[02/04/2010] News

La più grande riserva marina del mondo sarà quella delle isole Chagos, ma è scontro con i nativi

GROSSETO. La più grande riserva marina del mondo sarà quella delle isole Chagos, nell'oceano indiano, ma ancora territorio britannico, facendo parte del  British Indian Ocean Territory. Il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, ha infatti annunciato che la Gran Bretagna andrà avanti nell'intenzione di realizzare alla isole Chagos la più grande riserva marina del mondo, imponendo il divieto di pesca in un'area di circa 250.000 miglia quadrate. L'obiettivo è di far diventare la riserva un'importante area per la ricerca scientifica e la preservazione della barriera corallina.

Nelle acque delle isole dell'oceano indiano che circondano le 55 isole che formano l'arcipelago Chagos vivono infatti circa 60 specie a rischio. Delle isole solo una è disabitata: si tratta di Diego Garcia, isola che Londra ha affittato alle forze armate Usa. Ma il governo britannico ha rassicurato che le attività militari della base Usa non interferiranno con quelle della riserva marina.

Descritte dai naturalisti come "le altre Galapagos" e un paradiso perduto, si tratta di una delle zone più importanti per la biodiversità del pianeta: ospita  un gran numero di tartarughe marine e più di 175 mila coppie di uccelli nidificanti e vi si trova la più grande barriera corallina del mondo, con 220 specie di coralli e oltre 1.000 specie di pesci di barriera.

Caratteristiche che potranno far diventare quest'area una base di riferimento adeguata per effettuare degli studi.

«Il territorio - ha detto David Miliband, attuale ministro degli esteri ed ex ministro dell'Ambiente durante il governo di Blair, offre grandi possibilità per la ricerca in tutti i campi dell'oceanografia, della biodiversità e molti aspetti del cambiamento climatico».

Per questo il governo britannico, sostenuto da nove di più grandi istituti scientifici e dell'ambiente a livello mondiale, e da Greenpeace ha previsto la realizzazione della riserva marina dove oltre al divieto di pesca commerciale verrà imposto anche quello della raccolta del corallo e della caccia alla tartarughe e all'avifauna in tutta l'area di circa 250 mila miglia quadrate.

Una decisione accolta meno favorevolmente dai nativi delle isole Chagos, che esiliati 40 anni fa per consentire la costruzione della base militare degli Stati Uniti, rivendicano ora le proprie terre.

I sostenitori dei chagossiani accusano il governo di doppiezza perché secondo la loro opinione, la Gran Bretagna avrebbe creato quest'area protetta soprattutto  per impedire ai nativi che vivono in gran parte esiliati in Gran Bretagna e nelle isole Mauritius, di tornare per sempre a casa. E comunque non permetterebbe la loro base di sussistenza che è la pesca .

«Sarebbe un'ingiustizia naturale» ha detto Roch Evenor, segretaria dell'associazione britannica di sostegno ai nativi delle Chagos: «I pesci avrebbero più diritti di noi».

E Ram Segobin del partito Lalit de Klas di Mauritian  ha scritto in una lettera a Greenpeace «che sono caduti in una trappola del governo» perché starebbero usando loro e le altre associazioni ambientaliste che appoggiano la decisione della realizzazione dell'area marina protetta per evitare il ritorno a casa dei nativi di Chagos.

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