[06/04/2010] News
Troppo eolico influenzerà il clima mondiale? Quello a terra riscalda, quello offshore raffredda
LIVORNO L'energia eolica è in rapida crescita nel mercato mondiale dell'energia, si tratta dell'energia rinnovabile più "matura" e già oggi in grado di competere con le fonti fossili, il nucleare e l'idroelettrico. Attualmente rappresenta solo il 2% dell'intero mercato dell'energia, ma il governo Usa prevede che entro il 2030 l'eolico possa produrre un quinto dell'energia elettrica degli Stati Uniti e ridurre fortemente le emissioni di gas serra e quindi il riscaldamento globale.
A mettere in dubbio il contributo dell'eolico al mantenimento della crescita delle temperature del pianeta sotto i due gradi è un recente studio (Potential climatic impacts and reliability of very large-scale wind farms) pubblicato su Atmospheric chemistry and physics e curato da Ron Prinn e Chien Wang, del Center for global change science and joint program of the Science and policy of global change del Massachusetts institute of technology (Mit) che hanno utilizzato un modello climatico per analizzare gli effetti sul clima di un massiccio sviluppo delle pale eoliche per rispettare gli impegni nazionali: milioni di turbine che verranno costruite nei prossimi anni in vaste aree terrestri e marine.
Secondo Wang e Prinn «per l'utilizzo su scala molto vasta di questa risorsa ci sono tuttavia possibili impatti ambientali e anche problemi derivanti dalla sua intrinseca intermittenza, oltre all'attuale necessità di costi unitari più bassi. Per analizzare alcune di queste questioni, abbiamo utilizziamo un modello climatico tridimensionale per simulare gli effetti potenziali sul clima associati all'installazione di impianti eolici su vaste aree costiere terrestri ed oceaniche. L'utilizzo di turbine eoliche per soddisfare il 10% della domanda energetica globale nel 2100, negli impianti a terra potrebbe causare il surriscaldamento della superficie nei dintorni superiore a 1 grado centigradi».
Al contrario, negli impianti oceanici è stato calcolato un raffreddamento di superficie a 1° C, però, la validità della simulazione dell'impatto delle turbine eoliche semplicemente incrementando la resistenza superficie dell'oceano necessita di ulteriori approfondimenti. Possono anche verificarsi un significativo remoto riscaldamento o raffreddamento significativa sia negli impianti terrestri che oceanici, e alterazioni nella distribuzione globale di pioggia e nubi.
«Questi risultati - spiegano i ricercatori - sono influenzati dagli effetti concomitanti degli aumenti di rugosità e della diminuzione delle velocità del vento in prossimità della superficie con flussi di calore turbolenti, dalla diversa natura dei terreni e della superficie di attrito dell'oceano, e dalle dimensioni degli impianti paralleli e perpendicolari ai venti prevalenti. Questi risultati dipendono anche dalla precisione del modello utilizzato, e dal realismo dei metodi applicati per simulare le turbine eoliche. Saranno necessarie altre nuove osservazioni teoriche e sul campo per la loro validazione finale. L'intermittenza dell'energia eolica su scala quotidiana, mensile e di più lungo periodo, calcolata con queste simulazioni e dedotta da osservazioni meteorologiche, ci pone la necessità di una o più opzioni per garantire l'affidabilità, compresa la "backup generation capacity" di reti di trasmissione di energia a lunghissima distanza e dei siti di stoccaggio energetico, ciascuna con specificità sfide economiche e/o tecnologiche».
Lo studio evidenzia che gli impianti eolici terrestri farebbero aumentare le temperature nei loro dintorni a causa dell'attrito delle pale con l'aria, un po' come fanno gli alberi sulle colline, inoltre ridurrebbero la velocità del vento sottovento e la risalita delle turbolenze calde dalla superficie terrestre verso la bassa atmosfera. Inoltre l'aumento massiccio di pale eoliche a terra potrebbe addirittura ridurre il flusso di aria dalle zone di alta pressione alle zone di bassa pressione, colpendo così anche aree lontane dalle pale eoliche. L'esempio che viene fatto è quello della temperatura su una spiaggia ventosa: quando il vento cala, la spiaggia diventa molto più calda.
Gli stessi Prinn e Wang però ammettono che per l'eolico offshore questi risultati non sono ancora affidabili perché nei loro modelli hanno usato onde artificiali per la produzione dell'attrito di superficie. Ammettono anche che per gli impianti eolici oceanici devono sicuramente essere sviluppate simulazioni migliori per giungere a conclusioni più attendibili.
Comunque, parchi eolici come quelli in preparazione in diversi Paesi potrebbero anche incidere sulle precipitazioni, soprattutto alle medie latitudini dell'emisfero settentrionale, con cambiamenti intorno al 10% alcune zone, ma con impatti globali non molto grandi.
Ron Prinn sottolinea che «Il rapporto non deve essere visto come un argomento contro lo sviluppo dell'energia eolica». Può servire piuttosto come guida per migliorare la ricerca e gli investimenti su questa fonte di energia rinnovabile. Del resto sappiamo bene che nessun pasto è gratis, qualsiasi fonte anche la più pulita, ha una sua imronta ecologica, ed è bene quindi conoscerla nel dettaglio per poterla così migliorare.