[08/04/2010] News
LIVORNO. Lo studio "The Sixth Rhino: a taxonomic re-assessment of the critically endangered northern white rhinoceros" pubblicato su PlosOne afferma che «le due forme di rinoceronte bianco settentrionale e meridionale, hanno avuto storie di conservazione contrastanti. La forma del Nord, una volta abbastanza numerosa, oggi è in pericolo di estinzione, mentre la forma del sud da pochi individui si è ripresa fino a raggiungere una popolazione di qualche migliaio. Poiché la loro ultima valutazione tassonomica risale a più di tre decenni fa, si sono resi disponibili nuovi materiali e tecniche di analisi, rendendo necessario un riesame delle informazioni disponibili e rivalutazione della tassonomia».
La revisione tassonomica di quelle che si credevano sottospecie dello stesso animale geograficamente separate, ha rivelato una clamorosa sorpresa: le analisi morfologiche, anatomiche, dei denti e del cranio e anche quella di tessuti e (soprattutto) dna hanno chiaramente dimostrato che il rinoceronte bianco settentrionale e quello meridionale sono invece due specie diverse, mentre non esiste nessuna differenza distintiva nei loro comportamento ed ecologia.
I ricercatori che hanno realizzato lo studio (Colin P. Groves della Scuola di archeologia e antropologia dell'Australian national university, Prithiviraj Fernando del Centro di conservazione e ricerca di Rajagiriya in Sri Lanka, e Jan Robovský del dipartimento di zoologia della facoltà di scienze dell'università della Boemia del Sud, Repubblica Ceca) spiegano su PlosOne che le differenze si riscontrano già nei crani fossili e che «La divergenza genetica tra le due forme è stata riscontrata per entrambi i genomi nucleari e mitocondriali ed indica una separazione avvenuta oltre un milione di anni fa».
Quindi: «Con la rivalutazione della tassonomia delle due forme si trovano ad essere morfologicamente e geneticamente distinte, garantendo il riconoscimento dei taxa precedentemente designati come sottospecie; Ceratotherium simum simum la forma del sud e Ceratotherium Cottoni simum la forma del nord, rispettivamente come due specie distinte Ceratotherium simum e Ceratotherium Cottoni. Il riconoscimento della forma del nord come una specie distinta ha implicazioni profonde per la sua conservazione».
E' quasi incredibile che nel 2010 si possa non solo "scoprire" un'altra specie di mammifero, e di dimensioni enormi, ma i motivi per festeggiare questa nuova impresa del progresso scientifico sono subito sminuiti dal fatto che la "nuova" specie è entrata subito a far parte di quelle più a rischio di estinzione del pianeta. Infatti, mentre il successo della salvaguardia del rinoceronte bianco del sud è indubbio, il terribile destino a cui sembra destinato il rinoceronte bianco del nord è scioccante.
Il rinoceronte bianco del sud all'inizio del XX secolo era ridotto ad una manciata di individui, mentre quello del nord era sfuggito quasi indenne al bracconaggio su vasta scala degli anni ‘80. Dopo la situazione è precipitata: le popolazioni di rinoceronte bianco del nord sono state decimate ed oggi allo stato selvatico restano meno di 20 esemplari nel parco nazionale di Garamba, nella Repubblica Democratica del Congo, e un numero analogo sopravvive in due giardini zoologici.
I ricercatori, che hanno studiato soprattutto i superstiti negli zoo, dicono sconsolati: «Sono sull'orlo dell'estinzione, la loro sopravvivenza in situ ed ex situ è appesa ad un filo. E' urgente uno sforzo concertato se si vuole evitare la loro estinzione. Lo status tassonomico della forma del Nord è fondamentale per determinare l'importanza della sua conservazione e sarà un fattore determinante per gli sforzi per salvarla».
Il rischio ora è che si perda una specie "nuova" ed unica e insostituibile. Ma i tre ricercatori non hanno perso la speranza: «L'ammirevole successo delle storie di salvaguardia del rinoceronte bianco del sud e del rinoceronte indiano, entrambi riportati indietro dalla soglia dell'estinzione da azioni di conservazione di successo, tuttavia, mantiene la speranza che il bianco del nord possa ancora essere salvato per la posterità. Con meno di 20 individui allo stato selvatico, la popolazione non può subire più bracconaggio. E' molto probabile che qualsiasi causa di aumento della mortalità, del quale il bracconaggio rappresenta la maggiore minaccia, li spingerà più facilmente oltre il confine dell'estinzione. Pertanto, la protezione assoluta da bracconaggio è un must per la conservazione in-situ delle specie. La gestione di grande successo di rinoceronti bianchi in condizioni di semi-cattività e in cattività in Africa meridionale indica l'importanza della conservazione ex situ. A differenza del caso del rinoceronte di Giava, dove non esiste una popolazione in cattività, e del rinoceronte di Sumatra, dove l'allevamento in cattività e stato realizzato solo recentemente, e con solo una singola femmina, la presenza di una sana anche se piccola popolazione in cattività e la loro lunga storia di gestione di successo fa si che la conservazione ex situ del bianco settentrionale abbia molta più probabilità di avere successo».
Ma per la salvaguardia in situ ed ex situ del rinoceronte bianco settentrionale saranno vitali i finanziamenti e i ricercatori concludono: «In un'epoca in cui si versano miliardi di dollari pubblici per salvare le grandi imprese dalla bancarotta e migliaia di miliardi di provenienza discutibile nelle guerre, perché non si può risparmiare una frazione di tutto questo per salvare un megavertebrato unico e carismatico e cominciare ad affrontare il nostro impatto disastroso sul pianeta terra?».