[15/04/2010] News

Dal 2011 australiani e sudafricani faranno miniere di uranio in Tanzania, nelle terre dei masai

LIVORNO. Il governo della Tanzania sta lavorando per iniziare dal prossimo anno con lo sfruttamento di una miniera di uranio. Esulta la stampa della capitale Dodoma e di Dar es Salaam il principale centro economico del Paese, convinta si tratti di «una misura che permetterà di diversificare il settore minerario del Paese, eccessivamente dipendente dall'oro». La Tanzania fino al 2009 era il terzo più importante produttore d'oro dell'Africa, dopo il Ghana e il Sudafrica, ma è stato superato da un altro poverissimo Paese, il Mali.

Una commissione governativa istituita nel 2009 ha terminato il suo lavoro di definizione di un nuovo quadro giuridico per lo sfruttamento dell'uranio scoperto nel centro e nel sud della parte continentale della Tanzania.

Una nota del ministero dell'energia e delle risorse minerali assicura che «Una legge sull'estrazione di uranio dovrebbe essere adottata quest'anno e gli investitori internazionali hanno testimoniato al ministro tanzaniano dell'energia e delle risorse un grande interesse per lo sviluppo di progetti in questo settore, che potrebbero cominciare entro la metà del 2011».

Nel dicembre scorso il ministro dell'energia della Tanzania, William Ngeleja, aveva annunciato che i geologi avevano individuato giacimenti di uranio in 20 siti della Tanzania. La prima miniera d'uranio ad essere aperta dovrebbe essere in un'area vicino al fiume Mkuju, nella regione di Tuvuma, altre dovrebbero entrare presto in attività nei distretti di Manyoni e di Bahi nel centro del Paese.

Sarà difficile che un Paese poverissimo, vasto, con un'amministrazione  locale debole ed una tradizione "socialista" sia in grado di governare e contenere l'inquinamento di un assalto al territorio a cielo aperto portato da grandi compagnie minerarie sullo stile di quello già attuato in Paesi come il Niger o il Gabon.

Quello che è certo è che le compagnie minerarie sudafricane ed australiane che hanno ottenuto le concessioni per la ricerca dell'uranio stanno già riscaldando le ruspe in attesa dell'approvazione della nuova legge.

La furia del governo di Dodoma è abbastanza sospetta e arriva a poco più di un mese dall'annuncio della Mantra Resources Limited di aver terminato lo studio di pre-fattibilità per la società Nyota Prospect, che detiene le quote del Mkuju River Project, che ha confermato la fattibilità tecnica ed economica del progetto e la possibilità di forti margini di guadagno. La Mantra Resources è una compagnia mineraria sudafricana che ha già avuto il via libera per aprire una miniera di uranio dopo aver soddisfatto tutte le condizioni ambientali poste dal National Environment Management Council della Tanzania, anche se lo studio di fattibilità definitivo non è stato ancora presentato. Le prospezioni si sono concluse nel dicembre 2009, ma già nel luglio 2009 il ministro Ngeleja aveva assicurato in Parlamento: «Ci aspettiamo che la Mantra Tanzania Limited inizi l'estrazione dell'uranio entro il 2012». Il 17 giugno 2009, la Mantra Resources eveva annunciato di detenere l'intero Nyota Prospect, che fa parte del Mkuju River Project che interessa con le sue prospezioni un'area vastissima: 3.350 km2.

Il 27 Ottobre 2009, anche la compagnia mineraria australiana Uranex NL aveva annunciato l'inizio della fase finale dello studio di pre-fattibilità per il Manyoni Uranium Project nella Tanzania centrale, poi aveva eseguito con successo altre prospezioni. Anche per la Uranex c'è già il via libera ambientale del governo di Dodoma e il sempre volenteroso Ngeleja  ha detto ai parlamentari: «Ci spettiamo che la Uranex Tanzania Limited inizi la produzione di minerale di uranio nel 2011». Il Manyoni Uranium Project è enorme: copre una superficie totale di 4.700 km2, in un'area abitata da tribù di pastori Masai che capiscono solo lo swahili e che hanno già avuto molte difficoltà a rapportarsi con i tecnici occidentali della EnviroWorks Consulting che hanno realizzato lo studio di fattibilità. E' così vasto da essere stato frazionato in 5 aree di progetto che costituiscono il nucleo del deposito di uranio.

Addirittura nell'ottobre 2008 il  Chief executive officer  di Uranex NL, John Wilfred Cottle, assicura va in un'intervista al quotidiano finanziario Usa Blomberg: «Uranex NL può avviare le operazioni minerarie nella regione centrale di Bahi della Tanzania entro due anni. Gli studi condotti a Manyoni, ad 80 km ad ovest della capitale, Dodoma, nella regione di Bahi dimostrano risorse stimate estimate in 6.900 tonnellate di ossido di uranio. Questi depositi sono molto superficiali e ci aspettiamo che il processo sia a basso costo e relativamente semplice. Ci aspettiamo di iniziare la produzione in questa regione nel 2010».

Il governo tanzaniano parla di riserve totali confermate per almeno 26 milioni di tonnellate di ossido di uranio in due siti delle regioni del centro e del sud, ma non è finita: la Tanzania uno dei Paesi più arretrati tecnologicamente del pianeta, spera di sfruttare il suo uranio per aprire una centrale nucleare per produrre energia elettrica per il mercato nazionale e dei Paesi vicini, pensando così di risolvere anche la carenza di energia causata dalle sue centrali idroelettriche che stanno subendo i colpi della siccità e dei cambiamenti climatici. Eppure in Tanzania non mancherebbero certo sole e vento, ma anche forti correnti marine, per uno sviluppo delle energie rinnovabili molto più adatto ad un paese ancora in gran parte rurale, povero e con un tasso di sviluppo tecnologico bassissimo.

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