, ma sempre di più anche in Asia, per le loro coloratissime livree che servono da avvertimento ai predatori. Il nome di questi a volte minuscoli anfibi della famiglia deriva dalle secrezioni tossiche della loro pelle che vengono utilizzate dalle popolazioni indigene del Sud America come veleno sulle punte delle loro frecce.
Nijman sottolinea che «La popolarità delle rane freccia velenose come animali domestici ha portato alcune specie al sovra-sfruttamento in natura, mettendole a rischio».
Lo studio rivela che 63.000 rane freccia velenose di 32 specie diverse sono state oggetto di scambi internazionali tra il 2004 e il 2008. Per 21 specie la maggior parte degli individui sono stati indicati come allevati in cattività. Circa un quinto degli anfibi trattati erano destinati ai mercati asiatici, soprattutto Giappone, Thailandia e Taiwan, dove avere in casa un animale esotico raro sta diventando una specie di statu symbol.
Cinque delle specie commercializzate sono considerate a rischio di estinzione mondiale dalla Lista Rissa dell'Iucn:. Fra queste c' anche la rana dorata (Phyllobates terribilis) una specie che sopravvive in minuscole popolazioni solo in piccole zone della Colombia sulla costa del Pacifico. Dei 342 esemplari segnalati in commercio, 287 sarebbero stati allevati in cattività, ben 200 dei quali in Kazakistan.
Stessa cosa per 100 delle 213 Epipedobates tricolor , (una specie che vive solo in 7 località dell'Equador) riportate nei rapporti Cites che si dice siano state allevate in Kazakistan, anche 200 delle 220 Phyllobates bicolor, una specie minacciata di estinzione, sarebbero state allevate nel desertico Paese dell'Asia centrale ex sovietica.
Gli autori dello studio raccomandano una migliore precisione delle comunicazioni e delle indagini sull'origine degli animali domestici nel commercio internazionale, per garantire che gli esemplari catturati in natura non vengono riciclati, mentendo e dicendo semplicemente che sono stati allevati in cattività.
Solo pochi giorni fa 175 governi degli Stati membri della Cites riuniti a Doha, in Qatar, hanno deciso il rafforzamento dei controlli sul commercio internazionale delle rane arboree dell'America centrale ed hanno di fatto vietato il commercio del tritone imperatore dell'Iran. Ma, dice Nijman,«Anche se l'inserimento nelle liste Cites aiuterà le rane arboree ed il tritone minacciati dal commercio, come dimostra il caso delle rane freccia velenose, l'inserimento nella lista è utile solo se viene correttamente rispettato.