[14/04/2010] News

Le frane del Sud Italia hanno un padre tecnico e una madre politica

Adesso che è passata la stagione delle piogge si può e si deve parlare con la mente più serena di ciò che è successo in Sicilia ed in Calabria durante l'autunno e l'inverno appena trascorsi. Assistere a rimpalli di responsabilità e vedere usare le frane che spazzavano via interi paesi come strumento per contrasti politici, ha creato non pochi imbarazzi . Non è facile stare ad indicare i colpevoli e fare analisi saccenti mentre le TV inquadrano tanta povera gente che non ha più una casa ed i loro figli che continuano a guardare con gli occhi sgranati e sperduti verso le telecamere. Ma ora non si può tacere; adesso che non siamo in estrema emergenza e la gente comincia ad avere alloggi anche se precari, bisogna con lucidità esaminare cosa è avvenuto e cosa bisogna esigere che venga fatto.
Intanto sembra che improvvisamente tutto il territorio del sud-Italia si stia ribellando ai decenni di abusi edilizi e di stravolgimenti inconsulti che ha subito dagli amministratori che si sono succeduti negli anni ed abbia deciso di reagire venendo giù tutto insieme e smottando ad ogni piccola pioggia. In un periodo di fobia da complottismo si potrebbe pensare ad una congiura del territorio, ma ovviamente non è così. E non si può neppure dire che c'è appena stata una stagione delle grandi piogge quale mai vista prima. Allora bisogna capire cosa sta avvenendo e perché, visto che è proprio il comportamento umano che provoca tutto ciò. E' vero che la stagione scorsa c'è stata una piovosità superiore alla media ma è chiaro che qualcos'altro legato alla struttura dei terreni abbia determinato gli smottamenti e le frane. Dobbiamo allora andare ad esaminare i nostri processi produttivi ed il sistema integrato di gestione dei rifiuti.
Per anni purtroppo si sono sottovalutate le proprietà fisiche, chimico-fisiche e biologiche della sostanza organica nel terreno, l'humus, con effetti che rischiano di diventare devastanti. L'uomo cioè sottrae ai terreni gran parte delle sostanze organiche che gli equilibri naturali e la fisiologia della vegetazione le hanno fornito e non le restituisce in tempo reale. Basti vedere come al Sud lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani preveda quasi sempre grandi vasche di raccolta senza differenziazione; e si era anche pensato di incenerire i rifiuti! Bisogna invece restituire immediatamente la sostanza organica ai terreni, attraverso il compostaggio, perché l'humus trattiene l'acqua rilasciandola nei momenti di siccità, trattiene le particelle di terreno impedendone l'erosione, trattiene anche i principi nutritivi impedendone il dilavamento e permette il proliferare dei microrganismi che assicurano poi l'equilibrio biologico nell'habitat ipogeo. Quindi la sostanza organica rappresenta la struttura e la consistenza dei terreni che -senza- vanno verso un dilavamento maggiore con le piogge e verso la desertificazione. Questo rappresenta l'elemento tecnico.

Ma c'è anche un aspetto squisitamente politico. E nasce da una testimonianza storica, affidata ormai agli atti processuali istruiti da Giovanni Falcone. Quando nel 1984 Tommaso Buscetta iniziò a parlare disse chiaro di avere appena incontrato a Roma un capofamiglia di Palermo, il suo capofamiglia, il quale gli suggeriva di rientrare presto nella sua città perché si stava preparando un grosso affare, il recupero del Centro Storico, gestito secondo la logica messa a punto negli anni '50 da Vito Ciancimino. Si trattava semplicemente di non intervenire mai subito nel recuperare qualsiasi opera danneggiata, ma bisognava lasciarla andare in malora e poi ordire una grande campagna stampa che ne denunziasse l'abbandono e l'urgenza di intervento. In questo modo, secondo Ciancimino, si sarebbe messo in movimento molto più denaro pubblico rispetto agli interventi solerti, ed inoltre si sarebbero gestiti gli appalti delle opere sotto la somma urgenza che avrebbe permesso di evitare bandi formali e controlli eccessivi per andare a rapidi affidamenti diretti dove possibile.

Questa come si vede è una logica ormai consolidata in chi ci governa e si può intravedere sia nelle frane che fanno scendere a valle,dopo decenni, terreni non più coltivati ma abbandonati al loro impoverimento strutturale, e sia nella stessa gestione del Centro Storico terremotato de l'Aquila. Anche qui l'obiettivo è solo la lievitazione dei fondi pubblici necessari: basta transennare tutta la parte storica diroccata senza recuperare neppure i materiali e attendere. Si interverrà solo quando sarà in malora e però l'urgenza orchestrata mediaticamente permetterà la distribuzione allegra di ricchi appalti. Solo che questa volta la popolazione se ne è accorta ed ha reagito; e così speriamo possa continuare ad  avvenire con il nostro intervento. Bisogna rientrare in contatto con la gente ed impedire questi sprechi sostenuti dalla dittatura mediatica.

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