[13/04/2010] News
La Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali - Europarc Italia ritiene che un programma di governo regionale debba considerare come prioritarie la tutela del territorio e delle sue risorse naturali, ed assumere un impegno deciso per la valorizzazione delle specifiche qualità ambientali della Regione allo scopo di ricercare soluzioni sostenibili ai problemi dello sviluppo e per affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto.
A questo fine i parchi, e le aree naturali protette in generale, costituiscono una risorsa essenziale e devono dunque essere considerati forti elementi al servizio di moderne politiche di gestione ambientale, economica e sociale. L'esperienza ormai più che trentennale di intervento regionale in materia di parchi ha del resto chiaramente evidenziato il sostanziale contributo fornito dalle Regioni e il ruolo determinante che hanno dato le aree protette regionali nel condurre l'Italia nelle prime posizioni in quanto a territorio protetto e a politiche di sviluppo locale sostenibile in Europa.
I parchi regionali infatti, grazie alle esperienze e alle buone e innovative pratiche che hanno saputo sviluppare, all'impegno professionale dei loro tecnici e a quello degli amministratori, al consenso che hanno generato e alla mobilitazione che sanno alimentare nei giovani e nel volontariato, hanno dimostrato di essere presidi irrinunciabili per la salvaguardia della natura, la migliore promozione della qualità della vita, la difesa del suolo dai rischi di abbandono e degrado e per un duraturo sviluppo basato sull'uso sostenibile delle risorse naturali e sulle identità e culture locali.
Questo ruolo ha però bisogno di essere sostenuto e sviluppato ulteriormente, attraverso politiche di carattere programmatico, concertate tra lo stato centrale, le regioni e il sistema delle autonomie locali, nello spirito e secondo gli indirizzi della legge 394, realizzando una costruttiva collaborazione istituzionale Ciò è tanto più urgente se si considerano le condizioni in cui si apre l'Anno Internazionale della Biodiversità.
A questo scopo Federparchi avanza, ai Presidenti delle Regioni, nel momento in cui si apprestano e formulare i programmi di governo dopo la recente elezione, un insieme di proposte coerenti per promuovere una efficace politica delle Aree Protette. Esse tengono conto innanzitutto del contesto generale caratterizzato da tentativi di ripristinare un superato e antistorico centralismo statale (riassunti dall'ipotesi di soppressione dei Parchi regionali per decreto nazionale) - e dalla sempre più colpevole assenza di una "regia" nazionale su temi delicatissimi quali la Biodiversità e la Rete Ecologica. Al contrario, in questi anni tutta la elaborazione unitaria della Federparchi è stata sempre ispirata ai principi della leale collaborazione tra tutti i livelli istituzionali, ad operare per grandi programmi di sistema connessi a quelli europei e mediterranei, puntando al riconoscimento dell'autonomia degli Enti gestori, della tutela coordinata tra aree terrestri e marine.
La Federparchi indica pertanto come prioritari i seguenti obiettivi:
- l'aggiornamento delle normative regionali - secondo i principi della legge quadro nazionale (394/91) con l'introduzione di elementi propri della conservazione della Biodiversità, la costruzione delle reti ecologiche, l'integrazione con la rete Natura 2000, la previsione di nuove forme di protezione per i paesaggi tipici, i corridoi ecologici e le diverse emergenze ambientali, la valorizzazione della iniziativa locale e provinciale impegnata in forme originali di associazione e di pianificazione di area vasta, investendo, insieme al Ministero dell'Ambiente, risorse e competenze per completare l'iter previsto dalle direttive europee per la gestione della rete Natura 2000 tramite l'approvazione dei piani di gestione, il monitoraggio dei siti e l'ampliamento della rete;
- l'adozione di misure, anche legislative, che assumano tutti i parchi - tanto regionali che nazionali - quali attori riconosciuti dei processi di programmazione dello sviluppo territoriale e coinvolgano le loro le rappresentanze nelle sedi di discussione e confronto sulle scelte programmatiche e progettuali regionali, in particolare attraverso l'istituzione di Tavoli di concertazione Regione-Parchi-Autonomie locali;
- il sostegno alla pianificazione territoriale e socio-economica dei parchi, che assicuri la rapida approvazione dei piani di tutti i parchi, la loro integrazione nella pianificazione generale e la loro efficacia nei confronti della pianificazione paesistica e di quella di settore, esprimendo altresì un forte impegno alla creazione di sedi di concertazione nazionale, allo scopo di definire politiche unitarie in materia di Biodiversità nell'ambito della realizzazione del sistema complessivo delle aree protette;
- la piena applicazione della legge 394, anche nelle parti, come l'articolo 7, che impone attribuzione di priorità ai privati che realizzano iniziative produttive compatibili e agli Enti locali dei parchi nell'assegnazione di finanziamenti per interventi di recupero dei centri storici e dei nuclei rurali, di tutela della qualità dell'acqua, dell'aria e del suolo, di sostegno alle attività agricole e forestali, turistiche e culturali e di produzione di energia da fonti rinnovabili;
- la promozione di efficaci strumenti di partecipazione alla vita dei parchi da parte delle popolazioni e degli attori sociali e il riconoscimento di un adeguato status giuridico per gli amministratori dei parchi, le cui procedure di nomina vanno assolutamente velocizzate, anche rispetto alle intese previste dalla legge quadro.
- l'adeguata dotazione finanziaria, di organico e tecnico-strumentale dei parchi, che ne permettano il buon funzionamento e l'esercizio di un ruolo competente e autonomo;
- il sostegno alla ricerca scientifica orientata ai parchi, specialmente in campo naturalistico, quale strumento indispensabile per l'adozione dei più efficaci provvedimenti amministrativi e di gestione;
- l'introduzione di Programmi regionali pluriennali delle Aree protette quali strumenti di coordinamento intersettoriali delle politiche elaborate con la partecipazione degli attori sociali;
- l'adozione di strumenti di coordinamento tra le Regioni e specialmente tra le Regioni contermini, allo scopo di favorire la loro collaborazione, anche per un più efficace rapporto con lo Stato, un migliore raccordo tra gli Enti gestori e l'avvio di una graduale assimilazione delle
tipologie di parco e delle pratiche gestionali, risolvendo, nel contempo, le problematiche relative al reperimento di finanziamenti adeguati a garantire un flusso minimo vitale per gli enti di gestione delle arre protette, sia terrestri che marine;
- una azione diretta per l'adozione di Accordi di programma funzionali al rilancio dei progetti di area vasta incentrati sulla funzione delle Aree Protette, quali APE per l'Appennino e gli analoghi per le Coste, per le Alpi, per il Bacino del Po e per le Isole minori, in un quadro di piena attuazione delle politiche di sistema e dell'avvio della seconda fase attuativa del programma della Conferenza delle regioni e delle province autonome del 20 aprile 2007, e procedendo quindi coerentemente nella spesa dei fondi comunitari 2007/213, con la massima partecipazione delle aree protette, al fine di sviluppare al meglio una puntuale strategia per la Rete ecologica nazionale.