[13/04/2010] News
GROSSETO. L'Italia è uno dei Paesi europei che ha avuto la maggior crescita delle fonti di energia rinnovabile, ma potrebbe andare incontro ad una rovinosa frenata.
A lanciare l'allarme è l'Anie, la federazione dell'industria elettrica ed elettronica aderente a Confindustria, che presenterà domani a Milano uno studio realizzato da Althesys, il centro studi milanese coordinato da Alessandro Marangoni, docente dell'Università Bocconi, che elabora l'Irex, l'indice di Borsa che monitora le società italiane delle energie rinnovabili.
L'analisi di un biennio di attività delle società che operano nell'ambito delle energie rinnovabili condotto da Althesys, ha permesso di dare una dimensione economica del sistema: sono state 389 le operazioni industriali che hanno posto l'Italia tra i primi Paesi europei per la crescita del segmento di energia pulita, con un impegno economico pari a 6,5 miliardi di euro e che hanno portato alla realizzazione di nuovi impianti per un totale di 4.127 MW di potenza installata.
Uno slancio che potrebbe però subire un forte rallentamento per una serie di condizioni al contorno che non fanno ben sperare per il futuro della filiera delle rinnovabili nel nostro paese.
I problemi infatti non mancano e sono su diversi fronti. A partire dalla scadenza degli incentivi sul conto energia a fine 2010 per i quali si prevede che vi saranno delle contrazioni consistenti nel prossimo provvedimento. Ma ancora non è stato presentato il decreto, slittato a dopo il voto delle regionali e di cui non si ha , ad oggi, alcuna certezza su quando sarà la sua pubblicazione.
Imprese ed investitori sono quindi nella totale incertezza sul futuro e ciò rende difficile pianificare attività di medio termine con evidenti ripercussioni anche in termini di filiera industriale.
A questo si affianca la mancanza di linee guida nazionali in merito all'autorizzazione unica per le realizzazioni di impianti di produzione di energia fotovoltaica che si attendono, ormai da sette anni.
Con l'aggravante che l' assenza di un quadro normativo nazionale ha indotto diverse regioni a decidere autonomamente su come impostare lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel loro territorio, e su cui è intervenuta recentemente la Corte costituzionale che ha dichiarato illegittime le norme approvate da Puglia e Calabria, che rendevano più snelle le procedure di autorizzazione.
In particolare in Puglia permettevano di ricorrere alla semplice dichiarazione di inizio attività anche per realizzare impianti sopra 1 Mw, ovvero le soglie previste dalla tabella A, allegata al decreto legislativo 387/2003.
Una sentenza accolta «con rammarico» da Aper, l'associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili, che «avevano confidato - come sottolineava in una nota il presidente Roberto Longo -
nella legittimità della legge e quindi intrapreso ingenti investimenti nel settore».
Una preoccupazione sulle conseguenze della sentenza della Consulta, espressa anche dal presidente di Anie, che dice oggi sul Sole 24ore che «l'industria fotovoltaica ha già pianificato per il solo 2010 oltre 2,5 miliardi di euro di investimenti che porterebbero alla creazione di almeno 3000 nuovi posti di lavoro su tutta la filiera. Investimenti che a causa dei pronunciamenti della Consulta saranno rallentati, se non bloccati».
Ma il problema è da ricercarsi - più che nel pronunciamento da parte della Corte costituzionale - appunto nei ritardi dei provvedimenti legislativi che hanno innescato una situazione normativa a macchia di leopardo e che adesso mette a rischio un settore in piena espansione: elemento non certo trascurabili in una fase di crisi economica quale quella attuale.
Con questi presupposti l'Italia che ruolo potrà avere in Europa? E una delle domande che verranno poste domani alla presentazione del rapporto Althesys assieme a quella che riguarda un ruolo dell'Unione Europea al cospetto dei risultati del gigante asiatico rappresentato dalla Cina che ha superato la Germania sul fronte della produzione eolica, che - secondo i dati del Global Wind Energy Council, l'associazione mondiale dei produttori di energia eolica- finirà per superare anche gli Usa. Ma se questi sono i prodromi, la risposta non sarà difficile intuirla.