[09/04/2010] News
LIVORNO. Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo e il ministro francese dell'ecologia Jean Louis Borloo hanno firmato oggi a Parigi un protocollo d'intesa sulla sicurezza nucleare. «Il protocollo - spiega una nota del ministero dell'ambiente - istituisce tra i due Paesi un regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di sicurezza nucleare, facilitando la collaborazione tra le due agenzie nazionali competenti in materia di sicurezza nucleare, l'Ispra e L'Asn. Contestualmente alla firma del protocollo, le due agenzie hanno sottoscritto un accordo di collaborazione finalizzato allo scambio di informazioni nelle questioni relative alla scelta dei siti, alla costruzione, la messa in opera e la dismissione di impianti nucleari, il ciclo del combustibile, la gestione dei rifiuti radioattivi, la protezione radiologica nei settori industriale, della ricerca e della salute. Il protocollo promuove inoltre gli scambi di informazione e la collaborazione tra le Amministrazioni regionali e locali di Francia e Italia per l'esercizio delle competenze in materia di protezione dell'ambiente nei siti degli impianti nucleari; la definizione di programmi comuni in ambito europeo e internazionale per la promozione di procedure e "buone pratiche" finalizzate alla definizione di standard condivisi per la gestione in sicurezza degli impianti nucleari, la protezione dell'ambiente e la salvaguardia della salute delle popolazioni».
La Prestigiacomo è molto soddisfatta: «Se il vertice dello scorso anno ha avviato la collaborazione industriale tra Italia e Francia sul nucleare, quello di Parigi apre la strada della collaborazione sulla sicurezza nucleare. Una collaborazione che sarà molto utile e che nel corso degli anni dovremmo estendere anche alle istituzioni universitarie dei nostri Paesi. Nel momento in cui stiamo avviando a definizione il quadro normativo di riferimento, istituzionale e industriale, per il ritorno al nucleare dobbiamo adesso avviare una politica d'informazione verso l'opinione pubblica che consenta a tutti i cittadini di conoscere correttamente la realtà del nucleare».
La cosa strana è che, mentre il nostro ministro bombarda da un paio di giorno le redazioni con comunicati stampa esultanti su questo storico accordo, il sito del Ministère dell'écologie francese non fa per ora cenno alla storica firma. Forse la prudenza è dovuta al fatto che in Francia è in pieno svolgimento il dibattito sull'Epr, cioè sul reattore nucleare che dovremmo comprare noi italiani, e sulle prospettive dell'evoluzione internazionale della filiera dell'energia elettro-nucleare e che i no-nuke, a cominciare da Réseau Sortir du nucléaire ricordano ad ogni piè sospinto che «Non è pensabile, e fortunatamente poco probabile, immaginare dei futuri sviluppo internazionali per l'Epr». Insomma il nostro rinascimento nucleare e l'accordo sottoscritto si baserebbero sull'utilizzo di una tecnologia che sta mostrando tutti i suoi limiti.
«Vista la pericolosità de reattore Epr, è scandaloso pretendere di esportarlo all'estero - dice Sortir du nucléaire - L'Epr non resisterebbe alla caduta di un aereo di linea, il suo sistema di gestione lo espone ad un rischio di inceidente grave e tre Autorità di sicurezza nucleare hanno avanzato delle serie riserve quanto alla sua sicurezza. Tuttavia, nel linguaggio demagogico e ingannevole di Edf, si considera che "la redazione di un comunicato comune delle tre autorità di sicurezza britannica, finlandese e rancese costituisce un punto positivo"»
Non c'è che dire, l'Asn francese avrà molto da spiegare all'Ispra in materia di sicurezza nucleare....
Ma il problema del miracoloso nucleare di ultima generazione che i francesi stanno provando a sbolognarci non è solo la sicurezza: «Su piano economico - spiega Sortir du nucléaire - vendere l'Epr all'estero è una strategia "perdant-perdant". Le battute di arresto e i ritardi sul cantiere finlandese sono tali che la Tvo, il gestore finlandese, reclama 2,4 miliardi di euro di penalità. Infine, il sovra-costo di 2,4 miliardi di euro sarà sopportato dai contribuenti francesi. Per questo, gli sbocchi internazionali dell'Epr sono più che stretti: sull'esempio di Abu Dhabi, è fortemente probabile che numerosi clienti si allontanino da questo reattore caro, pericoloso e non costruibile. Quanto ai rari Paesi che si sono mostrati interessati, come l'Italia, non hanno ancora ad oggi trovato dei siti».
Ma la Prestigiacomo, Scajola e Berlusconi ci stanno lavorando, convinti che il rinascimento nucleare partirà da questo costoso "bidone" francese. Forse la «politica di informazione verso l'opinione pubblica che consenta a tutti i cittadini di conoscere correttamente la realtà del nucleare» promessa dal nostro ministro dell'ambiente dovrebbe partire anche da questi dati di fatto che in Francia «Secondo ogni probabilità, la sola prospettiva internazionale per l'Epr, se la costruzione di un Epr a Penly avrà luogo, sarà la vendita di corrente a basso prezzo alla Gran Bretagna, a spese dei francesi!», come dicono gli ambientalisti di oltralpe.
Sortir du nucléaire «L'Eper è l'elefante bianco dell'industria nucleare, tanto che Areva e Mitsubishi tentano di vendere un reattore da 1000 MW (Atmea). Ma anche la crescita di potenze dei nuovi modelli, che siano francesi o stranieri, non sarà sufficiente a fermare l'inesorabile declino del nucleare a livello mondiale. Nei prossimi 20 anni, la metà del parco nucleare mondiale sarà chiuso e i rari annunci di nuove costruzioni controbilanceranno la tendenza. Anche con investimenti massicci, le capacità industriali limitate e l'esaurimento previsto delle riserve di uranio condannano le prospettive della filiera. Il futuro è nel risparmio energetico e nelle energie rinnovabili. Ma la Francia, del tutto mancante di buonsenso, fa la scelta di bloccare le alternative e di sostenere una filiera pericolosa e moribonda!».
E l'Italia firma protocolli capestro e si accoda felice.