[14/04/2010] News
LIVORNO. Il Mediterraneo e il Mar Nero subiscono gli effetti di un vasto degrado ambientale, diverse attività che non rispondono ai criteri di sostenibilità, con forti ripercussioni sull'economia e il benessere della popolazione costiera. Di tutto questo si è discusso nel convegno che si conclude oggi a Venezia per l'avvio del progetto Pegaso (People for ecosystem based governance in assessing sustainable development of ocean and coast) al quale dal 12 aprile hanno partecipato un centinaio di studiosi, ricercatori, addetti ai lavori.
«Il convegno - spiega l'università Ca Foscari che lo ha ospitato - riguarda la gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo e Mar Nero che con la loro eccessiva urbanizzazione, il forte tasso di inquinamento specialmente in alcune aree, la perdita della biodiversità, i conflitti d'uso delle aree costiere di terra, la perdita di accesso alle risorse da parte delle popolazioni costiere, richiedono azioni decisive per invertire il trend negativo. Nel gennaio 2008, 14 paesi del Mediterraneo, con l'aggiunta di Slovenia e Francia nel 2009, hanno firmato un protocollo che sanciva un basilare principio: l'importanza delle aree costiere quale patrimonio comune naturale e culturale da proteggere e preservare per il bene delle generazioni presenti e future. Al momento i paesi del Mar Nero stanno pensando alla possibilità di adottare un simile strumento normativo».
Pegaso ha ricevuto finanziamenti per 6,99 milioni di euro in riferimento al tema "Ambiente" del Settimo programma quadro (7° PQ) ed è nato per preparare il campo e supportare gli sviluppi futuri del Protocollo sul Mediterraneo ed ha l'obiettivo di aiutare i Paesi firmatari ad implementare il Protocollo e quindi, a migliorare la gestione delle aree costiere collegandola a livello nazionale, locale, regionale con la ricerca e la governance. Ad oggi Pegaso conta 25 partner: 15 end-users (utenti finali del progetto, ad esempio i Ministeri dell'Ambiente, le agenzie regionali, ma anche i rappresentanti delle attività economiche), 8 membri del Panel Strategico del Mar Nero e rappresentanti dei 12 progetti pilota.
Secondo l'università veneziana «Lo scopo è quello di coinvolgere una gran varietà di soggetti per lavorare insieme all'integrazione in vista di un futuro migliore per le nostre coste e i nostri mari. A questo fine, l'accesso ai dati e alle informazioni è essenziale, cosicché Pegaso cercherà di produrre informazioni aggiornate sulle aree costiere e fornire allo stesso tempo strumenti per il loro trasferimento ai vari paesi il cui feed-back servirà a propria volta alla ricerca scientifica. Quindi gestione delle informazioni, ricerca scientifica, partecipazione attiva dei soggetti coinvolti, strumenti e metodi interattivi, applicazioni pilota, questi sono gli ingredienti principali del progetto».
Nel corso dei prossimi quattro anni, più di 60 scienziati di 15 Paesi collaboreranno per migliorare la gestione costiera del Mediterraneo. Per la prima volta nell'ambito di un'unica agenda di ricerca, un progetto finanziato dall'Ue effettuerà uno studio completo che coinvolgerà mare, coste ed ecosistemi marini, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla futura gestione e alla prosperità del bacino mediterraneo ormai degradato. L'Universitat Autònoma de Barcelona che coordina il progetto sottolinea che «Pegaso metterà in relazione scienza e processi decisionali associati alla modalità di gestione delle coste del Mediterraneo a livello regionale, nazionale e locale. Una parte significativa del progetto prevederà la creazione di un atlante del mare Mediterraneo: si tratterà di una piattaforma di dati standardizzata e condivisa basata su una riorganizzazione chiara e di immediata comprensione dei dati scientifici disponibili».
I ricercatori realizzeranno test preliminari dei risultati del progetto in alcune aree del Mediterraneo e del Mar Neo che necessitano di iniziative urgenti di salvaguardia: L'Area dell'Adriatico settentrionale dove sorge Venezia, vulnerabile al cambiamento climatico per l'innalzamento del livello del mare; Le isole greche, per la pressione turistica, la gestione della pesca, l'acquacoltura ed i problemi prodotti dal traffico marittimo, dalla logistica e dalla gestione dei rifiuti; La costa del Marocco, per la perdita di biodiversità, la pressione turistica e l'intensa urbanizzazione; La costa settentrionale del Libano, per la perdita di qualità delle acque, la gestione del territorio e la diminuzione della pesca; La foce del fiume Rodano, nella Camargue francese, per l'urbanizzazione intensiva, la perdita di biodiversità e la pressione turistica; Una Zona umida della Georgia, "santuario" dei mammiferi marini, dove la biodiversità è minacciata dalla costruzione di un oleodotto e di una raffineria di petrolio; La baia di Sebastopoli, per la cattiva qualità dell'acqua e la perdita di biodiversità; Il Delta del Danubio, per i problemi della sua biodiversità e per la scarsa qualità delle acque; Il Delta del Nilo, per problemi come l'erosione delle coste e la perdita di qualità delle acque ed anche per gli impatti locali dell'acquacoltura; L'area protetta di Dalyan, in Turchia, una riserva per le tartarughe marine, che subisce diverse minacce ambientali..
Secondo Françoise Bretone, direttrice dell'European topic centre on land use and spatial information dell'università di Barcellona, «La diffusione di questo progetto al pubblico, non unicamente nel contesto dei paesi che partecipano al progetto, è particolarmente importante per garantire una buona gestione delle aree costiere» e Zeljka Skaricic, del Programma Onu per l'ambiente (Unep) spiega che «Pegaso è un progetto aperto a coloro che amano la costa e alle persone che offrono il loro impegno per l'ambiente. Nasce per condividere conoscenze ed esperienze e mira a diventare, da un semplice progetto, uno stile di vita».