[12/04/2010] News

La difficile strada del clima: due summit Unfccc in piĆ¹ per arrivare a Cancun

LIVORNO. I primi Climate change talks di Bonn dopo la conferenza di Copenhagen si sono chiusi solo stamattina, dopo aver deciso di organizzare due riunioni supplementari oltre a quelle già previste. Le due sessioni negoziali in più, che dimostrano tutte le difficoltà e le complessità che ingombrano la strada verso la Conferenza internazionale sul clima dell'Unfccc che si terrà a Cancun a novembre, si terranno nel secondo semestre del 2010, tra quelle già previste a giugno a Bonn e la Cop 16 di fine 2010 in Messico, e dureranno almeno una settimana ciascuna. Una specie di auto-inflitta maratona negoziale per cercare di far quadrare un accordo che permetta di lottare davvero contro il cambiamento climatico. I luoghi che ospiteranno i due Climate change talks non sono ancora stati decisi. Anche la delegazione statunitense si è detta d'accordo sulla necessità delle due tornate supplementari di negoziati.

L'Accordo di Copenhagen, invece di spianare la strada ai due gruppi di lavoro ad hoc dell'Unfccc, glielo sta complicando e documenti che erano stati faticosamente sfoltiti durante la road map tracciata a Bali si stanno di nuovo riempiendo di richieste, proteste, accuse reciproche che non facilitano certo il futuro dei negoziati.

A Bonn i colloqui si sono protratti fino ad oggi proprio a causa dell'ormai irriducibile differenza r tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo su come trattare i risultati della Conferenza di Copenhagen e su come valutare l'Accordo frutto della mal digerita intesa tra Usa e Basic (Brasile,Sudafrica,India e Cina).

Secondo il dimissionario capo dell'Unfccc, Yvo de Boer, esiste  un «consenso crescente» tra i negoziatori  che le due conferenze supplementari siano necessarie prima del summit di Cancun. «Uno si terrà probabilmente alla fine del mese di agosto a Bonn - ha spiegato de Boer - l' altro probabilmente a settembre. La durata e il luogo della seconda riunione supplementare non sono ancora state decise. Un certo numero di Paesi sta riflettendo sulla possibilità di accogliere o finanziare queste sessioni supplementari. Abbiamo bisogno di decidere ciò che può essere concordato alla fine di quest'anno a Cancún e ciò che può essere rinviato nel tempo».

Intanto, il Gruppo dei Paesi in via di sviluppo (G77 + Cina) insiste perché ogni discussione sul cambiamento climatico si svolga all'interno della convenzione quadro dell'Onu, l'Unfccc, con l'evidente timore che i Paesi ricchi ed emergenti si mettano d'accordo in riunioni riservate e conciliaboli ristretti o segreti.

A Bonn per tutti ha parlato il delegato dello Yemen Abdullah M. Alsaidi: «Il ruolo centrale dell'Unfccc deve essere salvaguardato e rispettato, in altri termini il solo luogo delle discussioni sul cambiamento climatico è il quadro dell'Unfccc». Il delegato yemenita, che è presidente di turno del G77 + Cina, ha anche sottolineato che «Il processo di lavoro deve essere aperto, democratico, diretto dalla Parti, trasparente, inclusivo, legittimo e responsabile e basato sull'applicazione del Piano di azione di Bali». Secondo Alsaidi  «La partecipazione dei Paesi in via di sviluppo dovrà essere sostenuta e il  G77 preferisce la tenuta degli incontri a New York invece che a Ginevra, per assicurare una maggiore partecipazione dei Paesi in via di sviluppo».

Il G77 difende quindi con forza quel Piano di azione approvato nel 2007 che ha istituito il meccanismo dei negoziati "a due vie", che prevede che i negoziati siano condotti dai due gruppi di lavoro ad hoc: quello sugli impegni dei Paesi dell'Annesso I del Protocollo di Kyoto (Awg-Kp) e quello sulla cooperazione a lungo termine ('Awg-Lca). Il Gruppo Awg-Lca ha invitato il suo presidente a preparare, sotto la propria responsabilità, un testo per facilitare la  negoziati tra le parti, in tempo per la sessione di maggio/giugno a Bonn.

Secondo de Boer, nel corso di quest'anno i negoziatori devono affrontare tre categorie di problemi: le questioni che erano in via di completamento a Copenaghen e che possono essere rimesse dall'Onu nell'agenda di Cancun; i problemi sui quali esistono ancora notevoli differenze, «ma sui quali l'Accordo di Copenaghen può offrire un importante orientamento politico», e le questioni sulle quali governi sono ancora molto lontani da un accordo.

«Le Conferenza Onu sui cambiamenti climatici di Cancun dovrà fare ciò che Copenaghen non ha fatto: deve portare a termine un progetto funzionante per rilanciare a livello mondiale l'azione per il clima, in modo trasversale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo - ha detto Yvo de Boer - In particolare, i negoziati quest'anno devono concludersi sugli obiettivi di mitigazione e di azione, su un pacchetto in materia di adattamento, su un meccanismo per le nuove tecnologie, sugli accordi finanziari, su come affrontare la deforestazione, e su un quadro di capacity-building. E' arrivato il momento. Dobbiamo realizzare una guida politica adeguata per il dove e quando intervenire».

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