[13/04/2010] News
LIVORNO. "The Barometer of Life", l'articolo pubblicato da Science di cui parla Pietro Greco in un'altra pagina di Greeenreport, svela un particolare poco conosciuto (e preoccupante), ma anche quanto siano stupide ed esagerate le accuse di "sprecare" denaro pubblico che molti eco-scettici, tra i quali rifulgono alcuni giornali italiani, fanno alla ricerca scientifica.
Attualmente, nella Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione dell'Iucn sono prese in esame circa 48.000 specie, con un costo valutato in 4 milioni di dollari all'anno (il costo di un calciatore di medio livello), questo grazie al fatto che la maggior parte di questo immenso lavoro viene svolto in tutto il mondo da migliaia di volontari che cooperano nella Species survival commission. Eppure il compito di classificazione e valutazione che l'umanità avrebbe davanti è enorme: l'Iucn spiega che «A livello globale, si sono identificate scientificamente solo 1,9 milioni di specie, però si stima che il numero totale dovrebbe essere tra i 10 e i 20 milioni. Mentre la Lista Rossa contiene le valutazioni di tutte le specie di mammiferi, uccelli, anfibi, granchi di acqua dolce, coralli delle barriere coralline, cycas e conífere, la grande maggioranza delle specie del mondo sono poco rappresentate, incluse molte piante, invertebrati, rettili, pesci e funghi».
Questa sottovalutazione dell'estinzione di massa in corso e la mancanza di fondi ed impegni lasciano abbastanza sconcertati gli autori dell'articolo: Simon Stuart, capo della Species survival commission (Ssc) dell'Inucn, Edward O. Wilson, del Museum of comparative zoology dell'università Usa di Cambridge, Jeffrey A. McNeely, senior science advisor dell'Iucn, Russell A. Mittermeier, presidente di Conservation International e a capo del Primate specialist group Iucn Ssc e Jon Paul Rodriguez, del Centro de ecología dell'Instituto venezolano de Investigaciones cientificas.
Stuart spiega che «La nostra conoscenza delle specie e del loro tasso di estinzione è molto povera e questo ha conseguenze negative sul nostro ambiente e sull'economia. Mediante l'ampliamento della Lista Rossa delle specie minacciate, per fare in modo di includere 160.000 specie accuratamente selezionate, avremo un buon barometro per informare le decisioni a livello globale».
Wilson sottolinea che «Più ne sappiamo delle specie indicatrici, più ne sapremo dello status dell'ambiente vivente che ci sostenta tutti. La situazione delle specie minacciate, in particolare, deve essere esaminata attentamente per migliorare la presa di decisioni sulla salvaguardia e sull'implementazione delle o politiche pubbliche».
Secondo Mittermeier «Dobbiamo urgentemente aumentare lo sforzo dedicato a catalogare una selezione più rappresentativa della nostra vasta biodiversità mentre questo è ancora possibile, mentre concentriamo la nostra attenzione su quelle aree con maggior rischio di estinzione. Questa informazione potrebbe anche aiutare i governi e le comunità locali a progettare risposte adeguate al cambiamento climatico e ad altre grandi sfide della salvaguardia»
Per Rodríguez «Una delle sfide principali è quella di rafforzare la capacità scientifica per arrivare a capo delle valutazioni della Lista Rossa in aree ricche di biodiversità. Il mondo in via di sviluppo è quello dove e vive la maggior parte delle specie del mondo, ma le risorse umane disponibili per monitorare questo patrimonio naturale sono rare».
McNeely conclude: «La nostra incapacità di raggiungere la meta del 2010 per arrestare la perdita di biodiversità è deludente. Però lamentarsi non aiuterà quanto aumentare il nostro impegno per preservare quel che rimane della ricchezza della vita sul nostro pianeta. Il barometro della vita fornisce uno strumento efficace per misurare i nostri progressi per salvare la vita sulla terra».