[13/04/2010] News
LIVORNO. Il presidente francese Sarkozy e il presidente del Consiglio italiano Berlusconi avevano appena firmato l'accordo sul nucleare civile che Réseau "Sortir du nucléaire" lo bollava come antidemocratico e «in opposizione totale alla volontà dei loro rispettivi popoli». Secondo gli antinuclearisti francesi «Il popolo italiano ha fatto democraticamente la scelta di uscire dal nucleare con un referendum, nel 1987. L'Italia, dove l'ultimo reattore è stato chiuso nel 1990, ha da allora osservato una moratoria sulla costruzione di nuove centrali. Il passaggio forzato di Berlusconi è sfortunatamente un classico, dal momento che si tratta degli interessi dell'industria nucleare. Ricordiamo che i cittadini francesi, quanto a loro, non sono mai stati consultati per via elettorale rispetto al nucleare».
"Sortir du nucléaire" sottolinea che l'accordo tra Sarkozy e Berlusconi riguarda soprattutto la costruzione di 4 reattori Epr, ma «E' dubbio che un giorno questi reattori saranno costruiti: ancora quello in corso d'opera in Finlandia, il primo Epr, accusa già più di 3 anni di ritardi e 3 miliardi di euro di sovra-costi, a carico dei contribuenti francesi».
Inoltre dalla patria del nucleare "civile" viene un monito agli entusiasti trombettieri del rinascimento nucleare italiano: «Il nucleare non è economicamente competitivo. Il prezzo del kilowattora nucleare è deliberatamente minimizzato per assicurare la sopravvivenza di un'industria energetica obsoleta. Mentre Edf fa un prezzo attualmente del MWh atomico a 36 euro, l'industria ha aumentato le sue stime a 40 i€/MWh ... Semplicemente perché la legge Nome (Nouvelle Organisation du Marché de l'Electricité) la obbliga a cedere una parte della produzione di elettricità a prezzi di costo ai suoi concorrenti».
Il 25 marzo, l'International energy agency (Iea) e l'Agenzia nucleare dell'Ocse hanno pubblicato un rapporto che secondo "Sortir du nucléaire" seppellisce l'Epr perché rivela che sono stati sottostimati ampiamente alcuni costi mentre altri restano tutti da definire, per questo «L'elettricità prodotta dall'Epr potrebbe essere ben più cara del previsto». Già nell'ottobre 2009 il quotidiano economico francese Les Echos spiegava che «L'esplosione dei costi dell'Epr potrebbe far passare i prezzi di produzione dell'elettricità a 55 €/MWh», mentre il rapporto "Costs of Generating Electricity" dell'Iea prevede una forchetta dei prezzi di produzione che potrebbe portarli ancora più in alto: da 42 a 69 €/MWh. I costi sono però calcolati su una durata di gestione delle centrali nucleari di 60 anni, che è tanto ipotetica quanto pericolosa, visto che nessun reattore nucleare è mai arrivato a questa età avanzata e che impianti "trentenni" come Fessenheim e Tricastin mostrano già forti segni di affaticamento e invecchiamento.
"Sortir du nucléaire" ci mette in guardia anche per quel che riguarda i posti di lavoro: «A investimenti uguali, i risparmi energetici e le energie rinnovabili creano 15 volte di più posti di lavoro del nucleare! Per affrontare la crisi economica altrettanto bene che gli impegni ecologici, la sola politica energetica pertinente dovrà fondarsi sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sulla gestione dei consumi elettrici. Il nucleare impedisce la messa in campo di una tale politica. E' quindi urgente che i dirigenti francesi ed italiani rinuncino a questa tecnologia pericolosa, inefficace e troppo costosa».